Economia
Dal basilico “I-tech” all’orto matto, i siciliani che hanno scommesso (e vinto) sulla loro terra
GIARRE – Sono rimasti in Sicilia o sono tornati dopo anni all’estero, hanno riavviato produzioni antichissime con un’attenzione particolare all’ambiente e vendono direttamente il loro prodotto. Sono i giovani imprenditori agricoli vincitori dell’Oscar Green 2019, il premio Coldiretti Giovani impresa giunto alla tredicesima edizione.
La cerimonia di consegna, presentata da Flaminia Belfiore, si è svolta al parco botanico Radicepura di Giarre con i vertici nazionali della Coldiretti: il presidente nazionale Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo con il presidente regionale Francesco Ferreri. Presente anche Veronica Barbati, delegata nazionale Giovani Impresa insieme a delegato regionale Massimo Piacentino. I vincitori hanno ricevuto un vaso di Ceramica di Caltagirone realizzato da giovane artigiano Vincenzo Di Martino, con una pianta autoctona illustrata da Mario Faro.
Basilico I-tech
Nella categoria «Impresa 4. Terra» ha vinto Fabio Bono per «Basilico I-tech». 29 anni, diplomato al liceo scientifico, il giovane imprenditore, dopo aver provato diverse esperienze, ha deciso di mettere insieme l’interesse per la tecnologia per l’ambiente e per l’agricoltura. Quindi ha rilevato una piccola parte dell’azienda di famiglia per mettere su una serra idroponica dove coltiva principalmente basilico in “floating system”. Si tratta di un particolare sistema idroponico in cui dei pannelli in polistirolo, che ospitano la coltivazione, galleggiano nelle vasche con la soluzione nutritiva. I vantaggi sono molti, in primo luogo il risparmio idrico, circa il 90% in meno rispetto ai metodi tradizionali. Questo sistema permette inoltre di avere rese e qualità molto superiori rispetto alla coltivazione a terra. La produzione è di circa 170 chili di basilico a vasca, che in tutto sono 10. Il prodotto finale uniforme come qualità e quantità è indirizzato al mercato di quarta gamma.
Cuvia femminella
Per la categoria “Fare rete” ha vinto Rossella Scollo. Trentaquattro anni, laureata in Lettere e Filosofia, insegnava in Australia ma la lontananza dalla Sicilia non la rendeva felice soprattutto perché voleva impegnarsi nella creazione di qualcosa che potesse far crescere l’identità territoriale. Tornata nella sua Monterrosso Almo (Ragusa) la scelta è stata quella di produrre un’antichissima varietà di mandorla, la mandorla della Trinità o la “cuvia femminella”, per salvarla dall’estinzione. Si tratta di una madorla rarissima e rintracciabile solo in microclimi vulcanici e montani, proprio come l’appezzamento di terra ereditato, a ridosso del monte Lauro un vulcano non più attivo. Il metodo tradizionale consiste nel ricavare il portinnesto dalla semina di tre mandorle amare, il numero tre risale alle credenze religiose e scaramantiche del mondo contadino ed è legato al concetto di trinità da cui si sceglie, a germogliatura fatta, la piantina più forte che diventerà il portinnesto della varietà desiderata. In questo modo, gli alberi sono più resistenti ai patogeni locali e il mandorleto è molto più longevo. Insieme al marito, chef australiano, realizza corsi di cucina anche a base di mandorle con ricette antiche ma dalla mandorla nasce una rete che lega le altre produzioni del territorio.
