PALERMO – «Sogno o son desto? I sindacati, che hanno da sempre condiviso con noi le battaglie contro i ribassi eccessivi nelle gare d’appalto che favoriscono l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle opere pubbliche, ora chiedono il ritiro del disegno di legge all’esame dell’Ars che finalmente limita la corsa ai ribassi? Non è possibile che i sindacati vogliano la mafia negli appalti». Lo scrive in una nota l’Ance Sicilia.
«Quando si difendono metodi che favoriscono scientificamente la corsa ai ribassi elevati si fa solo ideologia – prosegue l’Ance Sicilia -. Quella cieca ideologia di cui si innamorò il precedente governo nazionale, che nel 2016 con il Codice degli appalti e le successive modifiche peggiorative impose all’Italia gli attuali scellerati meccanismi di determinazione della soglia e dell’esclusione automatica. Da allora il settore è stato devastato e tutte le gare sono state aggiudicate con ribassi sempre crescenti, fino all’attuale costante di una media superiore al 50%. A questo punto i sindacati dicano da che parte stanno. Perché la Sicilia, che già ha pagato con 100mila posti di lavoro persi i danni di quella ideologia e che ora sta pure subendo, come il resto del Paese, le conseguenze di un’altra ideologia, non debba anche scoprire che ci sono manovre tendenti a piegare l’istituzione sindacale a un atteggiamento puramente ideologico che risulta alla fine nemico del lavoro vero e della trasparenza, il che potrebbe sembrare un ossimoro».
«Restiamo sbigottiti – dicono i segretari siciliani di Cgil, Cisl e Uil – dalle affermazioni dell’Ance Sicilia, a cui ancor prima delle parole risponde il nostro impegno a tutti i livelli, nazionale e regionale, sul fronte della legalità, della lotta alla mafia e dell’incessante impegno per la trasparenza nel settore degli appalti». Per Michele Pagliaro, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone, «sono di fondamentale importanza la lotta alla corruzione, la capacità di prevenzione e contrasto alla infiltrazione mafiosa, la gestione trasparente delle procedure di gara eliminandone gli ambiti di discrezionalità, la corretta applicazione del Codice, la qualificazione delle imprese attraverso il rating di qualità, la riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti, la corretta applicazione dei contratti di lavoro e il contrasto al fenomeno del lavoro sommerso e irregolare e ai processi di dumping contrattuale».
«Su questi temi per noi imprescindibili – affermano – siamo stati e saremo sempre disponibili a un confronto anche a breve con l’Ance, come con qualsiasi altro interlocutore istituzionale o datoriale. Crediamo dunque – concludono- che i costruttori siciliani abbiano frainteso grossolanamente la nostra posizione».