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Il sole di Sicilia fa gola: ecco i segreti dell’affare milionario del fotovoltaico nelle campagne dell’Isola

La crociata di Renato Schifani non si ferma: in gioco c’è il “tesoretto” delle autorizzazioni per impianti su campi aperti

Di Mario Barresi |

No, la crociata di Renato Schifani contro gli “imperialisti” del sole di Sicilia non si ferma. Ma si smussa, si ammorbidisce. Sì, perché quella che – al Vinitaly di Verona, con mezzo governo che sfila nel giorno-clou, Giorgia Meloni compresa – in mattinata sembrava una dichiarazione di guerra firmata dalla Regione, col ministro Adolfo Urso pronto a ricordare il «grande investimento» sui panelli fotovoltaici al Sud, nel pomeriggio diventa una rivendicazione con più margini di trattativa. Pur nell’imbarazzo del centrodestra fra Roma e Palermo.

In mezzo alla contesa c’è il “tesoretto” delle autorizzazioni per impianti fotovoltaici su campi aperti in Sicilia. Richieste con un controvalore di decine di milioni di euro. All’assessorato regionale all’Energia è in corso un aggiornamento del registro: fino a tutto il 2021 c’erano procedure per 1,9 GW/h, ma è probabile che questo elenco sia cresciuto fino quasi a raddoppiare.

Il business

La “fame” di energia solare nei terreni siciliani è un affare a molti zeri: presentati, tra il 2019 e il 2021, oltre 200 progetti che interessano circa 15mila ettari con una potenza di quasi 8mila megawatt da autorizzare. Cinque volte di più la portata, secondo i dati Terna del 2019, di tutti i pannelli fotovoltaici impiantati nell’Isola. Raffiche di richieste, finite sul tavolo della commissione Via-Vas della Regione, concentrate soprattutto nelle campagne dell’Ennese, della Piana di Catania e del Calatino.

Un bell’affare anche per i proprietari di terreni spesso poco utilizzati o impiegati soltanto per il pascolo: si va dai 1.500 ai 3mila euro l’ettaro di affitto all’anno, mentre chi propone di comprare può anche offrire 30mila euro all’ettaro. In campo una pletora di intermediari, che agiscono per conto di multinazionali europee (soprattutto olandesi e francesi), ma anche di Paesi extra-Ue, con qualche personaggio non sempre al di sopra di ogni sospetto circa legami con ambienti borderline rispetto all’agromafia.

La barriera legislativa

Ma ci sarebbe una barriera legislativa: nel Pears, il piano energetico e ambientale della Regione, questo tipo di impianti hanno una localizzazione «in via prioritaria» nei Sin (Siti d’interesse nazionale), ovvero ex miniere, ex cave ed ex discariche da bonificare. L’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro, non entra nella polemica, pur potendosi permettere un «l’avevo detto io», visto che la linea “attendista” del dipartimento era stata anche oggetto di polemiche. Ma l’autonomista Di Mauro si limita a ricordare che «l’energia è un bene prezioso dei siciliani e non possiamo tollerare saccheggi senza un ritorno per la nostra terra, fra le più colpite dalla crisi per il caro-energia».

La genesi del caso

Il caso si apre con l’uscita di domenica sera del governatore. «Ho deciso a breve di sospendere il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico. Dobbiamo valutare l’utile d’impresa con l’utile sociale e col danno ambientale. Poi questa attività porta lavoro? L’energia rimane in Sicilia? No». Ieri mattina, appena arrivato al Vinitaly, ci pensa il ministro delle Imprese e del Made in Italia a rintuzzare il governatore: «A Schifani dico che i pannelli solari sono una grande scommessa per la Sicilia. Stiamo realizzando a Catania – ricorda Urso – il più grande stabilimento di pannelli solari d’Europa realizzato da una grande azienda come Enel». Fin qui le posizioni sembrano inconciliabili.

Il ragionamento

La linea di Schifani, annotano fonti di Palazzo d’Orleans, parte anche da una recente “visita” da parte di una multinazionale dell’energia. L’ultima di una lunga serie. «Tutti dicono le stesse cose: grande interesse per l’investimento in Sicilia, ma nessun ritorno, né economico né occupazionale per l’Isola». Fra gli incontri più recenti, quello con gli “emissari” di Terna, che vuole investire 3,5 miliardi sul fotovoltaico in Sicilia. Il progetto, però , avrebbe lo scopo di «portare l’energia al Nord» con un potenziamento a tappeto degli impianti domestici da monofase a trifase. E tutto ciò sfruttando anche l’apporto delle fonti rinnovabili del Sud.

Schifani aggiusta il tiro, ma non si ferma. Ricorda che i Comuni ottengono delle royalties del 3%, ristoro non concesso alle Regioni in virtù di un decreto del 2003. Il governatore, nella conferenza stampa congiunta col collega veneto Luca Zaia su un protocollo per i “vigneti eroici”, ricorda che «il diritto di superficie ventennale che rischia di bloccare lo sviluppo agricolo», chiedendo un «ristoro compensativo, che non riguarderà mai gli impianti delle aziende agricole. Il mio obiettivo è quello di ridurre il caro bollette». In ogni caso, scandisce come a voler lanciare un segnale al governo nazionale, «le istruttorie vanno avanti, non mi assumo la responsabilità di creare un arretrato di carte da smaltire».

L’apprezzamento

Una posizione apprezzata, in veste di politico e di produttore agricolo, da Totò Cuffaro. «Quella di Renato è un’uscita giusta, una pietra lanciata nello stagno dell’indifferenza. Ed è importante la precisazione del presidente sulle imprese agricole siciliane: non dovranno pagare alcuna royalty, ma anzi saranno supportate dalla Regione per la produzione di energia pulita a uso aziendale». Mentre il leader della Dc pronuncia sempre dal Vinitaly, al padiglione della Sicilia arriva proprio il ministro Urso. Un «sereno chiarimento» con Schifani, girando alcuni stand di cantine siciliane.

L’interlocuzione

Il tema sarà affrontato oggi nel corso dell’incontro a Palermo sul futuro di Termini. Il governatore ribadisce all’esponente meloniano del governo la necessità di un «netto cambio di passo» sul tema. Anche a costo di capeggiare una vertenza dei governatori per modificare il decreto che esclude le Regioni dal ristoro ambientale. Urso ascolta e si dice disponibile, d’altronde la battaglia di Schifani non inficia in alcun modo l’investimento sulla “Giga Factory” all’ombra dell’Etna. E, non a caso, in serata arriva la rassicurazione del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: «Abbiamo un’interlocuzione aperta con le Regioni per la definizione delle aree idonee. L’avremo anche con la Sicilia, e su quella valuteremo, vedremo come muoverci come Paese». Anche se sul piatto ci sono 10 gigawatt di nuova potenza rinnovabile da installare quest’anno. E il sole di Sicilia fa gola.

Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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