Nel 2020 i Comuni siciliani risentiranno della perdita di gettito che si è determinata a causa del lockdown. L’analisi è contenuta nel report della Banca d’Italia sugli indici economici-finanziari della Sicilia nel 2019 e nel primo semestre del 2020. I bilanci dei comuni sono stati messi sotto pressione dagli effetti della pandemia, che ha inciso sulle maggiori spese necessarie per gli aiuti alle famiglie e le imprese a fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Tra le spese correnti, sono cresciuti gli acquisti di beni e servizi, mentre la spesa per il personale, che negli ultimi anni ha risentito dei vincoli normativi alle assunzioni, ha continuato a ridursi. A fronte di queste spese, i Comuni hanno ricevuto trasferimenti erariali e regionali. C’è stato anche un impatto negativo sul fronte delle entrate, che in larga parte hanno risentito del blocco delle attività economiche.
All’appello mancano l’imposta di soggiorno, l’imposta sulla pubblicità, l’Imu sulle strutture turistiche, alla Tosap, alla Tari per gli esercizi commerciali sospesi.
«L’impatto non si è limitato alle entrate correnti, ma anche, in alcuni casi, all’entrate in conto capitale – ha detto Antonio Lo Nardo, uno dei redattori del report – Si pensi, per esempio, al blocco delle attività edilizie che ha comportato un calo di gettito degli oneri di urbanizzazione».
Nel complesso la situazione finanziaria degli enti territoriali in Sicilia si connota per la presenza di elevati disavanzi dovuti prevalentemente agli accantonamenti per le anticipazioni ricevute in passato dallo Stato e alla presenza di elevati crediti di dubbia e difficile esazione. Un terzo della popolazione regionale risiede in Comuni in dissesto o che hanno adottato piani di riequilibrio finanziario.