«Così il mercato di salvaguardia ha ucciso la mia azienda»

Di Redazione / 25 Maggio 2023

«Nel dicembre 2022 ho segnalato a La Sicilia la minaccia del mercato di salvaguardia e avendola vissuta personalmente alla Raviol D’Oro nei mesi successivi a quanto pubblicato, ho nuovi elementi. Nei fatti, la “salvaguardia” (il virgolettato è d’obbligo), si è dimostrata un meccanismo senza uscita dove sei costretto a pagare quasi il 200% in più, sino alla morte dell’azienda malcapitata». Comincia la lettera di Giuseppe Chillemi.
«Vi spiego – ha aggiunto – noi abbiamo provato ad andare avanti e trovare una soluzione tentando di cambiare fornitore ma nessuno ci ha voluto, costringendoci così a pagare cifre incredibili. Questo accade perché chi entra in salvaguardia è solitamente un soggetto debole che ha bollette arretrate o paga costantemente in ritardo, cosa comunissima dopo due anni di Covid e raddoppio di tutti i costi. In questo scenario, scatta un meccanismo che non è scritto ma esiste: quando proverai a salvarti spostandoti verso altri fornitori, avendo dei debiti con quello attuale, tutti si rifiuteranno di prenderti perché sei “macchiato”, in quanto per regolamento, se tu non riuscirai a saldare il tuo debito, devono pagare loro quello che avevi col precedente fornitore. Non volendoti nessuno sarai costretto a rimanere sotto la morsa della salvaguardia sino a che non ti avrà prosciugato del tutto. Se il gestore con cui hai una rateazione è quello stesso di salvaguardia, allora pagherai i tuoi nuovi acquisti con un tasso effettivo di maggiorazione di quasi il 200% in più rispetto al nord, e ripeto, senza possibilità di uscita. Ricordo che il tasso bancario di usura per il secondo trimestre 2023 è del 24,68% per i crediti revolving.
A tutto questo si aggiunge la beffa del bonus energia. Per usufruirne, devi presentare un calcolo che dimostri una cospicua maggiorazione prezzo rispetto al 2019. Questo si ottiene dal proprio fornitore ma se lo hai cambiato almeno una volta, come tutti quelli in salvaguardia, non è automatico: occorre rivolgersi a consulenti che chiederanno sino a 600 euro per periodo di riferimento. Inoltre, non è scritto a chiare lettere nelle leggi se questo credito è usabile da chi ha difficoltà economiche ed ha oltre 1.500 euro di arretrati col fisco in quanto, dopo tale soglia, l’agenzia delle entrate ti vieta la compensazione dei crediti. Rimane l’opzione di cederli ma abbiamo già visto con i crediti edilizia, che in assenza di certezze normative, le banche acquirenti non comprano.
Lo stabilimento Raviol D’oro di Belpasso, è ormai chiuso da un mese e mezzo, anche grazie a tutto ciò. Essere costretti a pagare una fornitura il 200% in più perché si è in un debito in cui non puoi uscire, non è da paese dove per anni si è combattuta l’usura. Esistono norme a tutela dei cittadini e delle aziende che, con l’occhio avveduto dei magistrati, potranno essere usate per inquadrare più correttamente cosa sta subendo chi è nel mercato di salvaguardia ed è senza possibilità di uscita».

Pubblicato da:
Fabio Russello
Tag: caro energia giuseppe chillemi