Clima, in Italia un’impresa su tre è a rischio e la Sicilia è tra le più esposte

Di Redazione / 17 Ottobre 2022

In Italia un’impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali. Lo rileva lo studio Crif-Red, presentato in anteprima al Crif Finance Meeting di Milano, che analizza gli impatti dei rischi naturali e dei cambiamenti climatici sulle aziende italiane, odierni ma anche futuri, in un orizzonte al 2050.

Da un punto di vista settoriale, agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti nel contesto prospettico, mentre il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%.

Lo studio quantifica le perdite medie annue attese derivanti dagli impatti dei rischi fisici. Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato odierno delle aziende. Il dato è ancora più significativo se si considera che per effetto del cambiamento climatico, tali perdite cresceranno al 2050 di circa l’8%.

Si stima che nel 2021 i disastri naturali abbiano causato più di 10mila morti e 250 miliardi di dollari di danni economici in tutto il mondo. In Italia, commenta Giuseppe Dosi, Head of Insurance di Crif, «sebbene la numerosità e sinistrosità degli eventi meteorologici catastrofali sia in crescita, la penetrazione delle polizze a garanzia contro perdite innescate da eventi climatici rimane marginale. Secondo dati Ania le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono ancora scarsamente diffuse. E se tradizionalmente l’Italia sconta un protection gap rispetto ai principali Paesi europei, la carenza di protezione assicurativa nei confronti di eventi catastrofali sembra dovuta anche ad alcuni fattori strutturali».

Per quanto riguarda il rischio frane, lo studio rivela che le province interamente ubicate in zone montuose, in particolare nelle Alpi, sono quelle più esposte. Aosta, Sondrio, Trento e Belluno presentano più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto.

Il rischio inondazione è elevato nelle province ubicate nella bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) o in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise (Genova e Catania).

In termini di forti precipitazioni la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate. Il rischio da ondate di calore (per il quale si presentano i dati estratti in condizioni di clima previsto per il 2040-2049) risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po.

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Pubblicato da:
Fabio Russello
Tag: cambiamento climatico catania