TOKYO, 20 GEN – Sale ai massimi in oltre 40 anni l’inflazione in Giappone, spinta dall’aumento dei costi energetici e dai prezzi più alti dei beni importati, come conseguenza della svalutazione dello yen. In base ai dati governativi, in dicembre l’indice dei prezzi al consumo si assesta al 4%, dal 3,7% di novembre: si tratta della accelerazione più ampia dal 1981, superando l’obiettivo della Banca centrale giapponese (Boj) per il nono mese consecutivo, smentendo il convincimento del comitato che si tratti di pressioni inflative transitorie. L’approccio diverso della banca centrale di Tokyo, con il mantenimento di una politica monetaria ultra espansiva, rispetto alla Federal Reserve americana e la Banca centrale europea, e l’allargamento dei differenziali sui tassi, hanno contribuito all’indebolimento della valuta nipponica, ai minimi sul dollaro in 30 anni. Per l’intero 2022, riferisce il ministero degli Affari interni, l’indice si assesta al 2,3%, in aumento rispetto all’anno precedente. Nell’ultima riunione della Boj, a inizio settimana, l’istituto ha rivisto al rialzo le stime sull’inflazione per l’anno fiscale in corso al 3% dalle previsioni del 2,9% di ottobre, e alzato all’1,8% quelle per il 2024, dall’1,6% di tre mesi fa. La Borsa di Tokyo inizia l’ultima seduta della settimana col segno meno, con gli investitori che digeriscono i dati sull’inflazione di dicembre in Giappone e in seguito alla correzione del mercato azionario Usa, che sconta il rischio di ulteriori strette monetarie da parte della Fed. In apertura il Nikkei segna una variazione negativa dello 0,24%, a quota 26.341,18, con una perdita di 64 punti. Sul mercato valutario lo yen è stabile a 128,50 sul dollaro, mentre perde terreno sull’euro a 139,30.