CAGLIARI, 10 MAR – Poetto di Cagliari in versione
lockdown, ma il Covid questa volta non c’entra niente: i baretti
in riva al mare sono chiusi per protesta, in concomitanza con la
manifestazione nazionale a Roma.
“Oggi chiudiamo contro l’esproprio delle nostre attività”, si
legge in un manifesto davanti alle Palmette, uno dei chioschi
più frequentati del Poetto.
Molti i gestori dei baretti che stanno partecipando alla
manifestazione in piazza Santi Apostoli. Dal 2024 le concessioni
balneari andranno a bando – queste le ragioni della
mobilitazione – e le nuove regole non danno certezze per il
futuro delle attività. “Siamo con loro – spiegano in spiaggia
due abituali clienti – perché questa situazione rischia di
portare via il lavoro a tutti i concessionari che in questi anni
hanno investito decine di migliaia di euro. Senza bar e senza
servizi il Poetto è più triste. E oggi c’è anche meno gente del
solito”.
È il primo sciopero della storia dei baretti di Cagliari: 17
titolari dei chioschi che hanno deciso di protestare tutti
insieme. C’è anche il rischio che le decisioni del governo
possano ora far aumentare i prezzi dei servizi: dagli apertivi
ai lettini per prendere il sole. Di mezzo c’è anche un
indennizzo fantasma sparito durante la contrattazione. “Una
buona parte della politica sembra sorda – racconta da Roma
Alessandro Murgia dell’Emerson – soprattutto dopo quello che
abbiamo sopportato in questi ultimi anni. Abbiamo creato un
lavoro anche da cinquant’anni. Io lo faccio da 35 anni: non
possiamo cambiare lavoro da un giorno all’altro. il governo deve
tutelare queste attività”. Rincara la dose Luciano Spiga
dell’Oasi: “Siamo in migliaia a Roma – spiega – anche tantissime
persone dal Sassarese, da Oristano, Alghero. È un ottimo
segnale: in una giornata bella come questa avremmo lavorato alla
stragrande. E invece siamo qui a combattere: è giusto che chi
frequenta le attività balneari sappia che cosa sta succedendo”.