L’origano di qualità
Per la categoria «Sostenibilità» l’Oscar green è andato ad Andrea Scuto, 27 anni di Catania, la cui passione per la tutela ambientale lo ha spinto a dedicarsi alla produzione di piante di origano che derivano tutte da un’unica pianta madre cresciuta spontaneamente nelle campagne limitrofe all’azienda che si trova a Carlentini. Adesso ne ha circa 30.000 alle quali vanno sommate quelle di rosmarino. L’obiettivo che il giovane imprenditore si è posto si basa su 2 principi fondamentali: la qualità e il mantenimento dell’ecosistema. La prima è fornita principalmente dalle operazioni di raccolta e post-raccolta effettuata rigorosamente a mano per mantenerne l’integrità, seguita da un’essiccazione all’ombra per ridurre al minimo la degradazione dei composti aromatici dell’origano causata dai raggi solari. Utilizzare sistemi bio soprattutto nella lotta contro gli afidi realizzata con l’utilizzo del cardo (endemico in molte zone della Sicilia) come specchio per le allodole nei confronti di questi insetti. Vende la produzione alla grande distribuzione ma il suo obiettivo subito dopo il conseguimento della laurea è quello di avere canali commerciali dove la specificità del prodotto assuma il valore aggiunto.
L’olio di iperico
Per la categoria «Creatività» il premio è stato assegnato a Michele Ricupero, 30 anni. L’imprenditore di Canicattini Bagni (Siracusa) alla produzione di olio d’oliva e rispolverando le conoscenze del territorio tramandate da generazioni ha aggiunto quella di l’olio di iperico. Quello che viene conosciuto come un elisir della pelle, perché cicatrizzante è ottenuto dalla macerazione dei fiori freschi dell’Hypericum perforatum (o erba di San Giovanni) con olio di oliva, chiuso in contenitori di vetro ed esposti al sole per un mese. Successivamente viene filtrato e confezionato in dispenser da 50 ml. La macerazione consente di trasferire, dai fiori all’olio, i carotenoidi (dalla colorazione rossa o arancio che danno il colore all’unguento e che il nostro organismo trasforma in vitamina A) e i flavonoidi (ipericina, rutina, quercetina e iperoside). L’olio di iperico è impiegato fin dall’antichità per le sue proprietà cicatrizzanti ed emollienti, capaci di stimolare la rigenerazione cellulare. Per questo motivo è usato da sempre contro le ustioni, l’eritema solare, in caso di macchie della pelle, cicatrici, e segni provocati dall’acne, inoltre possiede un’azione analgesica sui dolori articolari.
L’orto matto
Nella categoria «Noi per il sociale» ha vinto l’orto matto di Luca Cammarata di San Cataldo, curato da degenti del dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Caltanissetta che lavorano, con migrati minorenni non accompagnati, in un’azienda agricola confiscata mafia. Zappano, seminano, piantano, raccolgono e vendono direttamente i loro ortaggi al Mercato campagna amica. Il progetto “Orto matto” vede una sinergia tra l’imprenditore, l’associazione “Tam Tam”, l’Asp di Caltanissetta. Insieme, per il terzo anno, hanno realizzato una vera e propria filiera di benessere e azione sociale. I minori arrivati dal Centro Africa, sono anch’essi impegnati nel rapporto con la clientela al Mercato e così hanno la possibilità di inserimento basato sul lavoro. Il tutto uscendo dalla routine della vita nella le comunità che li accolgono. Dall’anno prossimo l’associazione potrà lavorare in altro bene confiscato alla mafia e quindi, continuando il progetto, si spera di far diventare quello che ora appare come straordinario, un momento di ordinario lavoro.
Campagna amica
Nella categoria «Campagna Amica» il premio è andato a Gabriele Butticè, che con i suoi 22 anni, è il più giovane vincitore di quest’edizione. Ha creato un’azienda a Serradifalco in provincia di Caltanissetta che si dedica alla produzione di ortaggi, fiori e melagrana, su cui ha scommesso. Ha un diploma di ragioniere e non ha voluto continuare gli studi proprio per dedicarsi alla campagna. La scelta di vendere nei Mercati Campagna Amica è stata dettata anche dalla posizione geografica dell’azienda ma soprattutto perché in questo modo i consumatori mantengono il contatto diretto con chi produce. Butticè ha anche iniziato ad offrire lavoro ed infatti impiega manodopera con cui collabora.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA