il dibattito sulla Bolkenstein
Le spiagge, i lidi e le concessioni: un tesoro da 10 milioni che può tornare in gioco
L’assessore Messina (Fdi): «Fermare la direttiva europea». Barbagallo (Pd): «Tutelare attuali assetti». Ciancio (5S): «Giuste le gare»
Liberalizzazione o mantenimento dell’attuale sistema delle concessioni dei lidi? Il momento della verità con un riflesso siciliano che potrebbe dover essere ridisegnato si avvicina giorno dopo giorno. Lentamente, ma secondo una prospettiva sempre più ravvicinata.
Alla Camera sarà il giorno delle mozioni, il muro contro muro tra chi nel centrodestra, Fdi in particolare, propone di rinnovare e proseguire con il sistema attuale e chi dall’altra parte, in testa M5s e Pd vuole dare corso all’indirizzo europeo, secondo i dettami della direttiva Bolkestein, mettendo a gara pubblica le concessioni.
In mezzo rischia di trovarsi, al di là della situazione di conflitto, il sistema organizzativo siciliano, preoccupato non tanto e non solo dallo stravolgimento del attuale fase di gestione, quanto da una ipotesi di “upgrade” che preceda il 2033, data prima della quale secondo il governo siciliano, nulla può cambiare del consolidato.
L’assessore al Turismo Manlio Messina (Fdi) nei giorni scorsi non ha lesinato dure critiche al cambio di passo che il governo Draghi vuole far passare con decreto: «Il Governo nazionale sta gravemente ignorando la situazione che riguarda interi settori economici, penso a balneari e ambulanti, minacciati dalla Bolkestein – ha detto Messina- Assurdo nascondere la testa sotto la sabbia a fronte di imprenditori che hanno investito con la garanzia dello Stato di poter avere delle concessioni a lunga scadenza e che invece si vedranno sottratto questo diritto». L’assessore vicino a Giorgia Meloni scandisce ancora più lentamente il paradigma chiaro alla destra: non c’è più tempo: «Fratelli d'Italia ha le idee chiare: la Bolkestein va fermata subito. Vedremo se le altre forze politiche dimostreranno di pensarla come noi oltre che sulle agenzie di stampa anche in Parlamento».
In Sicilia potrebbero essere creati spazi per altre 3mila concessioni con un giro d’affari che già supera i 10 milioni di euro, ma soprattutto c’è chi teme un effetto di caos tra la nuova parte di regole che potrebbe scaturire per via dei cambiamenti ancora in bilico e la prosecuzione dell’attuale contesto di riferimento.
I cinque stelle sull’argomento parlano per bocca di Gianina Ciancio «quelle dell’assessore Cordaro ci sembrano più rassicurazioni elettorali che una corretta chiave di lettura di quello che sta accadendo. In ogni caso bisognerà immaginare un sistema che introduce le gare. Noi siamo per quest’ultima posizione. Le gare possono dare comunque un impulso importante al settore».
Per il Pd c’è poco da tergiversare: «bisogna trovare innanzitutto un assetto che garantisca gli attuali equilibri di gestione e occupazionali – commenta il segretario regionale Anthony Barbagallo – Pensiamo sia giusto prima mettere in sicurezza l’attuale quadro di riferimento. Abbiamo dato il nostro voto all’Ars in questa direzione, sollecitando un’azione comune. Il resto è meritevole di considerazione, ma viene dopo».
Preoccupazione più in generale è stata espressa anche da Antonello Firullo tra gli imprenditori del settore: «lo stop alle autorizzazioni che servono a completare il percorso burocratico per i lidi rischia di complicare le cose». Sullo sfondo però la battaglia è più ampia e pone all’orizzonte il rischio di un confronto tra un sistema di impresa locale, spesso portato avanti anche a conduzione familiare e i grossi gruppi che bussano alla porta del nuovo business di investimenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA