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IL CASO FONTANAROSSA

Camera di Commercio del Sud-Est e aeroporto di Catania: il domino del potere arriva a Roma

Interpellanza di Barbagallo (Pd) al ministro Urso: «Nesso fra ritardi su vertici dell’ente e privatizzazione ferma». Il commissario: «Nessuna inerzia». Sac: «Solo bugie e voci da osteria»

Di Mario Barresi |

L’eterno chiacchiericcio sui giochi di potere per conquistare Fontanarossa è diventato un atto parlamentare. Anthony Barbagallo, deputato nazionale del Pd, ha depositato un’interpellanza urgente indirizzata ad Adolfo Urso, ministro (siciliano) delle Imprese e del Made in Italy.

Due fitte pagine in tutto. Ma il senso è condensato in questo passaggio: «Viene spontaneo chiedersi se vi sia un legame tra i ritardi riscontrati nel mancato rinnovo degli organi della Camera di commercio Sud Est Sicilia e quelli connessi alla pubblicazione del bando di gara per la vendita delle quote di Sac Spa – scrive Barbagallo – poiché il controllo della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, attraverso un commissario politico, potrebbe consentire una modifica delle regole di vendita, a valle di un declassamento dei servizi e dello standing dell’aeroporto di Catania».

La tesi

La tesi del segretario regionale del Pd è dunque che ci sia una sorta di “disegno” per ritardare, in parallelo, il rinnovo dei vertici della Camera di Commercio (proprietaria del 60,64% di Sac, dunque socio di maggioranza assoluta), oggi guidata da Antonio Belcuore, commissario straordinario nominato dal governo regionale, e l’iter della privatizzazione della stessa Sac, che gestisce gli aeroporti di Catania e Comiso.

Sulla prima questione Barbagallo parte dalla data di designazione di Belcuore (11 gennaio 2023) «con l’incarico di rinnovare gli organi della Camera di Commercio». Precisando che «tuttavia ad oggi, dopo quasi due anni, il commissario Belcuore è riuscito solo a emanare un bando nel maggio 2024 che è stato, però, subito ritirato con varie scuse». E dunque «di fatto, allo stato attuale, nessuna procedura di rinnovo è stata messa in atto». E dunque il quesito al ministro: quali sono «le motivazioni che impediscono il rinnovo dei vertici e la fine del commissariamento»?

Lo abbiamo chiesto al diretto interessato. «Di tutto possono accusarmi, tranne che di inerzia», premette a Belcuore a La Sicilia. Dettagliando che, nonostante la sua nomina risalga al gennaio dello scorso anno, ha dovuto «attendere l’11 dicembre 2023, ovvero la data della sentenza della Corte costituzionale che ha definitivamente sancito la regolarità della Camera unica del sud-est» per poter «esercitare pienamente le mie funzioni». A partire da gennaio 2024, prosegue, «è stata avviata la procedura per il rinnovo degli organi camerali, sospesa su mandato dell’assessorato delle Attività produttive a seguito di segnalazioni ricevute da diverse associazioni di categoria circa alcune contraddizioni e le modalità di verifica dell’avvenuto pagamento delle quote associative».

In sostanza: visto che il “potere” elettivo di ogni sigla è basato sul numero di imprese rappresentati, per evitare i giochetti del passato si cerca un metodo oggettivo per certificare il peso associativo. Dunque lo stop&go: il commissario ha fatto ripartire il gioco dell’oca camerale dalla casella di partenza. Consultandosi prima con chi lo ha nominato: il governo regionale. «Per risolvere le problematiche sollevate, la Camera ha convocato l’11 luglio 2024 tutte le associazioni al fine di trovare delle soluzioni condivise soprattutto in merito alla definizione delle modalità di tracciamento delle quote associative e le ultime considerazioni – conclude Belcuore – sono arrivate solo di recente».

Presente e futuro

Ma la parte più delicata dell’interpellanza di Barbagallo riguarda il presente e soprattutto il futuro di Fontanarossa. Il deputato, che è anche capogruppo dem in commissione Trasporti, afferma che Sac, a maggio scorso, «ha conferito incarico, così come da mandato ricevuto dai soci e da successiva pubblica gara, alla Banca Mediobanca per procedere alla vendita della maggioranza delle quote». E ricorda che la CamCom «aveva stabilito un miliardo di euro come base d’asta, la gara a rilancio libero, l’inefficacia dal punto di vista delle quote di capitale, di eventuali aumenti del capitale stesso non votati all’unanimità, ma soprattutto aveva indicato, in 60 giorni, il tempo necessario per la vendita delle quote».

