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Addio al Reddito di cittadinanza: cosa c’è nel decreto lavoro all’esame del Governo

Cambia tutto (o quasi) e ci sarà la formazione obbligatoria

Di Redazione |

L’Assegno di inclusione dal primo gennaio 2024, come misura di contrasto alla povertà, che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza. E lo Strumento di attivazione in campo dal primo settembre 2023, come misura di avviamento al lavoro in cui la formazione diventa vincolante. Sono i due nuovi meccanismi, distinti tra chi non può lavorare e chi invece può, previsti nell’ultima bozza del decreto lavoro che andrà in Consiglio dei ministri il primo maggio. Riunione che sarà preceduta dal confronto domenica sera a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni ed i sindacati, che tornano alla carica.

«Non è questo il metodo che a noi piace: essere convocati la sera prima» dal governo che «la mattina dopo vara un decreto già fatto», attacca il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Che rincara: «Serve un cambiamento serio, non fare propaganda o mettere una coccarda il primo maggio». Anche il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sostiene che dopo sei mesi l’esecutivo «si ricorda del lavoro». Mentre il leader della Cisl, Luigi Sbarra, richiama al dialogo sociale sul modello Ciampi. Ma dal governo la ministra del Lavoro, Marina Calderone, respinge le critiche sottolineando che nel decreto ci sono «norme di buon senso» e assicurando che il confronto con le parti sociali «c’è e ci sarà».

Tornando al decreto sul lavoro, secondo la bozza, si chiamerà Assegno di inclusione il nuovo strumento di contrasto alla povertà che sostituirà il Reddito di cittadinanza. Potrà essere chiesto solo dalle famiglie in cui ci sono disabili, minori o over 60 e potrà arrivare a 500 euro al mese moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2 (2,3 nel caso di disabili gravi). L’Isee non deve superare i 9.360 euro. L’assegno verrà erogato per diciotto mesi e potrà essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi. Per avere il beneficio si dovrà iscriversi al sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl). Previsti inoltre incentivi: ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, sarà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero del 100% dei contributi previdenziali, nel limite di 8mila euro.

Per gli occupabili invece arriva lo Strumento di attivazione, che sarà pari a 350 euro ma erogato solo nel caso di partecipazione ad attività formative o a progetti utili alla collettività, per un periodo massimo di dodici mesi. Intervento anche sulle causali dei contratti a termine. Ma in arrivo c’è anche un nuovo taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe salire di un altro punto per i redditi medio-bassi, e più benefit aziendali detassati per i lavoratori con figli. Sul tavolo ci sono 3,4 miliardi dallo scostamento di bilancio. Che per i sindacati non bastano.

«Non sono una mancetta», replica il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, rimarcando la volontà del governo di «dare respiro» ai salari. Erosi dall’inflazione: nel primo trimestre, nonostante il rallentamento della crescita dei prezzi, il gap tra la dinamica dell’inflazione (Ipca) e delle retribuzioni contrattuali «rimane superiore ai sette punti percentuali», certifica l’Istat.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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