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Al palermitano Giuseppe Vassallo il Premio Internazionale di Pittura “Giuseppe Sciuti”

Sabato 18 novembre la cerimonia di premiazione al Palazzo Municipale di Zafferana Etnea

Di Grazia Calanna |

Giuseppe Vassallo, il “magnete dell’inconscio”, è il vincitore del IX Premio Internazionale di Pittura “Giuseppe Sciuti”, diretto dal prof. Paolo Giansiracusa. La cerimonia di premiazione, si terrà al Palazzo Municipale di Zafferana Etnea, domani sabato 18 novembre, dalle ore 18 (per l’occasione, Vassallo donerà il proprio “untitled”, olio su tela, 60×80 cm, 2018). La giuria, presieduta dal Maestro Corrado Iozia e formata da Carmine Susinni, Roberta Ferlito, Giuseppe Cristaudo, Mario Pafumi e Rocco Froiio, presente il Comitato Organizzatore, presieduto dalla dott.ssa Graziella Torrisi, con Alfio Tropea, Anna Fichera, Emanuela Montanucci, Silvia Pagano, Graziella Bonaccorsi, Stefano Puglisi, Marinella Fiume e Nellina Ardizzone, assegnerà la menzione d’onore.

«Anche quest’anno siamo orgogliosi di premiare l’eccellenza – dichiarano all’unisono il Sindaco Salvo Russo, Graziella Torrisi e Corrado Iozia -. Con Vassallo, assegneremo altri importanti riconoscimenti: al Maestro Filippo Nasello, il “Premio alla Carriera”; al pittore Marco Privitera il “Premio Giovane Artista Emergente”; il “Premio Amico dell’Arte”, un premio cultura “a promotori illuminati e lungimiranti, uomini dediti all’affermazione della poesia, nel colore, della forma”, la cui persona sveleremo durante la cerimonia». Altre note distintive della serata, per i vincitori, le pregiate sculture realizzate tradizionalmente dal Maestro Carmine Susinni; il video a cura di Roberta Ferlito, raffinato “fraseggio” Sciuti-Vassallo; i momenti musicali con Gabriella Grassi (mezzosoprano) e Loredana Anghelone (pianista).  Inoltre, nel corso della serata sarà proiettata una video-intervista realizzata da Graziella Torrisi all’Architetto Isabella Sacco, discendente dello Sciuti.

«Da diversi anni – dichiara Graziella Torrisi -, sono in contatto con una discendente di Giuseppe Sciuti che abita a Roma, parlo dell’Arch. Isabella Sacco. Nonostante l’abbia invitata per varie edizioni del Premio, non ha potuto esserci. E allora il mese scorso sono stata io, a Roma, da lei. Mi ha aperto le porte della propria casa. Per me è stata una grande emozione. Abbiamo parlato della sua famiglia d’origine. Giuseppe Sciuti è stato il suo trisavolo, il bisnonno è stato Eugenio, la nonna Bianca, il papà Marcello. Le ho portato i libretti delle diverse edizioni del nostro Premio e lei mi ha donato due cataloghi. Incontrandola, ho potuto conoscere degli aneddoti riguardanti i discendenti di Sciuti, nonché alcune opere, ed in particolare gli affreschi di Villa Durante, nati da una bella amicizia tra due siciliani, lo Sciuti e il medico chirurgo avanguardista Francesco Durante, nato a Letojanni, in provincia di Messina.  Ringrazio Isabella Sacco per la disponibilità e per avermi arricchita di un altro periodo storico del suo trisavolo. Ringrazio il Sindaco insieme all’Amministrazione comunale di Zafferana Etnea, il prof. Paolo Giansiracusa, il M° Corrado Iozia e tutti coloro che mi sono stati vicini nell’organizzazione di questa IX edizione del Premo Sciuti».

Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990), dopo una laurea in Progettazione Allestimenti presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, termina gli studi nel 2018 specializzandosi in Grafica d’Arte presso la stessa istituzione. Collabora con diverse gallerie e partecipa a varie mostre in Italia e all’estero. È stato selezionato dalla giura presieduta da Philippe Daverio per la mostra finale del “Premio Mestre di Pittura 2020”. Nel 2018 ottiene una residenza d’artista, con mostra personale finale, all’Istituto Italiano di Culturadi Budapest. «Superati i conflitti e le inquietudini esistenziali dell’età post moderna, Giuseppe Vassallo ha saputo orientare la sua ricerca pittorica verso la sintesi espressiva e la purezza formale. Lontano dai cromatismi squillanti, ha fatto una scelta decisa, caratterizzando la sua tecnica con i tonalismi vaporosi e le campiture neutre. Ne deriva una pittura soave, dove le figure con morbidezza e sensualità si immergono nei luoghi dell’acqua e del cielo tracciando la propria vibrazione e impregnandosi di luce cristallina». Un passo dalla motivazione, scritta dal Direttore artistico del Premio, prof. Paolo Giansiracusa, per introdurre la nostra intervista.

Sappiamo che “vive” la pittura come una “disciplina del pensiero”. Come commenta la vittoria del prestigioso “Premio Sciuti”?

