MILANO, 14 MAG – La guerra in Ucraina penalizza i grandi gruppi del lusso. Le capitalizzazioni delle multinazionali si assottigliano, come nemmeno era accaduto con il Covid, coi titoli che mostrano un andamento in calo, che sembra proseguire. Un esempio per tutti la francese Lvmh, che ha chiuso la settimana in Borsa a Parigi sui livelli di aprile 2021, a 581,3 euro (+2,8%), dopo un primo picco negativo a 550 euro l’8 marzo scorso e un ulteriore ribasso a 542,6 il 9 maggio. Certamente meglio dei 287,9 euro del 18 marzo 2020, ma molto peggio del massimo storico a 758 euro del 5 gennaio scorso, l’apice di una progressione costante nel precedente anno e mezzo. La capitalizzazione si è ridotta a 293,4 miliardi a fronte dei 328,6 miliardi del giugno 2021. Per Kering la pandemia era stata una breve parentesi, che l’aveva portata a un minimo a 357,6 euro il 18 marzo 2020, per crescere poi fino al massimo di 792,1 euro del 12 agosto 2021 e mantenersi al 5 gennaio 2022 a 740,8 euro. Con il conflitto in Ucraina ora ha terminato la settimana a 460,1 euro (+2,4%). La capitalizzazione è a 57,3 miliardi di euro, quasi metà dei 91,9 miliardi del giugno scorso e ben al di sotto dei 68 del gennaio 2021, nonostante ricavi nel primo trimestre 2022 a 4,9 miliardi (+27,4%). Richemont ha chiuso la settimana a 106,5 franchi (102,2 euro, +1,3%) e se nel 2020 aveva patito l’effetto pandemia, arrivando fino a 49,4 franchi, il 7 dicembre 2021 era balzata a 144,7. La capitalizzazione della holding di Ginevra dell’alta orologeria e gioielleria, con marchi come Cartier, ora è di 61,1 miliardi di franchi (58,6 euro), a confronto dei 65,1 miliardi di franchi del giugno scorso.