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Mostra del cinema di Venezia: i temi, i vincitori e i delusi del concorso

A Venezia '81 vincono i film d’impegno con un tema forte come eutanasia, olocausto, educazione dei figli, aborto clandestino, destra nazista

Di Francesco Gallo |

A Venezia ’81 vincono i film d’impegno con un tema forte – come eutanasia, olocausto, educazione dei figli, aborto clandestino, destra nazista -, l’Italia di Vermiglio e soprattutto le donne: nel palmares a portarsi a casa un premio sono ben quattro registe sulle cinque presenti (unica esclusa e la nostra Giulia Louise Steigerwalt di Diva futura).

Intanto il Leone d’oro va meritatamente all’eutanasia da camera e sincopata di Pedro Almodovar de ‘La stanza accantò, il film forse meno almodovoriano e autorale del regista spagnolo e il primo in lingua inglese. Leone d’argento invece per l’Italia con ‘Vermigliò di Maura Delpero, una storia sussurrata sul tempo che passa nel paesaggio metafisico delle Dolomiti al confine con l’Austria dove c’è la guerra, ma è lontana, a valle. E dove si consuma anche una piccola-grande tragedia.

Il dettaglio dei premiati

Vince invece il Leone d’argento per la miglior regia, l’utopismo architettonico di Brady Corbet in ‘The Brutalist’, film titanico su un’ambizione altrettanto titanica, quella di un grande architetto ispirato all’ebreo ungherese László Tóth emigrato negli Stati Uniti nel 1947 a cui viene commissionata un’opera gigantesca da un mecenate piuttosto ottuso. Il riferimento dichiarato è ‘La fonte meravigliosà, romanzo e poi film con Gary Cooper. Sul fronte Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile e maschile vincono Nicole Kidman e Vincent Lindon , rispettivamente in ‘Babygirl’ e ‘Jouer avec le Feù (Noi e loro, titolo italiano) due film diretti da due registe.

Nel caso di Nicole Kidman dietro la macchina da presa la statunitense di origine danese Halina Reijn, che dirige l’attrice australiana in un thriller erotico in cui compare nuda in più di una scena. La Kidman è Romy, manager di un’industria robotica sposata e con figlie, che si trova improvvisamente invischiata in un rapporto sadomaso con un giovanissimo stagista di nome Samuel. Vincent Lindon invece sotto la guida delle due sorelle francesi, Delphine e Muriel Coulin, è un vedovo, ex sindacalista, con due giovani adolescenti da crescere uno dei quali viene conquistato da un gruppo neo-nazista con risvolti tragici. C’è poi il caso di Walter Salles e il suo ‘I’m still herè, un grande film con protagonista assoluta una straordinaria Fernanda Torres nei panni di Eunice Pavia, madre di cinque figli la cui vita viene sconvolta dal singolare arresto del marito, ex deputato, e poi dalla sua successiva sparizione. Tutti puntavano alla sua vittoria come miglior attrice, sicuramente più meritata di quella della Kidman, ma invece al film è arrivato il premio alla miglior sceneggiatura andato a Murilo Hauser e Heitor Lorega.

Infine, per restare al solo concorso ufficiale, ancora due premi: quello speciale della giuria andato ad ‘April’ della regista georgiana Dea Kulumbegashvili, con la storia di un’ostetrica che si presta ad aborti clandestini e il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente andato più che meritatamente a Paul Kircher che interpreta Anthony, quattordicenne smart che ruba l’amatissima moto del padre pur di raggiungere la ragazzina che ama, nel film francese ‘Leur enfants après eux’ di Ludovic Boukherma e Zoran Boukherma.

Ricordiamo che la giuria di Venezia 81, presieduta da Isabelle Huppert era così composta: James Gray, Andrew Haigh, Agnieszka Holland, Kleber Mendonça Filho, Abderrahmane Sissako, Giuseppe Tornatore, Julia von Heinz e Zhang Ziyi. Una curiosità: Pedro Almodovar è stato premiato con due Premi Oscar, cinque premi BAFTA, due Golden Globe e altrettanti Emmy Awards e, nel 2019, ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera proprio a Venezia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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