«Questo appena trascorso è stato un anno particolarmente faticoso e impegnativo dal punto di vista della produzione artistica, con vari impegni espositivi in diverse regioni italiane con le relative aspettative. Vivo questo riconoscimento come una ricompensa a una discreta costanza e a una fedele sincerità verso questo mestiere di pittore».

Com’è nata la sua passione per l’arte?

«Convivo da sempre con l’attitudine alla pratica artistica, sin da bambino. Ricordo ancora come quando, in tenera età, già disegnavo nel retro bottega di un’attività di mia madre, incessantemente, “facce”, animali, paesaggi, del tutto inventati».

La sua pittura dagli esordi ad oggi, verso quali ‘mete’ si dirige o vorrebbe si dirigesse?

«Ho sempre cercato di conservare una certa autonomia nell’espressione e nella produzione artistica, facendomi guidare più dall’intuito che da una progettazione o mera strategia. Ciò che perseguo dal 2020 circa e con una certa costanza, è il rapporto della figura con il suo habitat, il suo paesaggio, compresi gli effetti, collaterali o meno, che ne scaturiscono. Non escludo che ciò possa portarmi in ulteriori territori che indagano la natura umana, come il suo genere e la sua fluidità».

Potendola definire, ci dice qual è la sua poetica pittorica?

«La natura della mia curiosità è sempre stata parecchio eterogenea, probabilmente dettata dalla noia che ne scaturisce ogni qual volta ho sentito di aver dominato un’immagine, un’intuizione, un’idea. Ne consegue così una scarsa serialità, sotto il profilo formale come quello concettuale. Di certo esiste una precisa tensione che muove ogni mio agire durante la pratica pittorica, dalla scelta delle fonti, ai materiali, le tecniche, la preparazione dei supporti. Si tratta di preservare ogni aspetto umano di ogni singolo gesto che porta al risultato finale di ogni dipinto. Nei limiti del possibile utilizzo un’archivio personale di fotografie analogiche, nonché frammenti di vita, viaggi, paesaggi, persone conosciute o quasi. Quando ne sento la necessità mi distacco dal reale, la ricerca si fa introspettiva, inconscia o surreale; è così che nascono le figure galleggianti in sostanze amniotiche/stellari, le scene oniriche di stanze tappezzate da paesaggi. In conclusione, probabilmente, convivono in me diverse anime con diverse sfaccettature, che vanno nella stessa direzione».

Qual è il colore che sposa (o vorrebbe sposasse) la sua interiorità?

«Vista le eterogeneità della ricerca, i momenti del colore si susseguono, molto spesso, in fase alterne. Una produzione di “grigi”, da immagini da archivio, ne segue una da una vivace tavolozza, e viceversa. Ad essere razionali ed emblematici forse il bianco, la somma dell’intero spettro cromatico, è il colore che rispecchia tutto ciò».

Cosa vorrebbe suscitare in coloro che osservano i suoi dipinti?

«Vorrei avvicinare il fruitore a un certo grado di consapevolezza nel vivere umanamente il proprio paesaggio e la propria natura di essere umano. Perché ciò avvenga attraverso la pellicola pittorica è, e sarà, necessario raggiungere notevoli livelli di immersività percettiva. Molti maestri del passato hanno raggiunto questi risultati, avvicinarsi minimamente a questi potrebbe considerarsi già un successo».

Esiste un’opera (un dipinto di altri artisti) nel quale ama ‘rifugiarsi’? «Sono tante le opere verso cui chiedo asilo ogni qual volta avverto un certo senso di smarrimento od ho bisogno di mantenere viva la fiamma dello stupore verso questa disciplina. La prima ed iconica rimane comunque l’Annunciata di Antonello da Messina presso la Galleria Regione di Sicilia, Palazzo Abatellis; oltre che per la indubbia qualità pittorica ed espressiva della scena/figura, le personali motivazioni risiedono nell’allestimento dell’opera curato da Carlo Scarpa, nel percorso studiato che porta ad essa e alle suggestioni ancora oggi in me suscitate».

Qual è stato ad oggi il più grande insegnamento ricevuto in dono dall’arte?

«Che affrontare un’idea così astratta, come l’arte stessa, attraverso la pittura, con sincerità, l’impegno e la costanza di un vero e proprio mestiere, porta a risultati inaspettati. Ho imparato che ciò costa fatica, dedizione e tante ore in studio, ma è impagabile l’appagamento che ne deriva. Questo, pare, renda persone migliori».

Dovendo scegliere tra i suoi dipinti quello dal quale si sente meglio rappresentato (quello che rappresenta al meglio la sua ‘poetica’) quale sceglierebbe?

«Ripercorrendo la mia produzione sento che “Domani è un ricordo”, dipinto facente parte della collezione della Fondazione The Bank, Instituto per gli studi sulla pittura contemporanea, sia l’attitudine alla pratica artistica che ho sempre conservato e spero ancora di perpetuare per necessità di sperimentazione attraverso la tradizione, per il desiderio di vivere appieno la pittura attraverso la vita stessa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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