Tutto sembra fermo, eppure c’è un movimento frenetico. E silenzioso. Nella lotteria delle Camere di Commercio – primo premio in palio: il controllo dell’aeroporto di Catania – c’è un’altra estrazione. Sulla ruota di Roma: a Montecitorio alcuni tentativi di modificare la già tormentata mappa siciliana. Il più ambizioso è di Stefania Prestigiacomo, autrice della norma del “Sostegni-bis” (annoverata da Sergio Mattarella fra quelle «del tutto estranee, per finalità e materia, all’oggetto del provvedimento») che in teoria ha smembrato la Camera del Sud-Est, lasciando Catania da sola e accorpando Siracusa e Ragusa con Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
Ma l’operazione – sostenuta da Lega, M5S e Pd – è rimasta incompiuta, soprattutto per il nodo dei commissari. E così l’ex ministra siracusana torna alla carica. Con un emendamento al decreto legge sull’attuazione del Pnrr, in commissione Bilancio propone modifiche proprio all’articolo di legge di cui è madrina: i commissari non saranno più “ad acta”, ma avranno pieni poteri sulle «nuove» (altra aggiunta) CamCom; i prescelti, inoltre, potranno essere segretari generali degli enti camerali o dirigenti pubblici, ma anche «esperti di comprovata esperienza».
Il senso è chiaro: accelerare sugli accorpamenti con commissari plenipotenziari; ma soprattutto avere più agibilità sulle scelte. E qui urge un ripasso delle nomination. La prima coppia di aspiranti commissari finita sul tavolo di Giancarlo Giorgetti era composta da due esponenti di vertice degli Ordini dei commercialisti di Siracusa e Catania: Massimo Conigliaro e Roberto Cunsolo, graditi a Prestigiacomo col placet del segretario regionale della Lega, Nino Minardo, fra i firmatari del precedente emendamento. Ma, al di là dei requisiti, al ministero dello Sviluppo economico la pratica s’inabissa.
E, dopo il silenzio estivo, Giorgetti trasmette a Nello Musumeci (con il quale, per legge, deve concordare le nomine) tutt’altri due papabili: l’ex prefetto Claudio Sammartino e la dirigente regionale Alessandra Di Liberto, stimata da Gaetano Armao e soprattutto dall’ex direttore delle Finanze, Benny Mineo, ora segretario generale al Mise. Palazzo d’Orléans risponde con rispettoso gelo e il ministro inverte l’approccio: indicameli tu, i nomi. Dopo consultazioni (e voci su alcuni dirigenti, fra cui Ignazio Tozzo), Musumeci invia a Roma il duo finale: lo stesso Conigliaro caro a Prestigiacomo e Pucci Giuffrida, commercialista etneo di prestigio. Ma Giorgetti non firma. «Sono professionisti, non si può per legge», filtra dal ministero.
Si potrebbe, invece, se nel testo finale del dl passasse la modifica dalla deputata forzista. Che però non reca la firma del deputato Minardo. «L’altra volta c’era un respiro territoriale, questo sembra un accanimento su una questione di nomine», trapela da fonti leghiste. Il Pd, che nella prima occasione votò a favore con Fausto Raciti, sembra defilato. E anzi si parla di un certo interessamento di Enzo Bianco presso il Mise per la causa catanese. E potrebbe sfilarsi anche il M5S. Il deputato Filippo Perconti ha infatti presentato un altro emendamento (ma alla legge di bilancio, in commissione Attività produttive) in cui chiede di modificare l’ultima mappa siciliana «illogica e poco coerente». Perconti propone di unire Ragusa e Siracusa, slegandole dalle altre tre centro-occidentali. Ma la richiesta (100 milioni di onere finanziario l’anno) ha poche chance, perché andrebbe modificata la riforma nazionale delle CamCom, che vieta di creare anche un solo ente in più dei 60 fissati nel 2016.
Eppure la notizia in controluce, confermata da fonti pentastellate, è che, in caso di bocciatura, ci sarebbe pronto un emendamento alternativo. Per sopprimere, in subordine, la “legge Prestigiacomo”. E ripristinare lo status quo ante. Con Catania, Siracusa e Ragusa di nuovo assieme. A proposito: oggi, alla vigilia del nuovo blitz in commissione Bilancio, si riuniscono i vertici regionali di Unioncamere. Nel silenzio del governo regionale, potrebbero essere proprio i diretti interessati ad alzare la voce.