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La sfida del lavoro possibile con “Resto al Sud”: incentivi anche in Sicilia

Presentati 5.533 progetti, di cui 1.921 approvati da Invitalia per 134 milioni di euro

Di Redazione |

La Campania è la prima regione per numero di percettori di Reddito di cittadinanza, ma per contrasto è anche la prima per numero di domande presentate da giovani che vogliono aprire nuove imprese con gli incentivi di “Resto al Sud”. Su 35.703 istanze totali per 2,5 miliardi di investimenti (di cui 2 miliardi di agevolazioni) e 128.731 occupati previsti, che sono pervenute a Invitalia, gestore della misura con un budget di un miliardo e 250 milioni, ben 17.953 arrivano dalla Campania, con una scommessa di 1,3 miliardi e 67mila posti di lavoro previsti. Invece la Sicilia, che è la seconda regione per numero di percettori di Reddito di cittadinanza, ha un tessuto di giovani molto meno attivo. Infatti, le domande presentate sono appena 5.533 con un investimento di 397 milioni. Ed è da notare che spesso si tratta di giovani “di ritorno”, cioè emigrati per studio o lavoro che, avendo acquisito competenze, esperienze, specializzazioni di alto livello, decidono di metterle a frutto nella propria terra dando un contributo di modernità ed efficienza allo sviluppo della Sicilia. Magari mettendo anche su famiglia.

Ma si sa, la Campania è la patria delle startup, delle imprese innovative, dei poli tecnologici, delle aziende che valorizzano la ricerca e i giovani “cervelli”. Nell’Isola, purtroppo, sull’impegno personale per fare valere il merito prevale il populismo della furbizia: come raccontano in tanti, soprattutto nei paesi, giovani fingono di separarsi dal nucleo familiare con un simulato cambio di residenza per percepire il massimo del sussidio da single, 1.300 euro al mese, e si arrotonda con lavoretti in nero. Guadagnano molto più di un lavoro onesto o di una propria attività.

È per questo, probabilmente, che il risultato appare inferiore alle aspettative: 6.292 progetti già approvati in Campania con 459 milioni di investimenti e 24.085 occupati, a fronte di 1.921 iniziative approvate in Sicilia (1.513 quelle già ammesse alle agevolazioni) per 134 milioni e 7.072 assunti. Le speranze in un’inversione di tendenza risiedono nelle 28.015 domande totali ancora in compilazione sul sito di Invitalia. Da quando è stata introdotta la misura dal governo Gentiloni, nel 2017, “Resto al Sud” si è rivolta ai giovani, e dal 2021 anche ai soggetti fino a 55 anni d’età e ai professionisti, proponendo un mix di contributo a fondo perduto e di finanziamento a tasso zero che è stato colto favorevolmente da un livello assai elevato di giovani siciliani preparati, che hanno dato vita ad iniziative imprenditoriali originali e speciali. L’ultima in ordine di tempo è quella dei giovani di piazza Scammacca a Catania. A dimostrazione che quando c’è la volontà, le buone idee possono attecchire anche in una terra difficile come la Sicilia. È da notare come, a livello nazionale, negli anni sia stato un crescendo di interesse per “Resto al Sud”: 5.592 domande presentate nel 2018, 4.934 nel 2019, 7.605 nel 2020 e 11.688 nel 2021 nonostante il Covid, e già 5.884 nei primi sei mesi di quest’anno.

Commenta Enzo Durante, responsabile area Occupazione di Invitalia: «“Resto al Sud” conferma anche in Sicilia, che è la seconda regione del Mezzogiorno per numero di imprese finanziate, la sua efficacia come policy in grado di produrre sviluppo e nuova occupazione, contrastando la decrescita demografica e la desertificazione produttiva delle aree deboli del Paese». Giusto. Si tratta ora di fare breccia sulla restante platea di giovani, quelli che studiano e  si impegnano e che devono trovare il coraggio di imboccare la strada dell’autoimpresa. C’è un tessuto di enti e di 24 banche con 963 filiali, indicato sul sito di Invitalia, che fornisce la necessaria assistenza in maniera omogenea sull’intero territorio regionale. Lo dimostra la ripartizione provinciale dei progetti approvati: 153 ad Agrigento, 57 a Caltanissetta, 298 a Catania, 41 a Enna, 280 a Messina, 607 a  Palermo, 87 a Ragusa, 165 a  Siracusa, 233 a Trapani.Insomma, i giovani siciliano possono fare meglio e di più, prima che il prossimo governo stralci dal budget di “Resto al Sud” le somme non ancora utilizzate, per spenderle in qualche emergenza. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA