Con i suoi tre metri per cinque è l’opera più grande mai realizzata da Caravaggio, oltre a essere quella che nel 1608 gli valse l’onorificenza della Croce di Malta (e il dono di due schiavi). Custodita a La Valletta, nell’Oratorio omonimo all’interno della Concattedrale, la “Decollazione di San Giovanni Battista” è un capolavoro dal potente realismo che, oggetto di studio e approfondimento nell’ultimo anno da parte di Giuseppe Colombo, sarà protagonista con una piccola raccolta di otto d’après, di una raffinatissima omonima mostra allestita a Modica negli spazi di Lo Magno Artecontemporanea (Giuseppe Colombo. “Dalla decollazione di San Giovanni Battista”, da Caravaggio”, dal 26 marzo e fino al 30 aprile 2022). A cura di Giuseppe Lo Magno, il progetto espositivo si completa di un saggio critico della storica dell’arte Rischa Paterlini. Inaugurazione sabato 26 marzo, ore 18.30.
A Modica la scena corale e la straziante drammaticità del grande capolavoro della decapitazione di San Giovanni Battista si scompone in una sequenza di cinque ritratti: uno ad uno i singoli attori diventano protagonisti della narrazione di Giuseppe Colombo che per ognuno di loro esplora sentimenti, mette a nudo l’anima, indaga la mimica e i gesti, quasi a penetrare il tessuto materico del segno di Caravaggio. Una frammentazione delle parti che, grazie alla sensibilità di Colombo, vivifica i dettagli e finisce per amplificare la portata emotiva dell’insieme. Dopo l’ancella, la vecchia, il carceriere, il carnefice e lo stesso San Giovanni Battista, a concludere infatti la sequenza dei d’après – la rielaborazione da parte di un’artista di un’opera di un altro artista cui si ispira, che considera proprio Maestro o a cui rende omaggio – è una formidabile riproduzione a matita e carboncino dell’intero quadro d’insieme.
Spiega Rischa Paterlini: “Utilizzando pastelli acquerellabili e carboncini su carta semi ruvida, Colombo oggi, attraverso il suo personale “mondo figurativo”, pretende attenzione per i dettagli che cura in modo maniacale, chiedendo ai nostri occhi di osservare uno ad uno i protagonisti che compongono la scena: la giovane in un angolo che porta un bacile di cui ne realizza addirittura tre studi, il carceriere che sta ad osservare impassibile la scena, il carnefice, la donna anziana con le mani al volto e infine quella macchia di sangue che scorre dal collo del Battista (e che Caravaggio, audacemente, utilizzò per la sua firma sull’opera). Per ognuno dei personaggi una carta, così da studiare ogni dettaglio fino a liberarne l’anima e non concedere nulla al caso (…) Nulla infatti in questi volti rimane nascosto: il coraggio, l’inquietudine, la paura, la rassegnazione, l’aggressività, si offrono all’osservatore permettendoci di leggere grazie al potente realismo, unito alla trascrizione di ogni dettaglio memore dei pittori rinascimentali del nord Europa, i drammi che stiamo vivendo ai giorni nostri”.
Quanto alla scelta di cimentarsi coi d’après, di “rifare” i grandi dell’arte, Colombo cita il suo stesso maestro, Piero Guccione, autore di piccoli pastelli sia di questa stessa opera di Caravaggio che di capolavori di Michelangelo, Tiepolo, Raffaello, Velasquez e Friedrich. E, trasponendo il discorso in musica, arriva a citare Franco Battiato e il suo “Fleurs”, album di cover, lirico e confidenziale, amatissimo dai fans sebbene privo dell’originalità dei contenuti tanto apprezzata nel compositore. “Quando “rifai” un Maestro – commenta Colombo – è sempre un importante momento di studio, certamente anche di riposo creativo, di sedimentazione, di interiorizzazione. Entro nella trama del dipinto, mi nutro della sua atmosfera, indago le pose, lo faccio mio. Una specie di corso di aggiornamento, perché per quanto tu a cinquant’anni, come me adesso, possa padroneggiare la tecnica, non finisci mai di studiare e di imparare. E di questa “Decollazione” mi affascina la bellezza del sacrificio. Forse, più dell’estetica, ad interessarmi è la teatralità della scena: come teatro della vita”.
Completa l’esposizione una litografia con il soggetto dell’ancella realizzata a Helsinki, l’estate scorsa, in uno tra i più prestigiosi laboratori litografici internazionali. L’opera fa parte del ciclo in mostra con “Tous les matins du monde”, bipersonale con il finlandese Kuutti Lavonendedicata al barocco. Un video, realizzato dal filmaker finlandese Aleksi Sirviö e che sarà proiettato in sala, documenta con la voce narrante di Giuseppe Colombo i vari processi di realizzazione della sua litografia, una delle più antiche tecniche di incisione (nasce a fine ‘700). Un lavoro che impone metodo e precisione, prevede la scalfitura di una o più matrici di pietra e l’uso di inchiostri calcografici.
La mostra – alla quale è dedicato un catalogo digitale, consultabile sul sito della galleria – è visitabile dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.