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Sviluppo

Il “green deal” della Sicilia con la rimodulazione di 615 milioni di fondi europei

Con “Step”, ovvero “Strategic technologies for european platform”, la Regione sostiene digitale e tecnologie “carbon free”

Di Michele Guccione |

La politica, in tutta Italia, sta finalmente capendo che, se non riparte subito l’economia, alle prossime elezioni non ci saranno più votanti. Soprattutto al Sud. Ecco perché ministeri e Regioni, principalmente quelle del Mezzogiorno, hanno accettato di buon grado l’opzione offerta dal decreto “Coesione” in attuazione del regolamento europeo “Strategic technologies for european platform”: cioè, l’adesione alla piattaforma europea “Step” che concede flessibilità e vantaggi a chi rimodula una parte della programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 genericamente destinati alla “competitività” (è possibile riorientare il 20% del Fesr, nessun limite per il Fse+ e il Just Transition Fund), convertendo le spese improbabili in sostegni alle imprese.Nella prima “call” (che si chiuderà sabato prossimo, quella successiva sarà entro il 31 marzo 2025), dicasteri e Regioni hanno già proposto (il dossier si trova ora al dipartimento della Coesione) di tagliare ingenti risorse (almeno 3,2 miliardi complessivi) prima destinate a obiettivi di difficile raggiungimento o di dubbia utilità, e di spostarle a favore della costruzione delle tre principali filiere strategiche europee (tecnologie digitali, tecnologie clean e biotecnologie) indicate dal regolamento “Step”, che servono all’intera Europa per affrancarsi dalla dipendenza dalle potenze straniere, così come evidenziato dall’emergenza Covid: quella dei microchip per l’industria e delle tecnologie per l’Intelligenza artificiale; quella delle tecnologie e dei componenti per il settore delle rinnovabili e della stabilità energetica, dell’auto elettrica e della green economy; e quella delle biotecnologie. Filiere che ora saranno sviluppate anche in Italia (soprattutto al Sud, dove le otto Regioni intendono mettere sul piatto ben 2,3 miliardi, in aggiunta all’attrazione degli incentivi della Zes unica), generando nuove attività produttive e incrementando l’occupazione. Con due “premi” da Bruxelles: maggiore attrazione a questi investimenti ammettendo anche le grandi imprese, solitamente escluse da questi fondi; e co-finanziamento Ue fino al 100% dell’investimento.Il governo Schifani, su proposta dell’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, intende riprogrammare circa 615 milioni del Fesr. Fondi che potrebbero cambiare destinazione a favore di due catene strategiche del valore: le tecnologie digitali e le tecnologie “carbon free”, da sviluppare principalmente attorno alle due esperienze pilota co-finanziate dall’Ue, cioè la StMicroelectronics e la 3Sun di Catania, più l’Hydrogen Valley. Il che significherà sviluppare tecnologie e prodotti per le auto elettriche; per parchi eolici e fattorie solari; per elettrolizzatori più efficienti con cui generare idrogeno verde da usare anche nelle grandi industrie energivore; per il risanamento ambientale; per la cattura dell’anidride carbonica; e così via.Adesso sarà il nuovo Comitato di sorveglianza europeo ad approvare o meno le singole proposte. Probabilmente a settembre.Spiega l’assessore Tamajo: «Con il “Programma Step” vogliamo fare un passo avanti decisivo, mettendo a disposizione delle attività produttive dell’Isola oltre 600 milioni. Abbiamo pensato a un programma che non si limitasse a fornire risorse, ma che offrisse anche strumenti per innovare, crescere e diventare sempre più competitivi. Con questo programma – che fa parte del Piano Industria 2030 – , vogliamo promuovere soprattutto l’innovazione e la digitalizzazione, perché siamo convinti che solo così le nostre imprese potranno affrontare le sfide del mercato globale. Ma non ci fermiamo qui: la sostenibilità ambientale è un altro pilastro fondamentale, credo che la crescita economica debba andare di pari passo con la tutela del nostro ambiente. Per questo stiamo incentivando investimenti in tecnologie verdi».

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