Né Ponte né Alta velocità, cosa c’è per la Sicilia nel Recovery Plan

Di Redazione / 13 Gennaio 2021

PALERMO – Ora si chiama “Next Generation Italia”, ma non è solo un cambio formale. Da 222 a 310 miliardi di euro e fondi come leva per gli investimenti privati, con un impatto previsto sul Pil dell’Italia di 0,5 punti quest’anno, 0,7 nel 2022, 1,5 punti nel 2023, 1,8 nel 2024, 2,5 punti nel 2025 e 3 punti nel 2026. Riforme della giustizia, del fisco, del turismo, della scuola, della concorrenza, del digitale e dell’innovazione produttiva, del settore delle rinnovabili e delle concessioni, e del settore idrico. Crescita affidata agli assi strategici “Digitale e innovazione”, “Transizione ecologica” e “Inclusione sociale” con al centro parità di genere, giovani, Sud e riequilibrio territoriale.

Il governo, sulla base delle linee guida europee per l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza, presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa. Ciò dovrebbe garantire continuità all’iter malgrado la crisi politica.

Rispetto alla penultima versione, che già era migliorata, quella del “Recovery Plan” da 179 pagine approvata ieri sera in Cdm ha positivamente risentito della lunga esperienza da eurodeputato del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che – coadiuvato dai colleghi Vincenzo Amendola e Giuseppe Provenzano (anche loro del Pd) e dalle strutture tecniche di missione principalmente dei ministeri Affari europei, Infrastrutture, Sud e dell’Agenzia per la coesione territoriale – ha riscritto il Piano nazionale di Ripresa e resilienza secondo i canoni cari all’Ue e in più, essendo stato nella commissione per i Problemi economici dell’Europarlamento, ha anche saputo intrecciare le risorse di “Next Generation EU”, di “React-EU” e del Fsc con i programmi nazionali di investimento, con la Nadef e con la legge di Bilancio riguardo alle misure in comune, portando il plafond a 310 mld.

Ne è venuto fuori un piano davvero organico, ma con differenti tipi di svolgimento: la visione ideologica iniziale, cara al M5S, vede il ridimensionamento delle risorse assegnate al digitale (il 20%) e alla svolta green (il 37%) e un aumento di fondi per infrastrutture (33,14 mld), cultura e turismo (8,30), istruzione e ricerca (34,4 più 7 per ristrutturazione e costruzione di scuole) e sanità (20,73); poi sono sparite voci presenti nella prima versione (forse perchè potevano dare adito ai renziani di “sospetta ricerca di consenso” nelle aree tematiche di riferimento politico di Pd e M5S), come le 11mila assunzioni nella giustizia o singoli progetti sui fronti del digitale, del green, della scuola e della cultura, mentre vengono aggiunti specifici progetti (e anche soldi) per dimostrare tangibilmente l’accoglimento delle richieste di Italia Viva.

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Nel dettaglio per la nostra Isola, quanto alle infrastrutture (che saranno realizzate con i criteri del decreto Semplificazioni) il quadro mantiene, sul versante della mobilità, l’isolamento della Sicilia dal resto del Paese. L’attenzione si concentra su Bari e Taranto che si connettono all’Alta Velocità ferroviaria via Salerno e Napoli, con Taranto che, oltre all’hub logistico portuale cinese, beneficerà dell’idrogeno per la decarbonizzazione dell’ex Ilva; mentre andando più a Sud si cita solo la risibile “massima velocizzazione” della ferrovia Salerno-Reggio Calabria. All’Isola, come asse prioritario va solo la velocizzazione della Palermo-Catania-Messina, con l’unica tratta in esecuzione da Bicocca a Catenanuova e le altre da progettare.

Però il piano complessivo aggiunge tante piccole voci che, anche se le cifre non sono indicate, valgono molto: l’adeguamento della ferrovia Circumetnea, l’elettrificazione del nodo di Catania, l’inserimento nel piano Stazioni al Sud, fondi Fsc per la rete ferroviaria regionale e per i nodi di Palermo e Catania, il collegamento con l’aeroporto di Trapani Birgi e quello col porto di Augusta; il trasporto rapido di massa a Palermo.

Riguardo ai porti, mentre i traffici merci internazionali e il “gigantismo” delle navi cinesi saranno concentrati su Genova, Trieste e il Nord in generale, gli scali del Sud saranno dedicati ai traffici “intramediterranei” e al turismo. Si prevede la valorizzazione delle Zes, l’elettrificazione delle banchine, “infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici” nei porti di Palermo e Catania (inclusi gli ottimi progetti esecutivi del presidente di Palermo, Pasqualino Monti, come i 78 mln per il consolidamento dei moli S. Lucia, Vittorio Veneto e Piave, della diga dell’Acquasanta e del porticciolo dell’Arenella) e l’aumento della capacità portuale di Trapani con 67 mln per il dragaggio (pure questo progetto esecutivo di Monti), e l’efficienza energetica dei porti dello Stretto di Messina.

Quanto al resto, Sud e Sicilia potrebbero inserirsi trasversalmente in tutti gli altri programmi: la digitalizzazione della P.a. con la creazione di Poli strategici nazionali e le infrastrutture del Sistema operativo Paese; la semplificazione e il lavoro agile nella P.a. con i Poli territoriali; 3,5 mld per la riforma della giustizia, in particolare dei processi civile e penale e dell’ordinamento giudiziario; 40 edifici pubblici da riqualificare e la costruzione delle cittadelle giudiziarie; 180 mln in infrastrutture digitali per le filiere agroalimentari al Sud; 750 mln per l’industria dei microprocessori e della microelettronica; il sostegno della produzione di energia da fotovoltaico di nuova generazione per passare da 200MW l’anno a 2GW entro il 2025; l’installazione di sistemi di accumulo di energia; l’incentivo all’acquisto di 6 mln di veicoli elettrici entro il 2030, di cui 4 mln elettrici e 2 mln plug-in ibridi, più le stazioni di ricarica e l’innovazione di 22mila distributori di carburante; la costruzione di 5-10 Hydrogen Valley in siti industriali dismessi per produrre idrogeno dalle rinnovabili; costruzione di 40 stazioni di rifornimento di idrogeno per camion; realizzazione di mille km di piste ciclabili e di 1.626 km di piste ciclabili turistiche; bando per 40 Comuni sopra i 50mila abitanti per integrare piste ciclabili, scuolabus e sharing mobility; 30 contratti di sviluppo per la filiera dell’industria degli autobus a basso impatto; acquisto di 5.129 bus a basso impatto entro il 2026; acquisto di 59 treni elettrici e 21 a idrogeno entro il 2026 per le linee regionali; acquisto di 12 traghetti e di 10 aliscafi a Gnl, elettrici o a idrogeno; il potenziamento dei consorzi di bonifica al Sud e l’ammodernamento di 45 reti idriche di distribuzione. Infine, si prevede l’estensione del Superbonus 110% al 31 dicembre del 2022.

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Tag: alta velocità ponte sullo stretto recovery fund recovery plan