Crisi
Gas, la Sicilia strategica se Mosca chiudesse i rubinetti ma la burocrazia frena
L’Isola è punto di approdo del gasdotto dall’Algeria e di quello dalla Libia, ma in più dispone delle ingenti riserve sottomarine di due giacimenti
Gazprom dice che la Ue, anche con gli stoccaggi di gas pieni, non è al sicuro per l’inverno. Secondo l’esperto Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, non è una sparata. Se la Russia chiude ora i rubinetti del gas, entro gennaio in Europa dovremo cominciare i razionamenti. Non è detto che il Cremlino lo faccia, sarebbe un danno anche per il suo Paese. Ma il rischio è reale.
«Se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, anche con le scorte attuali all’83%, all’inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi – spiega Tabarelli all’Ansa -. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi. Quest’inverno non avremo ancora i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, se va bene arriveranno a maggio. Abbiamo aumentato le importazioni extra-Russia, circa 17 miliardi di metri cubi in più. Ma non bastano a sostituire quei 29 miliardi che compravamo da Mosca». Gli stoccaggi di gas in Italia al primo settembre erano pieni all’82,56%, pari a 159,7082 TWhh, cioè quasi 15 miliardi di metri cubi.
Ed ecco, quindi, che emerge la centralità della Sicilia nel nuovo scenario geopolitico ed energetico. L’Isola è punto di approdo del gasdotto dall’Algeria e di quello dalla Libia, ma in più dispone delle ingenti riserve sottomarine dei giacimenti “Argo” e “Cassiopea” dell’Eni ed è destinataria dell’investimento Enel per il rigassificatore a Porto Empedocle. Ma le autorizzazioni tardano, e i soliti tempi burocratici sono inconciliabili con l’attuale emergenza energetica. «La domanda di gas in inverno può arrivare a 400 milioni di metri cubi al giorno, 4 volte la domanda estiva – spiega ancora Tabarelli – .
Duecento milioni vengono forniti dalle scorte che si sono fatte in estate, gli altri duecento dalla rete (gasdotti e rigassificatori, ndr). La Russia ci dava 90 milioni di metri cubi al giorno. Se non ce li dà più, e non abbiamo abbastanza fonti alternative, siamo costretti ad attingere di più dalle riserve. Ma non possiamo prelevarne troppe, perché la rete deve rimanere in pressione, come un palloncino. Quindi, siamo costretti a ridurre i consumi: energia, produzione industriale, riscaldamento». Mosca ha già tagliato di molto le forniture all’Italia, è scesa ormai a 20 milioni di metri cubi giornalieri. Se si mantiene su questi livelli, tenendo conto che il nostro Paese ha aumentato gli acquisti da altre fonti, l’inverno passa tranquillo. Ma se Putin decide di colpirci fino in fondo, fino alla primavera non avremo abbastanza gas. Quindi, dovremo razionarlo. E questo vorrebbe dire meno elettricità, minore produzione industriale, più cassa integrazione e disoccupazione. Per non parlare di case e uffici meno caldi, e di bollette ancora più salate. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha spiegato che l’Italia sostituirà del tutto il gas di Mosca nella seconda metà del 2024. Ma già alla metà del 2023 ridurrà di molto la dipendenza. Il problema è arrivarci, considerato che, con i tempi burocratici, ci vorranno dieci anni per ottenere l’autonomia energetica attraverso le fonti rinnovabili. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA