Notizie Locali


SEZIONI
Catania 9°

La scoperta

Inedito di Camilleri scovato da un archivista gelese: «Così mi sono imbattuto in quel dattiloscritto»

Alexander Di Bartolo della Fondazione Dramma Popolare di San Miniato, stupito e ammirato: «Un mix di fortuna e perseveranza»

Di Maria Concetta Goldini |

Un inedito testo teatrale di Andrea Camilleri conservato per 70 anni nell’Archivio del Dramma popolare di San Miniato sarà presentato in anteprima venerdì nella cittadina pisana nel corso di un convegno dedicato al centenario della nascita del padre del commissario Montalbano.E’ un copione che risale al 1950, anno in cui Camilleri era uno studente all’Accademia dell’Arte drammatica “D’Amico” di Roma. L’archivista che ha ritrovato il testo, Alexander Di Bartolo, risiede in Toscana ma è di origini siciliane, gelese per l’esattezza. Con lui ripercorriamo i momenti e le curiosità dell’importante scoperta di un testo che aggiunge un tassello fondamentale per ricostruire gli esordi letterari del giovane Camilleri.

Dott. Di Bartolo,come è riuscito a trovare questo testo di Camilleri?«E’ stato un mix di fortuna e perseveranza nella ricerca. Alla fine del 2021, durante la sistemazione complessiva dell’archivio della Fondazione Dramma Popolare di San Miniato, stavo catalogando la ricchissima sezione dei copioni e mi sono imbattuto in un dattiloscritto di carta leggerissima, e dal titolo molto curioso “Il Santo Nero”. Dovendo descrivere quel copione, oltre al titolo e al numero di pagine complessive, mi serviva anche l’autore e l’anno, ma il fascicolo non era siglato o firmato. Ho iniziato quindi delle ricerche più approfondite, quelle che noi chiamiamo “scavi archivistici” per tentare di dare una paternità a quel testo».

Il Santo Nero è un testo inedito da Camilleri. Chi è il protagonista?«E’ una drammaturgia, il cui titolo completo è in realtà “Il Santo Nero. Ex voto in tre atti”. Oltre al titolo, che poi ho scoperto essere uno degli appellativi usati per definire il patrono di Porto Empedocle e di molti altri comuni della Sicilia, il sottotitolo “ex-voto”, mi ha fatto pensare a una forte devozione popolare, ai miracoli, che solitamente inducono i fedeli a donare oggetti a memoria di una grazia ricevuta. Il protagonista è quindi il santo eremita Calogero la cui vita è presentata da Camilleri con dei quadretti popolari dal profondo messaggio morale per l’uomo di oggi».

Perché quel copione si trovava nell’archivio del Dramma Popolare?«Ho scoperto che Il Dramma popolare aveva indetto un concorso drammaturgico per l’Anno Santo 1950. Il concorso chiedeva a giovani scrittori di teatro di inviare testi inediti a soggetto libero, ma pur sempre nel solco delle finalità di un istituto di ispirazione cristiana come quello sanminiatese. Doveva quindi essere un “dramma sacro”, con soggetto religioso. Giunsero decine e decine di copioni, da autori provenienti da tutta Italia, e anche da Porto Empedocle era partito un plico con una proposta drammaturgica, il nostro Santo Nero, da parte del giovane studente dell’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico, Andrea Camilleri».

Come è riuscito a dare un nome a questo dattiloscritto?«La ricerca è stata piuttosto complessa. Ho sfogliato centinaia di lettere relative al carteggio degli anni 1950, 1951 e 1952. Tra i documenti rinvenuti anche gli atti notarili che registravano l’arrivo di tutti i plichi, e i verbali delle riunioni dell’allora commissione scientifica che doveva valutare i testi. Tra i “finalisti” del concorso anche il testo su San Calogero del giovane studente Camilleri. Il nome non era scritto sul copione, perché si richiedeva ai concorrenti l’anonimato, ma era indicato, insieme a un motto di riconoscimento, all’interno di un’altra busta sigillata, inviata nel medesimo plico insieme al copione. Tutti i concorrenti, al termine della selezione, erano stati poi ricontattati per verificare se fossero interessati alla restituzione. E uno dei destinatari di queste lettere era proprio Andrea Camilleri».

Quale è stata, per lei che peraltro è siciliano, l’emozione di questa scoperta?«A dire il vero ero quasi elettrizzato. Per ragioni di lavoro ho avuto tra le mani lettere di Manzoni, di Foscolo, di Cavour, ma mai di un autore così famoso agli occhi dei contemporanei. L’emozione della scoperta si è unita con una serie di legami affettivi. Le mie origini sono per metà siciliane, di Gela in particolare; sin da piccolo mi hanno quasi “tuffato” nel mondo degli archivi e delle biblioteche grazie alla mia zia paterna Alessandra Maria, per anni bibliotecaria archivista a Gela; e poi Camilleri è un autore frequentato spesso, attraverso la lettura dei suoi romanzi e racconti. Quindi solo il pensare di avere tra le mani un copione di un autore tra i più apprezzati e seguiti a casa, mi emozionava. Le sensazioni di unicità del ritrovamento sono poi andate “alle stelle” quando ho scoperto che il testo non solo era inedito nei volumi a stampa, ma anche mai rappresentato su un palcoscenico. E per avere queste conferme di fondamentale importanza ho preso contatti con il Fondo Andrea Camilleri a Roma, l’archivio che raccoglie tutti i documenti dell’autore siciliano, voluto fortemente dalla famiglia e curato dalla collega archivista Patrizia Severi. A loro sono infinitamente grato per la disponibilità e per aver assecondato le ricerche che hanno condotto alla conferma di questo inedito assoluto».

Cosa ne pensa, infine, di questo testo teatrale giovanile sulla vita di San Calogero?«Premesso che non sono uno specialista di letteratura drammaturgica, posso dire soltanto che si tratta chiaramente di un testo giovanile, quasi di una esercitazione accademica. Camilleri si stava confrontando con gli esami di scrittura teatrale e di regia, avendo come maestro il grande Orazio Costa nell’Accademia di Roma, quindi non è certo un testo maturo, di uno scrittore affermato, è un testo giovanile che si confronta su argomento a lui tanto caro, la devozione a San Calogero, “il Santo nero” di cui spesso parla poi nei suoi libri e anche nelle interviste sul suo paese natale. Leggendo il copione ho percepito un profondo legame con la sua terra e una rivisitazione non banale della vita del “santu de li grazi”, come direbbe in siciliano lo stesso Camilleri».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA