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La testimonianza

I Bronzi di Riace in realtà «furono pescati a Brucoli». Il racconto del ritrovamento 53 anni fa

«Il racconto di mio padre sul ritrovamento nel 1971»

Di Laura Valvo |

Grande interesse mediatico continuano a suscitare le recenti rivelazioni di un testimone, secondo il quale i Bronzi di Riace (che facevano parte di un gruppo di sette statue: tre guerrieri, due leoni e altre due) sarebbero stati ritrovati al largo di Brucoli nel 1971, a 90 metri di profondità, da alcuni corallari romani, che poi si sarebbero rivolti a un potente personaggio della malavita calabrese per il recupero e il loro trasferimento in Calabria. Luogo da dove alcune di queste statue sarebbero state poi vendute all’estero, eccetto proprio quelle due provvisoriamente nascoste nei fondali di Riace e poi ritrovate ed esposte nel Museo di Reggio Calabria.

Rivelazioni che sollevano altri interrogativi. Primo fra tutti: come è stato possibile che di questa vicenda nessuno tra Brucoli, Augusta e Siracusa ne avesse mai saputo niente? Si è trattato sicuramente di un’operazione clandestina. E tuttavia qualcosa ora sta emergendo.Cesare Brigato, tra i più anziani corallari di Siracusa, conferma la presenza di colleghi romani agli inizi degli anni 70. Ma tra questi, uno in particolare, pur volendo mantenere l’anonimato, rivela informazioni interessanti. Il signor Pippo, (nome di fantasia) avrebbe appreso la storia del ritrovamento dei Bronzi di Riace a Brucoli proprio da alcuni corallari romani negli anni ’70. «Questi sommozzatori organizzarono il recupero nel 1971 al largo di Brucoli, fuori la baia, lì dove i fondali raggiungono i 90 metri. Loro facevano anche lo strascico e tirarono su con le reti del materiale antico, e così decisero di andare giù a vedere. Poi organizzarono il recupero con l’aiuto di un boss siculo-calabro e acclararono che era materiale che veniva da Siracusa. E’ una storia che in tanti conoscono, soprattutto quelli che facevano immersioni profonde. Altro non so».Ancora più interessante il racconto di Marco Bertoni, noto imprenditore megarese e figlio del mitico Pippo, proprietario del Trotilon di Brucoli negli anni ’70.«Ero piccolo – racconta – ma ricordo che c’erano dei sommozzatori romani che a cena avevano riferito di aver recuperato al largo di Brucoli uno scudo e una spada e di aver scoperto lì vicino anche diverse statue. Era il 1971. Uno di loro si chiamava Romolo, e altri due avevano qualche legame proprio con Riace. Allora il ristorante era frequentato anche da un gruppo di ricerca oceanografica francese e si diceva che la prima notizia sulla possibile presenza di quei bronzi a Brucoli derivò proprio da una loro ricerca. I sommozzatori partivano la mattina alle sette e li accompagnava un vecchio pescatore di Brucoli, Orazio Rizzotti. E poi tornavano la sera per cenare al ristorante di mio padre».Il recupero delle statue probabilmente venne effettuato attraverso una nave di dragaggio, la Dragomar, quella che dragò il Canale di Suez e che poi fallì negli anni ‘90.Ma in quale punto vennero ritrovate le statue?«Mio padre mi ha sempre raccontato che le trovarono a un miglio dalla Punta Tonnara verso nord-est. In pratica a tre chilometri e trecento metri lungo la linea immaginaria che da Capo Campolato si dirige verso lo Stretto di Messina, ad una profondità di 90 metri».Ma come fa a sapere che quelle statue ritrovate a Brucoli nel 1971 erano proprio i Bronzi di Riace?«Me lo diceva mio padre: i Bronzi di Riace sono quelle statue che hanno pescato a Brucoli nel 1971».Perché si è deciso a raccontare questa storia?«Perché è giusto che finalmente si sappia. Mio padre avrà avuto le sue buone ragioni per aver preferito allora di assumere un profilo di prudenza. Ma oggi, dopo più di 50 anni, perché non parlarne? Del resto nessuno vuole togliere nulla a Reggio, ma è giusto che si sappia che quelle statue vengono da qui e da questo mare. Sarebbe bello fare un gemellaggio tra Brucoli e Riace e magari collocare a Brucoli due copie che ricordino a tutti come i Bronzi di Riace siano provenuti da Brucoli».

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