Cam Com, dietro la secessione il risiko per la Sac: cosa succede ora a Fontanarossa

Di Mario Barresi / 10 Luglio 2021

La partita a scacchi, sottotraccia, durava da un paio di settimane. E ieri, poco dopo mezzogiorno, è arrivata quella che sembra la mossa finale. A Montecitorio, in commissione Bilancio, viene approvato – un emendamento al decreto “Ristori-bis”. La norma, proposta da Stefania Prestigiacomo, non c’entra nulla con le misure per la crisi legata al Covid. Ma ridisegna la mappa delle Camere di Commercio in Sicilia, con conseguenze sui rapporti di forza (e di potere) alla Sac e sul progetto di privatizzazione di Fontanarossa. 

In pratica si smembra la super Camera del sud-est siciliano: Siracusa e Ragusa, seppur ad alcune condizioni, si sciolgono da Catania, unendosi a Caltanissetta, Agrigento e Trapani. In effetti una prima versione dell’emendamento, poi ritirata, prevedeva una Camera autonoma Siracusa-Ragusa, ma l’istituzione, in deroga alla legge nazionale che fissa il numero massimo di enti, era molto più complicata dal punto di vista giuridico e soprattutto politico.

Nell’emendamento c’è un raffinato riferimento alle «competenze» e all’«autonomia» della Regione Siciliana. Che, secondo il decreto, «può provvedere, entro il 31 dicembre 2021, a riorganizzare il proprio sistema camerale e a recedere dagli accorpamenti già effettuati o in corso», a patto che ci sia il «rispetto degli indicatori di efficienza e di equilibrio economico»  e che si assicuri ai nuovi enti «la dotazione finanziaria e patrimoniale detenuta» dalla precedenti Camere. Ma la vera norma ad Stefaniam è il secondo comma dell’emendamento. Quella in cui «nelle more» degli adempimenti della Regione, con decreto del ministero dello Sviluppo economico, d’intesa col governatore Nello Musumeci, saranno nominati due commissari ad acta: uno a Catania e uno a Ragusa-Siracusa-Caltanisetta-Agrigento-Trapani.

L’ex ministro forzista esulta a voce alta: «Sono particolarmente orgogliosa di essere riuscita, dopo una battaglia politica durata sei anni». Prestigiacomo è la regista dell’operazione, ma non l’unica protagonista. C’è un asse trasversale, in cui la Lega (che ha incassato il decisivo placet del ministro Giancarlo Giorgetti) è decisiva. Il deputato modicano Nino Minardo, segretario siciliano del Carroccio, si materializza poco dopo: «È un’ottima notizia che restituisce dignità, opportunità e speranza alle attività produttive della Sicilia sud-orientale, chiudendo uno dei peggiori capitoli, una lunga fase di tagli e di atrofizzazione per gli enti camerali».

Ma anche il M5S, in cui il ministro Federico D’Incà s’è speso con discrezione, rivendica il risultato. «Abbiamo corretto l’errore commesso dai governi precedenti, ponendo fine a un periodo anomalo per il tessuto economico-produttivo siracusano», affermano i deputati Filippo Scerra e Paolo Ficara, accomunando nella «prova di maturità politica», oltre a Prestigiacomo e Minardo, anche il dem Fausto Raciti, fra i sottoscrittori dell’emendamento. E incalzano la Regione: «Ora bisogna mettere in pratica la norma, ci auguriamo che il governo Musumeci agisca in fretta».

Da parte sua, l’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, non anticipa le prossime  mosse. «Studieremo il dossier». Ma una considerazione la esprime: «L’onorevole Prestigiacomo conosce molto bene il territorio e apprezzo il suo lavoro. Il governo regionale aveva provato a ottenere la Camera autonoma di  Siracusa e Ragusa, ma l’allora ministro Calenda bocciò la deroga. All’epoca quella proposta aveva un fondamento».

Che dietro la secessione da Catania ci sia il “risiko” di Fontanarossa non è un mistero. Lo ammette la stessa Prestigiacomo: «È stato sventato quel disegno di “fagocitazione”»  di Siracusa e Ragusa, che «portava con sé l’operazione scellerata della vendita dell’aeroporto, che forse di quel progetto era la ragione vera e inconfessabile». E  «svendere un gioiello di famiglia, con i conti in ordine e dalle immense potenzialità, per coprire buchi, consentiti nei bilanci delle Camere di Commercio dalle nefaste stagioni passate, sarebbe un rimedio peggiore del male, a non voler pensare di peggio».

La reazione del presidente dell’attuale Super Camera sta in tre parole: «È una follia». Pietro Agen, sul filo dell’ironia esterna «un sentito ringraziamento all’onorevole Prestigiacomo, perché i problemi non ce li ha Catania, ma Siracusa e Ragusa, che finiscono in uno stranissimo calderone di realtà distanti e diverse. Io sono sereno, chi deve protestare adesso sono le imprese aretusee e ible…». Agen nutre molti dubbi sulla sostenibilità economica dell’operazione («sono tutti in mezzo a una strada, per la situazione pensionistica») e dà una chiave di lettura politica all’emendamento: «Un blitz di bassa Lega», in cui si evidenzia «un siluro leghista lanciato su Musumeci, a cui si scarica il barile di accertate una fattibilità improponibile».

E ora che succede a  Fontanarossa? «Se il progetto, come ammette la Prestigiacomo, è cambiare gli assetti alla Sac può stare serena: la Camera di Catania, assieme a Comune e Città metropolitana deterrebbero la maggioranza, al netto delle azioni della Regione con l’Irsap».

Agen lancia due accuse pesanti. La prima è sul «rischio di voler tornare al vecchio aeroporto che piaceva tanto all’ex ministra e ai suoi amici, quello in cui Catania, grazie alla raffica di assunzioni clientelari negli anni, era al primo posto per numero di dipendenti in rapporto ai passeggeri», un trend «invertito dalle successive gestioni, e azzerato dalla gestione manageriale dell’ad Nico Torrisi, che ha pure cancellato l’affidamento del commerciale non aviation con concessioni allegre».

La seconda accusa è sulla privatizzazione: «Quelle della Prestigiacomo sono minacce gravissime, proprio quando la finanza di tutto il mondo guarda a un processo importante e trasparente. C’è più di un elemento – sbotta Agen – affinché la magistratura apra un’inchiesta per aggiotaggio, verificando se magari c’è qualcuno che abbia interesse a far abbassare il valore di Sac».

Twitter: @MarioBarresi
 

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo
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