Nel citare un altro aspetto («l’aumento spropositato dei prezzi dei parcheggi, lievitati in pochissimo tempo del 20% e del 30%, con punte del 50% per la sosta breve»), l’esponente dem arriva al dunque: «Appare singolare il fatto che nel momento chiave di una privatizzazione miliardaria, si sia scatenata una bufera sul prodotto in vendita, nel silenzio dei soci pubblici». E cita non meglio precisate «voci gravi» secondo le quali il ritardo sarebbe «motivato da interessi che vorrebbero far scendere il prezzo di vendita, indicato a suo tempo dal socio di maggioranza, e poterne indirizzare il percorso di privatizzazione su soggetti ben precisi». Ciò, secondo il segretario siciliano del Pd, spiegherebbe perché «a partire dal maggio 2023, all’improvviso, lo standing ed i servizi del sistema aeroportuale di Catania e Comiso hanno manifestato un repentino e brusco deterioramento difficile da spiegare in considerazione del fatto che fino a pochi mesi prima era una realtà in crescita e, anche se con margini di miglioramento, con buoni bilanci».

Lo scenario disegnato da Barbagallo è a tinte fosche: «La situazione appare molto confusa e si rincorrono voci sul fatto che tale ritardo sia motivato da interessi che vorrebbero far scendere il prezzo di vendita, indicato a suo tempo dal socio di maggioranza, e poterne indirizzare il percorso di vendita su soggetti ben precisi».

Sulla privatizzazione il commissario Belcuore è netto: «Non ho mai prodotto un solo atto in difformità alla linea della precedente giunta camerale, con accordo unanime con tutti i soci, che era quella di andare avanti col mandato assegnato al cda di Sac».

“Bugie”

Nell’atto parlamentare di Barbagallo si tira in ballo anche la governance della società. Dalla quale arriva una dura presa di posizione contro il «cumulo di inesattezze, di voci da osteria e, soprattutto, di bugie» sull’aeroporto. Finora, spiegano, «non c’è mai stato alcun conferimento di incarico per la vendita della maggioranza delle quote», ma «i soci all’unanimità avevano dato mandato a Sac di selezionare gli advisor che avrebbero dovuto indicare le procedure da attivare per l’eventuale privatizzazione della società, proprio dando seguito all’indirizzo della dimissionaria giunta camerale, all’unanimità. La scelta è caduta su tre big dei rispettivi settori: un advisor bancario (Mediobanca), uno legale (lo studio Gianni&Origoni) e uno tecnico (la società Steer Davies Gleave) per «predisporre una proposta di percorso di privatizzazione da sottoporre ai soci».

I tre dossier

A che punto siamo adesso? I tre dossier sono stati preparati in parallelo e adesso, «in un imminente incontro fra il consiglio d’amministrazione e gli advisor», si arriverà alla quadra. Questo sarà il passaggio propedeutico per arrivare all’atto conclusivo: l’assemblea dei soci, ascoltata la relazione finale del cda, dovrà decidere «se e come procedere nel percorso di privatizzazione di Sac», il che, come anticipato dall’ad Nico Torrisi in una recente intervista al nostro giornale, dovrebbe avvenire «entro la fine dell’anno». La base d’asta di un miliardo, citata nell’interpellanza, «non è mai esistita» nel dossier, ma sarebbe «una stima personale di un ex vertice camerale sui giornali». Da Sac sottolineano che «è noto infatti come il valore di ogni società che intenda mettersi sul mercato si calcola utilizzando un multiplo dell’Ebitda». Inoltre, «gli advisor incaricati di tracciare un percorso per la privatizzazione, hanno potuto iniziare il proprio lavoro solo nel 2023, per basarsi su dati non influenzati dalla pandemia di Covid-19 e dalla successiva ripresa delle attività».

In questo contesto, oltre a rispedire al mittente il riferimento ai prezzi dei parcheggi («sono stati svolti lavori che hanno portato a un aumento dei posti auto e di conseguenza le tariffe si sono allineate con gli altri aeroporti nazionali»), i vertici di Sac rigettano la tesi del deprezzamento della società, rimarcando «le numerose iniziative in corso per lo sviluppo e l’espansione delle infrastrutture sia dello scalo di Catania che di Comiso, alimentate dalle risorse stanziate dai governi Meloni e Schifani con i Fondi di sviluppo e coesione, inclusa la realizzazione del nuovo Terminal B e il progetto Cargo, insieme alla crescita costante dei numeri e alle nuove rotte, come il volo diretto Catania-New York, smentiscono categoricamente le affermazioni riguardanti un presunto deterioramento dei servizi del sistema Catania-Comiso.

Al contrario, tali aeroporti godono di ottima salute e prospettive di ulteriore crescita». In conclusione, Sac «respinge con decisione le ricostruzioni inesatte contenute nell’interpellanza, confermando l’assoluta correttezza e trasparenza delle attività svolte.

Ma ormai la strada parlamentare è avviata. E l’interpellanza urgente di Barbagallo al ministro Urso sarà discussa in aula a Montecitorio il prossimo 25 ottobre.

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