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Lo Stato italiano boccia il Ponte sullo Stretto, ma completa in Romania il suo “gemello”

Di Michele Guccione |

PALERMO – Lo Stato italiano, con pretesti, sciocchezze, alibi ridicoli e frasi infelici di ministri – in pratica arrampicandosi sugli specchi – , blocca in casa propria il completamento del corridoio europeo Helsinki-Palermo negando la costruzione dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, però mette i propri “gioielli” ingegneristici e tecnologici a disposizione della concorrenza industriale estera completando, con un progetto perfettamente speculare a quello di Messina, il corridoio paneuropeo 4 che collega la mega area produttiva di Ungheria, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e Germania, a Sud con gli hub logistici di Bulgaria, Turchia e Grecia e, a Settentrione, lungo il Danubio con i porti del Mare del Nord. E lo Stato italiano sta costruendo proprio lo snodo centrale del corridoio 4, cioè il ponte di Brăila, sul Danubio, in Romania, che, fra l’altro, è anche il perno su cui ruota la Belt&Road Initiative, la Via della Seta terrestre fra Cina e Nord Europa.

La costruzione del “gemello minore” del Ponte sullo Stretto di Messina è cominciata nel 2020 e l’appalto prevede la consegna nel 2023. Ma il cantiere del Ponte, riferiscono i tecnici in loco, è già al 70% di avanzamento. L’asse è più corto di un km rispetto al “nostro”, ma l’appalto prevede anche 23 km di autostrada connessi alle due estremità del ponte. Dunque, è ragionevole pensare che, cominciando adesso, a Messina il Ponte si potrebbe finire nel 2026 (quindi potrebbe rientrare nel “Pnrr”). Perchè impegnate nel cantiere in Romania (con la nipponica IHI Infrastructure Systems) sono Fincantieri e Astaldi (oggi gruppo WeBuild), partecipate dallo Stato italiano che hanno completato in meno di due anni il Ponte Morandi di Genova.

Il cantiere procede speditamente perchè è arricchito da soluzioni ingegneristiche all’avanguardia di varie società italiane. Il Ponte, lungo quasi 2 km, vanterà la terza campata unica sospesa più lunga d’Europa. Si sta costruendo la prima delle due torri e Fincantieri, nel vicino cantiere di Brăila della controllata Vard, sta assemblando i moduli in acciaio che saranno montati a formare la campata, elevata di quasi 40 metri sul livello di massima piena del Danubio per consentire il traffico fluviale. A proposito, per quanti sostengono che l’Europa non finanzierebbe il Ponte di Messina: il Ponte di Brăila gode di un cospicuo cofinanziamento dell’Ue.

Dal punto di vista logistico, l’importanza della Romania è determinata dal fatto che il paese è attraversato dal corridoio pan-europeo numero 4 che connette i paesi dell’Europa occidentale e centrale fra cui Ungheria, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca, Germania con il sud, Bulgaria, Turchia e Grecia. Dalla Romania passa anche il corridoio ferroviario paneuropeo numero 9 che collegail Sud Europa, in particolare Grecia e Bulgaria, con il nord Ucraina, Russia, Finlandia, Bielorussia. Infine, attraverso il Danubio, la Romania ha una via d’acqua aperta con 13 importanti paesi Europei e una alla regione transcaucasica, grazie ai porti sul Mar Nero.  

Anche il Ponte di Messina fa parte di uno dei corridoi europei più importanti da Helsinki a Palermo percorrendo un’unica, lunga via che passa per Svezia, Danimarca, Germania e Italia. Già ma l’Italia contribuisce a terminare le vie commerciali degli altri Paesi aeuropei e si dà la zappa sui piedi “azzoppando” il Ponte sullo Stretto

Insomma, la storia è sempre la stessa: mentre ovunque si costruiscono opere pubbliche (vedi anche il tunnel tra Germania e Danimarca) per lo sviluppo dei territori, per la crescita economica, per favorire gli scambi commerciali, per trasporti più rapidi, il Sud dell’Italia viene invece tagliato fuori, lasciato senza infrastrutture, senza Alta velocità e senza Ponte.  

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