Bonus edilizi e crediti incagliati, «c’è chi cede al 50% per sopravvivere alla crisi»

Di Mario Barresi / 10 Aprile 2023

L’ultima segnalazione l’ha ricevuta un paio di giorni fa. Un imprenditore edile, in debito d’ossigeno (con qualche centinaia di migliaia di euro di superbonus “incagliati”), racconta Rosario Fresta, «mi ha addirittura chiesto se conoscessi qualcuno a cui rivolgersi per poter vendere il credito fiscale, anche perdendoci fino al 40 per cento del valore». La riflessione è amara: «Così, davvero, non si può più andare avanti».

Il presidente di Ance Catania, ovviamente, non ha assecondato la richiesta del suo interlocutore, eppure assicura che «di persone che fanno questo tipo di strozzinaggio, approfittando della debolezza degli imprenditori, in giro ce ne sono diversi».

L’identikit

Sull’identikit Fresta è molto circostanziato: «Grossi gruppi imprenditoriali, non soltanto del mondo delle costruzioni, senza problemi di liquidità, che hanno tutto l’interesse a comprare un plafond da utilizzare per pagare le tasse», ma in campo ci sono anche studi legali, importanti commercialisti e notai». La compravendita, dunque, avviene in ovattate stanze di professionisti, alcuni dei quali «magari conoscono la situazione di difficoltà che vivono alcuni imprenditori a causa dello stop alla cessione dei crediti» e talvolta sono «anche loro stessi a consigliare ai potenziali compratori a chi rivolgersi per questo tipo di operazione».

Fresta conosce molto bene il mercato delle costruzioni e dell’edilizia. E per questo ha l’onestà di ammettere che «molto spesso in questa situazione si trova chi ha fatto il passo più lungo della gamba». Cioè chi, nella frenesia di cavalcare l’onda del superbonus (a un certo punto la domanda di interventi era di gran lunga superiore all’offerta delle aziende del settore), «s’è improvvisato imprenditore edile o magari general contractor specializzato nella riqualificazione e nell’efficientamento energetico», pur non avendo competenze né esperienza, ma soprattutto, ricorda il presidente di Ance Catania, «buttandosi a capofitto su cantieri anche importanti, pur non avendo le spalle ben coperte». Anche se, ammette, «la legge lo consentiva».

Il boom dei lavori in stile “non si preoccupi, paga tutto lo Stato” è certificato da numeri impressionanti anche a livello regionale: secondo l’ultimo report Enea, infatti, fino a luglio scorso si contavano 15.427 ristrutturazioni per un controvalore di 2,7 miliardi di euro di spese asseverate.

Il quadro

Ma ora il quadro è cambiato. E le imprese edili siciliane soffrono ancor di più rispetto a quelle di regioni in cui il rapporto con le banche è meno tormentato. «Quando si ha bisogno di soldi, per pagare i dipendenti e i fornitori che incalzano, avere così tanti soldi e non poterli utilizzare rischia fi farti uscire di testa», ammette Fresta. Che ha raccolto un lungo campionario di casi borderline. «Siamo arrivati a una media di 30-35 euro di “sconto” ogni 110 di credito da vendere a chi fa offerte sempre più al ribasso». E questo mercato «non riguarda soltanto noi imprenditori edili. Ma anche altri professionisti del settore, come ingegneri e architetti: ma per loro si tratta di crediti, con importi minori, di lavoro intellettuale, mentre dietro agli importi bloccati agli imprenditori ci sono costi di forniture e manodopera»,

Il protocollo d’intesa

Il presidente di Ance Catania ricorda il monitoraggio svolto a livello territoriale dall’associazione dei costruttori edili: «La situazione, sui crediti incagliati, è drammatica in quasi tutte le province siciliane». E però c’è una prima risposta all’orizzonte: «In attesa di una giusta apertura delle banche, ci siamo impegnati con Confindustria Catania per dare ai nostri associati un punto di riferimento in un contesto di caos e di potenziali compratori poco trasparenti». Le due associazioni, venerdì prossimo, firmeranno un protocollo d’intesa sui crediti del superbonus. L’ennesima declamazione cartacea di buoni propositi? Fresta sostiene di no: «Abbiamo studiato, assieme al presidente Antonello Biriaco, un modo concreto per fornire agli imprenditori edili un prezzo congruo per la cessione dei crediti. Ancora non c’è una cifra, ma in base alle prime proiezioni potrebbe essere l’80% sul totale dell’importo incagliato. E a Catania, dunque, Ance e Confindustria forniranno un elenco di aziende e di soggetti disponibili all’acquisto dei crediti in condizioni eque». Una “white list” per evitare brutte sorprese, e soprattutto «lo strozzinaggio del superbonus». Vedremo come andrà, ma è un primo passo.

Twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo
Tag: ance catania superbonus 110