Sulla rimodulazione del “Pnrr” è esploso un caso politico. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nella nota al collega Raffaele Fitto degli Affari Ue per la relazione definitiva sullo stato di attuazione del “Pnrr”, conferma la volontà di spendere tutti i 32,3 miliardi e, anzi, di volerne anche di più per finanziare altri progetti Pinqua, la crisi idrica e il rincaro dei materiali. Però, aggiunge, in questo quadro ci sono 7,3 miliardi da rimodulare, di cui ben 6,3 di lavori ferroviari. Esempi: «I 600 milioni della Roma-Pescara rischiano di non essere utilizzabili per un iter amministrativo decisamente troppo lungo rispetto agli standard europei».
Con queste somme Salvini intende «rafforzare le altre due diagonali di collegamento principali: Orte-Falconara e Metaponto-Potenza, oltre a potenziare altre linee regionali, «fermo restando che per la Roma-Pescara c’è l’intenzione di usare altri fondi in modo da non rinunciare al progetto». Tra le altre cose, però, ci sono anche due lotti della Palermo-Catania, la Lercara-Caltanissetta e la Caltanissetta-Enna. In realtà da rimodulare è una cifra risibile: 276 milioni sul totale di 1,1 miliardi del “Pnrr” per l’intera linea. Si tratterebbe, quindi, solo di sostituire i 276 milioni del “Pnrr” con altrettanti soldi del Fsc o dei fondi di coesione. Ma il ministro va oltre: «Il ministero – scrive Salvini – ha proposto interventi per velocizzare la linea storica nello stesso territorio, così da migliorare quella esistente, in attesa di realizzare l’Alta velocità con la stessa filosofia della Roma-Pescara (ovvero usando altri fondi non “Pnrr”)».
Questa frase, letta così, ha gettato tutti nel panico. Sembrerebbe, infatti, che a gare aggiudicate si voglia rinunciare a velocizzare questi due lotti limitandosi ad un lifting della linea storica esistente. Il commissario straordinario, Filippo Palazzo, è stato costretto a chiarire che «i 5 lotti, che solo in parte sono coperti dal “Pnrr”, sono stati tutti appaltati e consegnati e siamo nei tempi previsti dal Piano. Il Mit propone di sostituire dei lotti finanziando con il “Pnrr” altri interventi tecnologici sempre nel collegamento Palermo-Catania. Il finanziamento delle opere, che sono state tutte già appaltate, non è a rischio. Tutte le prestazioni sono state consegnate agli appaltatori che si sono aggiudicate le gare». Anche l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha dovuto precisare che «i lotti della Palermo-Catania sono stati tutti appaltati e consegnati nei tempi previsti.
Il Mit sta facendo una doverosa valutazione prudenziale. Il finanziamento dei due lotti non è a rischio perché coperto con altro fondo statale».
Ma le rassicurazioni non sono state sufficienti. Per il deputato regionale dei Popolari e autonomisti, Giuseppe Lombardo, si tratterebbe di «una grave battuta d’arresto». Per Giuseppe Reina (Mpa) «è impensabile che l’opera possa saltare». L’ex ministra del Pd, Paola De Micheli, dice: «Il governo e il ministro Salvini tradiscono il Sud e la lotta alle disuguaglianze».
La capogruppo di Azione-Iv al Senato, Raffaella Paita, incalza: «Limitarsi al potenziamento della linea storica ritardando l’Alta velocità significa indebolire il progetto stesso del Ponte». Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, ha presentato un’interrogazione: «Salvini come Penelope: di giorno strombazza e annuncia progetti faraonici e infrastrutture in ogni dove, di notte invece stralcia, rimuove, rimodula, posticipa opere fondamentali di cui il Paese ha bisogno». La Lega ha difeso Salvini, sostenendo che «il ministro sta recuperando danni e ritardi provocati dal Pd in un decennio di malgoverno».