LA CRISI ENERGETICA
L’intesa con l’Algeria, i giacimenti Argo e Cassiopea e il rigassificatore di Porto Empedocle: passa dalla Sicilia la via per liberarsi del gas russo
Mario Draghi vola ad Algeri con i ministri e l’ad dell’Eni Claudio Descalzi per chiudere il primo di una serie di accordi che consentirà di sostituire fino a un terzo del metano russo.
Liberarsi, il più rapidamente possibile, dal gas Mosca. Smettere di finanziare indirettamente l'invasione dell’Ucraina da parte di Putin e mettere in sicurezza le forniture, per non trovarsi spiazzati – e costretti a razionamenti – il prossimo inverno. Mario Draghi vola ad Algeri con i ministri e l’ad dell’Eni Claudio Descalzi per chiudere il primo di una serie di accordi sull'energia che consentirà di sostituire fino a un terzo del metano russo. E proteggersi dal rischio «ricatti» sul gas, per dirla con le parole di Luigi Di Maio, che accompagnerà il premier nella sua visita al presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. Il termine «ricatti» scatena un botta e risposta con Mosca sulle sanzioni.
La crisi energetica è in cima alle preoccupazioni del governo italiano, per l’impatto su famiglie e imprese ma anche sulla realizzazione del Pnrr («monitoriamo, siamo pronti a intervenire», ha assicurato il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli). Il viaggio ad Algeri è quindi il primo di una serie nell’agenda del premier delle prossime settimane, per accelerare al massimo la diversificazione delle fonti di approvvigionamenti: dopo Pasqua potrebbe essere la volta del Congo, seguito da Angola e Mozambico. Paesi con cui l’Italia intende «rafforzare la cooperazione energetica» come ha ribadito Di Maio, che ha già fatto tappa anche in Qatar e Azerbaijan per preparare il terreno di nuove intese.
Con l’Algeria è in corso da tempo un rilancio dei rapporti bilaterali: a novembre scorso la visita di Sergio Mattarella, ora quella del premier – che ha sentito al telefono Tebboune a inizio aprile – cui seguiranno la visita in Italia del presidente algerino a maggio e un vertice intergovernativo da preparare per i prossimi mesi, il primo dal 2015. Sul tavolo oltre al gas ci sarà anche il consolidamento dei rapporti di interscambio commerciale, già cresciuti del 44,5% nel 2021.
Per l’Italia l’Algeria è già il primo partner in Africa: attualmente fornisce circa 21 miliardi di metri cubi di gas – il 31% del nostro import, seconda solo alla Russia – trasportati in Europa via TransMed, il gasdotto che dal deserto del paese Nordafricano, attraverso la Tunisia e il Mediterraneo, porta il gas in Sicilia, a Mazara del Vallo.
Il tubo non lavora a pieno ritmo e ci sono i margini, spiegano fonti diplomatiche, per aumentare del 30% l'importazione del metano algerino. Presentando il piano strategico lo stesso Descalzi aveva calcolato in 9-11 miliardi di metri cubi le forniture aggiuntive che potrebbero arrivare da Algeria e Libia già entro il prossimo inverno.
In media, come ha ricordato più volte il ministro Roberto Cingolani – in delegazione ad Algeri con il premier e Di Maio – importiamo dalla Russia circa 29 miliardi di metri cubi di gas che potrebbero essere ridotti velocemente di circa un terzo grazie alla collaborazione tra Eni e l’algerina Sonatrach. L’intesa tra le due società passerà anche per investimenti nelle infrastrutture, per potenziare l’estrazione nei giacimenti attivi e per accelerare lo sviluppo dei nuovi progetti, come quello annunciato a marzo nell’area Berkine Sud per olio e gas.
Un ulteriore aiuto verso l'indipendenza energetica arriva dalla produzione nazionale di gas, che il governo ha chiesto di aumentare di 2,2 miliardi di metri cubi, in aree come il Canale di Sicilia dove esistono i giacimento Argo e Cassiopea. E ancora recentemente l'amministratore delegato del gruppo Enel, Francesco Starace, ha annunciato «la ripresa di un investimento che era purtroppo stato messo in naftalina sette anni fa da parte dei governi precedenti per il rigassificatore di Porto Empedocle»: si tratta di un miliardo circa su Porto Empedocle per attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere.
Accanto alla diversificazione delle fonti di energia – che passa anche per la spinta alle rinnovabili in Nordafrica – la diplomazia italiana continua a lavorare sulla proposta di imporre un tetto europeo al prezzo del gas, che avrebbe il doppio effetto di ridurre il prezzo e di penalizzare Mosca quanto le sanzioni. La proposta incassa anche la sponda interna del Pd – che pure è in prima fila tra i partiti europei a chiedere di tagliare da subito l’import del gas russo – perché Bruxelles, come osserva Francesco Boccia, sta facendo troppo poco contro la corsa dei rincari. Ora, incalza il leader dem Enrico Letta, «arriva la scelta più complicata», ma cittadini e imprese, sottolinea ancora Di Maio, non possono fronteggiare aumenti del 200% in bolletta. Il tetto serve a fermare le speculazioni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA