PALERMO – Una vertenza lunga otto anni, che ha attraversato sei governi di vari colori, un pezzo di storia del Paese: dal Berlusconi quater all’esecutivo dei professori guidato da Mario Monti, da Gianni Letta a Matteo Renzi, da Paolo Gentiloni all’attuale governo di Giuseppe Conte. Nove i ministri per lo Sviluppo economico che durante il loro mandato si sono ritrovati sul tavolo il “dossier Termini Imerese”: da Claudio Scajola a Corrado Passera, da Flavio Zanonato a Federica Guidi, da Carlo Calenda a Luigi Di Maio. Nessuno però è riuscito a fare ripartire lo stabilimento che la Fiat decise di chiudere nel dicembre del 2009 e che abbandonò due anni dopo; da allora le tante ipotesi di rilancio si sono dissolte tra scandali e inchieste giudiziarie che hanno coinvolto alcuni dei gruppi che in questi anni si sono fatti avanti, ultimo la Blutec i cui vertici sono indagati dalla Procura di Torino per malversazione ai danni dello Stato con l’accusa di avere distratto 16 milioni di finanziamenti pubblici erogati attraverso Invitalia.
Per l’ottavo anno consecutivo, domani sarà un primo maggio senza festa per gli operai, che si ritroveranno davanti ai cancelli della fabbrica proprio nella giornata simbolo del lavoro per rilanciare, ancora una volta, la necessità di trovare una soluzione all’annosa vertenza. La manifestazione, organizzata da Fim Fiom e Uilm, si terrà nel viale che nel 2004, alla presenza dei fratelli John e Lapo Elkann, fu intitolato all’avvocato Gianni Agnelli, in omaggio alla famiglia che in quella fase aveva annunciato nuovi investimenti a Termini Imerese; ma quel progetto si arenò, cinque anni dopo la Fiat annunciò la chiusura della fabbrica. Così nel 2013, l’amministrazione comunale, alla presenza dell’allora leader della Fiom Maurizio Landini oggi a capo della Cgil, revocò l’intitolazione ad Agnelli cambiando la denominazione del viale in “1 maggio festa dei lavoratori”.
Il raduno davanti alla fabbrica comincerà alle 9,30 e si concluderà con l’intervento di Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom.
Dopo la conferma del sequestro della società da parte del Tribunale di Torino, Fim, Fiom e Uilm sollecitano il commissario, Giuseppe Glorioso, ad accelerare il processo di reindustrializzazione. «Chiediamo al commissario di accelerare il confronto con il ministero dello Sviluppo, con la Regione e con Fca per creare le condizioni necessarie a far rientrare al lavoro mille persone che aspettano ormai da troppi anni», dice il segretario della Fiom siciliana, Roberto Mastrosimone. Per il sindacato «se Fca non è interessata al rilancio, allora il ministro Luigi Di Maio, che si è impegnato in prima persona venendo più volte a Termini Imerese, e il governatore Nello Musumeci collaborino per trovare una soluzione alternativa che dia finalmente un futuro ai mille lavoratori diretti e dell’indotto e alle loro famiglie».