Trovata in Azerbaijan una “mensa” di 3.500 anni fa: il racconto (e l’emozione) dell’archeologo catanese Nicola Laneri

Di Redazione / 07 Luglio 2024

Immaginate una sorta di grande mensa, a pianta circolare e verosimilmente tutta coperta da un incannucciato, superorganizzata, con tanto di stoviglie di ceramiche e alloggiamenti per molti bracieri per cucinare per tante persone. Per di più, situata in una posizione panoramica, ben visibile dai viaggiatori che percorrevano la valle lungo il fiume Kura, probabilmente popolazioni nomadi del Caucaso meridionale.

Stiamo parlando di un insediamento di ben 3500 anni fa, il primo mai scavato fino ad oggi, emerso a Tava Tepe, in Azerbaijan, grazie al lavoro della missione GaRKAP, una collaborazione tra l’Università di Catania e il CAMNES di Firenze, l’Accademia delle Scienze di Baku e con il supporto finanziario del Ministero degli Affari Esteri e della Scuola superiore di Archeologia di Catania.

Una scoperta unica sia per il tipo di scavo da cui è emersa, che apre un nuovo filone di indagini archeologiche in Azerbaijan, sia per la funzione che può aver avuto e su cui gli esperti dovranno ora applicarsi.

Lo scavo è infatti unicum che potrebbe aprire nuove frontiere nello studio delle antiche civiltà caucasiche e sulla loro organizzazione. «È difficile trovare insediamenti come questo di questa epoca: generalmente si scavano i Kurgan (i tumuli sepolcrali costruiti sopra una tomba) oppure si cercano insediamenti fortificati da murature ciclopiche sulle montagne. Ma a tutti noi che ci occupiamo di questa regione ci interessa vedere come la componente nomadica si sia trasformata» dice il professor Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’Università di Catania, che co-dirige il progetto assieme al professor Bakhtiyar Jalilov dell’Azerbaijan National Academy of Science.

E infatti, il lavoro «iniziato nel 2018 con l’obiettivo di studiare le società del Caucaso Meridionale tra il IV e il I millennio A.C., e dopo aver scavato i cunicoli del 4 millennio, si è poi concentrato nello scavare questo insediamento del 1.500 avanti Cristo. Sapevamo dei gruppi gentilizi che risiedevano negli insediamenti dalle mura ciclopiche ma poco si sapeva degli insediamenti a valle».

«Abbiamo iniziato scavando delle strutture abitative ma poi abbiamo riscontrato la presenza di una struttura a pianta circolare del diametro di 15 metri che ne conteneva un’altra più piccola al suo interno» racconta l’archeologo italiano spiegando che quello che poteva sembrare un centro cerimoniale con l’avanzare degli scavi ha portato in luce ben altro.

«Abbiamo trovato un deposito di ceramiche e non ne capivamo il perché. Poi è emersa una zona che custodiva cumuli di cenere e ossa animali, resti di bracieri che servivano alla cottura di alimenti» i cui resti resistevano ancora dentro i contenitori ceramici. Quindi dal XV fino ad almeno l’VIII secolo Avanti Cristo le persone si ritrovavano qui per condividere il cibo ma il mistero ancora da scoprire è se lo facessero con un intento cerimoniale o se il centro fosse una sorta di luogo di servizio per i viandanti. Infatti, «in “cucina” abbiamo trovato dei token, dei gettoni, di argilla con impronte umane. Questa scoperta ci “aiuta” a complicare la questione: questi gettoni a cosa servivano? La loro presenza ci fa pensare che c’era uno scambio ma non sappiano come avvenisse. Siamo di fronte ad una comunità di nomadi ma nella zona ci doveva essere anche una comunità agricola. Quindi forse di poteva essere un elemento di scambio che non era mai stato visto prima, un elemento che denota una maggiore complessità dell’organizzazione sociale».

Insediamento unico

Ma c’è anche un altro elemento «straordinario» spiega il professor Laneri alla vigilia del suo rientro in Italia dove presenterà in anteprima la scoperta venerdì 12 luglio al Naxos Archeofilm, il festival internazionale del cinema archeologico, su invito di Gabriella Tigano, archeologa e direttrice del Parco archeologico Naxos Taormina che organizza la manifestazione. «La straordinarietà della scoperta sta nell’altissima densità di stoviglie – sono stati ritrovati almeno 100 vasi – che venivano riposte lungo il circolo esterno dell’edificio, e dei ritrovati residui di animali» che erano stati cucinati nella mensa. Si tratta insomma di un insediamento unico (“ne erano stati trovati altri in Georgia ed Armenia ma mai in questa zona e tanto meno mai con una cucina”) e di un lavoro di cui il gruppo di lavoro va molto fiero e che con molte probabilità consentirà di proseguire il lavoro con nuovi progetti in Azerbaijan.

Pubblicato da:
Alfredo Zermo