il caso
La “stangata” pure sul turismo: prezzi alle stelle, in Sicilia anche +25%
La comparazione del Codacons: l'inflazione galoppa anche nei ristoranti e nelle pizzerie
Turismo e ristorazione trainano l’economia e creano posti di lavoro, ma l’ondata di forti rincari che si sta registrando sui listini di alberghi, bar e ristoranti fa temere il rischio di un flop per il settore proprio nella stagione clou come quella estiva.
Ristoranti e pizzerie: aumenti shock
Solo per mangiare fuori, gli italiani si trovano a spendere quasi 2 miliardi di euro in più rispetto all’anno scorso, mentre per i soggiorni in alberghi e hotel si pagano prezzi più alti in media del 18% fino ad arrivare a punte record del 43% come nel caso di Firenze. A fare i calcoli dell’impatto sugli esercizi pubblici dell’inflazione sui generi alimentari e bevande ma anche della bolletta energetica, sono le associazioni dei consumatori.
Il Codacons ha messo a confronto i listini odierni del comparto ristorazione con quelli in vigore un anno fa e ha riscontrato che i prezzi al pubblico registrano aumenti medi del 6,8% su base annua: i menu dei ristoranti costano il 6,1% in più, una cena in pizzeria rincara del 7,6%, per una consumazione al bar si spende in media il 4,8% in più, mentre gelaterie e pasticcerie hanno ritoccato al rialzo i listini del 5,9%, i fast food del 6,6%. L’incremento più alto spetta al «food delivery», con i prezzi delle consegne di cibi e bevande a domicilio che salgono del 13% rispetto al 2022. Il risultato è che, a parità di consumi, «se si considera che una famiglia tipo destina in media ogni anno circa 1.080 euro alla ristorazione – viene calcolato dal Codacons – il conto dei rincari sfiora in totale i 2 miliardi di euro rispetto allo scorso anno».
Hotel e B&B: la stangata
Ancora più marcati gli aumenti delle tariffe per alberghi, hotel, B&B e strutture ricettive in generale. L’incremento medio si aggira sul 15% rispetto al 2022 ma si arriva al rialzo record del 43,2% registrato a Firenze. L’allarme arriva da Assoutenti secondo cui «città d’arte e località balneari si preparano alla stagione estiva alzando i prezzi delle strutture ricettive» e andare in vacanza «rischia di essere questa estate un vero e proprio salasso».
Nell’ultimo mese le tariffe delle strutture ricettive sono salite in media del 15,2% rispetto al 2022, con punte del +18% per alberghi e motel, mentre villaggi vacanza a campeggi costano l’11,1% in più. Gli aumenti più pesanti sono nelle città d’arte: dopo Firenze, al secondo posto c’è Milano, che registra tariffe in crescita del 38% su base annua, mentre a sorpresa tra le città che vedono salire vorticosamente i prezzi delle strutture ricettive troviamo al terzo posto Campobasso (+28,9%). Seguono Venezia (+25,7%), Palermo (+25,3%) e Ferrara (+24,6%). Tra le località balneari, i rincari maggiori si registrano in Sardegna con il +20,3% della zona Olbia-Tempio ma anche in Puglia e in Emilia Romagna si registrano aumenti (dal +15% al +17%).
«Temiamo che questo sia solo un assaggio di ciò che attende gli italiani la prossima estate. – avverte Assoutenti – Il rischio concreto è che milioni di italiani saranno costretti questa estate a tagliare i giorni di villeggiatura, o addirittura a rinunciare del tutto alle vacanze».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA