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Messina Denaro, furto Natività del Caravaggio tra i misteri da svelare

Il ministro della Cultura Sangiuliano auspica che, a distanza di oltre 50 anni, si possa sapere dove sia finito il dipinto che fu rubato dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo

Di Redazione |

L’arresto di Matteo Messina Denaro – tra i tanti segreti custoditi dal boss mafioso – potrebbe portare alla soluzione di uno dei casi più datati nell’ambito del trafugamento delle opere d’arte, il furto dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo, nell’ottobre del 1969, della Natività del Caravaggio, una tela finita nelle mani della mafia e che per gli esperti vale almeno 20 milioni di euro. E da allora mai ritrovata.

"È quello che ci auguriamo": è l’auspicio espresso dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, interpellato dai giornalisti a margine della cerimonia che ha segnato il passaggio di consegne da Procida Capitale della Cultura a Brescia e Bergamo, al Palazzo Reale di Napoli. 

«E' un settore – ha sottolineato il ministro – nel quale siamo impegnatissimi col Nucleo Tutela Patrimonio dei Carabinieri che è un’eccellenza italiana, al momento comandato dal generale Molinese che è una persona di grande qualità, un conoscitore dell’arte. È chiaro che siamo impegnatissimi su questo fronte». Da quella notte, tra il 17 e il 18 ottobre del 1969, la Natività di Caravaggio è diventata un manifesto con scritto "wanted". Il furto di uno dei capolavori di Michelangelo Merisi, che «spezzava» il bianco dei lavori del Serpotta, è un giallo senza soluzione, una storia con molti personaggi. A parlarne, negli anni, tanti pentiti di mafia che hanno attribuito proprio a Cosa nostra la responsabilità del furto: da Giovanni Brusca a Salvatore Cancemi che hanno indicato anche una serie di possibili nascondigli, certi che il quadro fosse rimasto intatto. Ma le ricerche dei carabinieri del Nucleo patrimonio artistico in ville e appartamenti non hanno mai dato alcun esito. Solo Francesco Marino Mannoia aveva detto, negli anni '80, a Giovanni Falcone che la tela era stata distrutta. Tesi accreditata recentemente anche da Gaspare Spatuzza secondo il quale sarebbe finita in pasto ai porci e rosicchiata dai topi in una stalla di Santa Maria di Gesù. Alla fine, i mafiosi per disfarsi di quella tela così ingombrante, avrebbero deciso negli anni '80 di bruciarla. Ma gli inquirenti sperano ancora di trovarla intatta. 

I carabinieri, grazie anche alle soffiate di alcuni collaboratori, hanno ricostruito il percorso del dipinto dal 1969 al 1981. Dopo tre tentativi andati a vuoto di venderla ad alcuni collezionisti, la tela sarebbe stata seppellita nelle campagne di Palermo, insieme a cinque chili di cocaina e ad alcuni milioni di dollari, dal narcotrafficante Gerlando Alberti. Ma nel luogo indicato dal pentito Vincenzo La Piana, nipote del boss, la cassa di ferro non c'era. La mafia l’avrebbe fatta prelevare prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Ad oltre cinquant'anni di distanza, dunque, resta ancora avvolta dal mistero la fine dell’opera di Caravaggio. Nel 2018 è sceso in campo nella ricerca anche il Vaticano, e se ne è occupata a lungo la commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. Nel 2019 un detective olandese, Arthur Brand, disse che a suo avviso si trovava ancora in Sicilia. Ma il mistero ad oggi non ha trovato soluzione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA