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Finalizzato il tracciato del gasdotto che collegherà Malta alla Sicilia

Di Redazione |

LA VALLETTA – Il tracciato del gasdotto che collegherà Malta alla Sicilia e alla rete italiana ed europea di distribuzione del gas è stato finalizzato. Lo ha annunciato il ministro per l’Energia maltese, Michael Farrugia, durante una visita alla sede di Melita Transgas, la società governativa che dovrà realizzare l’infrastruttura.

Il tracciato del gasdotto sarà di 151 chilometri, l’opera ha un costo previsto di 350 milioni di euro e dovrà rifornire direttamente la centrale termoelettrica realizzata nel sud dell’isola ed attualmente rifornita con navi cisterna.

Il ministro ha specificato che il tracciato è stato finalizzato tanto nella parte marina quanto nei suoi due terminal terrestri alla luce di una serie di una lunga serie di studi di impatto ambientale.

L’opera avrà una portata di 232 mila metri cubi/ora e consiste in una condotta di diametro di 22 pollici (56 centimetri), che si vuole realizzare entro il 2026 tra Gela e la cittadina maltese di Delimara. Il gasdotto collegherà così l’Isola dei Cavalieri alla rete europea del gas facendola uscire dall’isolamento in cui versa.

Un’opera i cui benefici sono per il 90% dell’isola di Malta e perciò è stato concordato che a farsi carico dei costi d’investimento per il gasdotto (400 milioni di euro) sarà La Valletta. Capofila del progetto è Melita Transgas Ltd, controllata da Petromal Ltd, società governativa maltese di importazione di carburanti.

Ora c’è il nodo ambientale però da sciogliere. Il gasdotto maltese con le sue tre stazioni a terra attraversa in gran parte un’area all’interno del sito di “Rete Natura 2000 Torre Manfria, Biviere, Piana di Gela”, oltre che le aree del sito di interesse nazionale (Sin) di Gela. A soli due chilometri dal luogo scelto per l’approdo c’è la riserva naturale del Biviere gestita dalla Lipu e in quell’area dal 2016 vige un piano di gestione che contiene precise indicazioni per quanto riguarda le misure compensative in chiave ambientale. In altri termini: in quelle aree protette non basta che chi presenta un progetto includa provvedimenti che risanino l’impatto causato dalla nuova opera, ma come compensazione deve contribuire anche al risanamento delle criticità già presenti. Il governo maltese lo sa e lo scorso anno mandò dei tecnici ad effettuare un sopralluogo nell’area gelese di approdo. Ma c’è di più: una parte dell’area marina è sottoposta a vincolo archeologico per la presenza di relitti che vanno dall’età greca alla seconda guerra mondiale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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