Sottratti al mare i primi legni della seconda nave greca di Gela. Sono stati recuperati nei giorni scorsi i primi pezzi del fasciame di un relitto che, in base ai reperti ceramici del carico portati alla luce negli anni passati, si presume risalga alla fine del V secolo a. C.
L’antica imbarcazione è stata denominata “Gela II”. Fu scoperta nel 1990 nelle acque di contrada Bulala a circa 800 metri dalla costa e poco distante dal primo relitto di età arcaica che fu invece scoperto nel 1988.
Dalle prime ricognizioni effettuate il relitto “Gela II” sarebbe lungo 11 metri e largo 4 metri. Tra la prima e la seconda imbarcazione negli anni sono stati scoperti vari reperti che facevano parte del carico tra cui un basamento (nella foto), delle coppe, delle anfore. A proteggere per millenni i relitti e i reperti sono stati i fondali particolarmente sabbiosi di Bulala.
Il progetto per lo scavo e recupero di “Gela II” è stato avviato, a 34 anni dalla scoperta, a metà dello scorso luglio. Lo ha realizzato e lo dirige la Soprintendenza del Mare guidata dal Soprintendente Ferdinando Maurici. I lavori sono stati affidati al raggruppamento di imprese Atlantis di Monreale e Cosiam di Gela per un importo di circa 500 mila euro.
Le operazioni, di competenza della Soprintendenza del Mare, in qualità di stazione appaltante, si stanno svolgendo dallo scorso luglio con la collaborazione della Capitaneria di porto di Gela che ha assicurato senza soluzione di continuità, mediante l’impiego di proprio personale e delle proprie unità navali la necessaria cornice di sicurezza, e di Eni Rewind; il direttore dei lavori è Roberto La Rocca, mentre il responsabile unico del procedimento è Pietro Selvaggio. Il tempo stimato per l’esecuzione dei lavori di recupero del relitto è di 270 giorni e questo fa supporre che ci saranno ancora altri pezzi lignei, e forse anche del carico, da recuperare.
A differenza del primo relitto greco, il cui restauro è durato cinque anni ed i legni sono stati trasferiti al laboratorio di Portsmouth in Inghilterra, sarà possibile realizzare a Gela le attività di primo trattamento conservativo, consolidamento e restauro definitivo dei legni della nave nei locali appositamente allestiti nel museo che ha già ospitato la mostra sul relitto “Gela I”, all’interno del Bosco Littorio. Ciò grazie ad una fruttuosa collaborazione tra la Soprintendenza del Mare, la Soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta e il Parco archeologico di Gela.
Dicono che sarà possibile per chi visiterà il padiglione di Bosco Littorio, assistere alle complesse operazioni di desalinizzazione e restauro del legno bagnato.
Quel padiglione, che sta di fronte al Museo del Mare costruito per contenere il primo relitto, fu costruito per una mostra internazionale dedicata alla prima nave greca che ha portato a Gela in 4 mesi migliaia di visitatori.
Ora diventerà un laboratorio di restauro del legno bagnato.
Comincia a prendere forma il sogno di Sebastiano Tusa che era quello di fare di Gela un centro nazionale specializzato in restauro di legni di relitti sottratti al mare (nei fondali di Gela ce ne sono altri tre da poter recuperare) creando opportunità di lavoro per i giovani.
In attesa che si completi il recupero del secondo relitto, Gela continua a sperare che il primo possa essere esposto in un bellissimo museo completato da quasi un anno. A seguito di un furto dell’impianto di energia elettrica, il progetto di inaugurazione del museo della nave greca si è bloccato bruscamente. È di questi giorni il via libera dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali, guidato dall’assessore Francesco Scarpinato, all’uso delle somme necessarie al ripristino dell’impianto elettrico.