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il ricordo

Due anni senza Tony Zermo

Nel dicembre del 2020 il covid ce lo ha portato via, ma lui, maestro di giornalismo, è sempre presente con noi  

Di Apir |

Due anni e sentirli tutti, un macigno sul cuore, un velo di tristezza che incombe al solo ricordo, cioè sempre, e che però la consapevolezza della quotidianità riesce poi a smuovere. È il bello della vita che continua, in famiglia come in redazione. Due anni fa se ne andava Tony e noi de “La Sicilia” perdevamo il collega, il decano, il maestro, l’amico.

Giova dire, specificare che quel Tony è Tony “Gaetano” Zermo? No, che non giova, ma lo facciamo per quei pochi siciliani distratti che non sanno chi fosse “Tonyzzermo” – tutta una parola, alla maniera di “Pippobbaudo” e “Gigirriva” – cosa abbia rappresentato questo maestro di penna e di vita per il giornalismo e per generazioni di giornalisti, cresciuti poi per proprio conto ma portandosi dietro la sua brillantezza, il suo fiuto per la notizia, la sua passione per questa bellissima e fottutissima professione.

Testimone e interprete fedele di un tempo che non esisteva più – anche fuori dalla redazione – negli ultimi anni Tony chiedeva con discrezione se poteva scrivere di un determinato argomento, con l’umiltà del “biondino” di redazione . E noi gli chiedevamo di scrivere, di tutto. 

Insomma, ha continuato a essere uno di noi anche da “pensionato”, termine da scrivere con molte virgolette perché chi ha raccontato il Vajont e il Belice, gli anni di piombo e le guerre di mafia, il sogno del Ponte sullo Stretto e del casinò a Taormina, il calcio e il cinema, Catania e i catanesi, non va in pensione. Z il segno di Zermo.

Ha sempre scritto senza risparmiarsi, pagando qualche prezzo di troppo anche per la sua generosità. Poi due anni fa il virus subdolo che ci ha messo tutti sotto vetro se l’è portato via. Tony è rimasto Tony anche da ricoverato, raccontando al microfono di un collega le sue giornate da positivo. Era uno splendido quasi novantenne che dal letto d’ospedale ci aveva promesso il racconto della sua malattia, quando sarebbe guarito. Quella volta, soltanto quella volta, non consegnò il pezzo promesso. Sarebbe stato memorabile.

Vedete, di una persona che non è più si scrive sempre bene, perché la morte cancella tutto, anche i difetti. Ma con Tony è diverso. Tutto ciò di bello che scriviamo e ricordiamo a proposito di Zermo ci appartiene davvero. Gli dobbiamo tanto, gli dobbiamo un premio che porti il suo nome, meglio ancora una borsa di studio a lui intitolata per far avvicinare aspiranti giornalisti a una redazione, a questa redazione e poi chissà. ’Mpare, ce la faremo. È una promessa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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