Economia
La stop al Reddito di cittadinanza: Sicilia al top, 11.000 interruzioni a Palermo e 9.000 a Catania
Ecco la mappa della sospensione del sussidio. L'allarme dei sindaco: «Rischio tensioni sociali, serve un'alternativa»
Ecco la mappa delle sospensioni del reddito di cittadinanza. Napoli, Roma, Palermo sono le province in cui gli stop al sussidio sono più numerose. La sola area di Napoli, dove non a caso sono più forti le polemiche ma anche le preoccupazioni delle istituzioni, ne conta oltre 21.500. Un numero che non ha uguali in nessuna altra parte d’Italia. La provincia di Roma segue infatti con un’altra cifra considerevole, ma pari a 12.225 comunicazioni di stop, mentre in quella di Palermo ne sono arrivate finora 11.573. Campania, Sicilia e Lazio sono del resto le Regioni in cui è stato finora più alto il numero di attuali percettori del beneficio.
I numeri
Nonostante il picco di Napoli, non è però in questo caso la Campania la Regione con più esentati dal sostegno. Complessivamente, in base ai dati dell’Inps, con oltre 37.600 stop al reddito, è infatti la Sicilia a risentire di più del passaggio al supporto alla formazione e all’assegno di inclusione, mentre la Campania arriva a circa 36.700 sospensioni.
Tra le province, spiccano infatti anche i numeri di Catania, al quarto posto con quasi 9.000 interruzioni. Poi c’è Caserta a quota 7.635 (praticamente quanto l’intera Lombardia), seguita da Cosenza a 5.234 e da Salerno a 4.806. A brevissima distanza, all’ottavo posto compare la prima provincia del Nord, quella di Torino, che conta 4.615 sospensioni, seguita di nuovo da un’area del Sud, quella di Reggio Calabria, dove si calcolano 3.714 comunicazioni di stop.
La seconda provincia del Nord è quella di Milano, al decimo posto della classifica nazionale: in questo caso sono 3.278 i beneficiari del reddito che dovranno rinunciare al sostegno. Si torna poi in Sicilia con le province di Trapani e di Agrigento, rispettivamente a quota 3.144 e 2.986. Poco sotto le tremila sospensioni anche Lecce dove se ne contano 2.939.
Agli opposti tutte province medio-piccole del Nord Italia: rimangono sotto quota 100 Bolzano che conta appena 29 interruzioni, Belluno, con 59, Aosta, con 71, Gorizia, con 98, e Lecco, con 99. Tra le province più grandi invece spiccano quella di Bari, con 2.569 stop, quella di Bologna con 1.245 e quella di Genova con 1.001. Scende sotto la soglia di 1.000 comunicazioni di sospensione Firenze, con 955. Venezia è ad appena 444, superata da Perugia a 904.
La tabella
Ecco una tabella con i dati dell’Inps sulle prime dieci province ordinate in base al maggior numero di sospensioni.
- NAPOLI 21.507
- ROMA 12.225
- PALERMO 11.573
- CATANIA 8.974
- CASERTA 7.635
- COSENZA 5.234
- SALERNO 4.806
- TORINO 4.615
- REGGIO CALABRIA 3.714
- MILANO 3.278
Rischio tensioni sociali
i sindaci siciliani sono seriamente preoccupati poiché la notizia dell’Sms che annuncia lo stop al reddito di cittadinanza a partire da luglio per 169 mila famiglie italiane sta già creando una situazione di apprensione che si sta riversando sui sindaci.
«I sindaci sono pronti a fare la propria parte – hanno detto Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Anci Sicilia. – a condizione che si individui un percorso immediato per dare risposte chiare ai cittadini. Per questo motivo chiediamo un confronto col Governo per condividere una strategia alternativa che dia strumenti concreti ai primi cittadini per evitare che si ritrovino a mani nude in prima linea».
«Fermo restando che va contrastato l’abuso dello strumento – ha concluso Amenta – rimane il fatto che molti cittadini sono disorientati e l’idea che molte famiglie perderanno un importante sostegno economico porterà nell’immediato a una richiesta di aiuto ai Comuni. I sindaci non hanno alcuna intenzione di tirarsi indietro rispetto a questa sfida ma vi è bisogno di risposte urgenti anche per scongiurare tensioni sociali».
A migliaia resteranno senza sostegni
Con lo stop al reddito di cittadinanza – secondo Daniela Barbaresi, responsabile delle politiche sociali e sanità della Cgil., «centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni».
«Il governo – spiega – sta scaricando l’onere sui Comuni, ma i Comuni non ce la fanno, non hanno risorse e non hanno personale» per permettere ai servizi sociali di prendere in carico le persone e di comunicare la presa in carico all’Inps. In più «mancano le procedure, mancano le circolari, manca l’attivazione del supporto alla formazione, che non partirà comunque prima di settembre».
«Chi ad oggi ha beneficiato per sette mesi del reddito, se non sarà preso in carico dai Comuni, o se i Comuni non avranno comunicato la presa in carico all’Inps, non prenderà più niente», spiega la segretaria nazionale della Cgil.
Chi è occupabile potrà chiedere di frequentare un corso di formazione, ma questo «non avverrà prima di settembre, sempre che per allora sia pronta la piattaforma necessaria, e solo da quel momento prenderà il supporto da 350 euro che durerà comunque solo il tempo della formazione. Se il corso è di un mese, durerà insomma un solo mese». Ma se la formazione non parte o se dopo la formazione nessuno offre un lavoro, anche chi è occupabile, spiega Barbaresi, «non percepirà nulla».
La sindacalista critica in generale «la cultura punitiva verso chi è in condizioni di disagio. La povertà – afferma – non si elimina per decreto ma anche l’occupabilità non si può stabilire in base ai dei requisiti di età o familiari, a prescindere dalle reali condizioni».
Soggetti tutelati e non
Barbaresi cita quindi i dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio secondo cui dei quasi 1,2 milioni di nuclei beneficiari di reddito, circa 400.000 (il 33,6%) sono esclusi dall’assegno di inclusione perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati. Dei restanti 790.000 nuclei in cui sono presenti soggetti tutelati, circa 97.000 (il 12,1%) risulterebbero comunque esclusi dalla fruizione dell’assegno per effetto dei vincoli di natura economica. Nel complesso, dunque, i nuclei beneficiari dell’assegno di inclusione risulterebbero poco più di 690.000, circa il 58% degli attuali beneficiari del RdC.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA