Viviana e Giole, la procura di Patti archivia l’inchiesta: «Dj si è suicidata. Il figlio forse ucciso da lei»

Di Redazione / 29 Luglio 2021

Viviana Parisi si è suicidata e la morte del figlio Gioele potrebbe essere legato a un gesto  drammatico della donna, anche se non c'è certezza assoluta su  quest'ultima ipotesi. E' la ricostruzione della morte della Dj e  del bambino nelle campagne di Caronia, nel Messinese, della procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che ha chiesto al Gip  l'archiviazione dell'inchiesta. Il fascicolo era aperto contro ignoti. Goiele sarebbe morto per «un evento accidentale» o per un «gesto volontario» della madre che ha poi "deposto il suo corpo e si è allontana alla ricerca del primo luogo "utile" che le permettesse, in qualche modo, di porre fine  alla sua vita». «In ogni caso ed in definitiva – aggiunge la procura – l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario (morte di Gioele causata da una lesione interna, da un colpo di calore, per sete, etc.), continua a rimanere la tesi più probabile e fondata».

 Secondo la ricostruzione della Procura, «la donna si è 'rifugiatà nel bosco di Pizzo Turda perché riteneva di dover scappare da inesistenti aggressori o perché temeva che il marito potesse toglierle la potestà genitoriale». Per il Pm, alla luce di dati complessivi, «due scenari appaiono plausibili, in sintonia con quanto sostenuto in sede di autopsia psicologica». Secondo la prima tesi Viviana, una volta rifugiatasi all’interno del bosco di Pizzo Turda con Gioele, ha constatato come il bambino fosse deceduto e dunque, convinta di avere causato con la sua condotta irrazionale tale situazione, in preda a un’insopportabile angoscia, si è tolta la vita». «Non si può escludere a priori, invece – ricostruisce la Procura di Patti – che Gioele, durante il suo vagare per le campagne assieme alla madre, abbia subito un incidente di tipo traumatico ( come una caduta accidentale), che abbia comportato una possibile lesione ad un organo interno, tale da determinarne, poco tempo dopo, il decesso; né si può escludere che Gioele possa aver subito un arresto cardio-circolatorio semplicemente dovuto a affaticamento eccessivo, stress emotivo, colpo di calore, sete». "Un altro scenario o ricostruzione, però – sottolinea la Procura – appare ugualmente possibile: Viviana, una volta giunta nel bosco Pizzo Turda insieme a Gioele, ha commesso un figlicidio di tipo psicotico o altruistico, ponendo fine alla stessa alla vita del figlio mediante strangolamento o soffocamento». Per il Pm è "sintomatico il fatto che l’unico materiale rinvenuto sotto le unghie delle mani di Viviana (indice, medio ed anulare) sia stato proprio il profilo genetico di Gioele». Quest’ultima tesi "continua a rimanere quella più probabile e fondata» per la Procura di Patti che, all’esito delle complesse indagini tecniche, ha emesso il nulla osta al seppellimento dei corpi. 

«Le indagini hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile le precarie condizioni di salute mentale di Viviana Parisi». Lo scrive la Procura di Patti nella nota sulla conclusione dell’inchiesta sulla morte della Dj e del figlio Gioele nelle campagne di Caronia. "Le precarie condizioni di salute della donna – aggiunge il procuratore Angelo Cavalllo – peraltro, sono state confermate dalle risultanze dell’'autopsia psicologicà operata dal professore Picozzi, il quale ha stabilito come costei soffrisse di 'una patologia di importante valenza psicoticà, patologia dalla quale non si era mai ripresa completamente. In altre parole, la donna soffriva di un «disagio preesistente da almeno due anni», con aspetti clinici tali da spingere a ipotizzare un accertamento sanitario obbligatorio per fronte alla situazione, caratterizzati dalla «presenza di spunti psicotici, con tematiche mistiche, persecutorie e di rovina (riferimenti al demonio, interpretatività delirante – il diavolo nel serpente del bastone di Asclepio)». Le indagini, osserva il Pm, «hanno dimostrato come Viviana, subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dall’autostrada, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando». «Il consulente psichiatrico – aggiunge il Pm – in particolare, ha analizzato quanto successo la mattina del 3 agosto 2020: Viviana, quel giorno, «… si allontanava dalla propria abitazione senza lasciare segni di un progetto autolesivo», ma, in ogni caso, poco dopo, «… l’incidente stradale ha rappresentato per costei uno stress acuto che ha valicato ogni capacità di elaborazione e risoluzione"; tale situazione è stata causata da «una interpretazione persecutoria dell’evento», come se il sinistro fosse stato «causato intenzionalmente, per nuocerle, da inesistenti aggressori», oppure, in alternativa, dall’"innescarsi del timore inaccettabile che il marito ne approfittasse per toglierle la potestà genitoriale, allontanandola per sempre dal suo bambino». 

«Gli accertamenti sui reperti biologici di origine animale e di tipo veterinario – forense hanno permesso di rilevare, in primo luogo, come Gioele non abbia subito, mentre era ancora in vita, alcuna aggressione da parte di animale (canidi, suidi o altro tipo ancora)», afferma ancora la procura di Patti, escludendo «la presenza sui resti del bambino di lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi" "E' stato invece accertato – aggiunge – come la specie animale "Vulpes vulpes» abbia svolto un ruolo di necrofago, abbia cioè consumato il corpo di Gioele, ma soltanto dopo la sua morte. Gli accertamenti di genetica umana e di carattere veterinario hanno consentito di rilevare come gli indumenti indossati da Gioele al momento dei fatti (sandali; pantaloncino; slip; frammento di maglietta) non recassero tracce di sangue. Tutto ciò conferma – secondo la Procura di Patti – come Gioele non possa essere stato oggetto di un’aggressione in vita da parte di cani o altri animali selvatici, dal momento che un’aggressione di tal tipo avrebbe prodotto, proprio a causa delle ferite inferte, un imponente perdita di sangue con conseguente «dilavamento» di tutti gli indumenti indossati». Le consulenze sulla dinamica del sinistro e medico-legale hanno escluso che la morte del bambino possa essere riconducibile alle conseguenze del sinistro stradale subito mentre era in auto con la madre, Viviana Parisi. Escluso anche che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di lesività traumatiche ossee, per l'assunzione di veleni o di altre sostanze tossiche o per asfissia da annegamento in acqua stagnante. 

«E' possibile affermare, con assoluta certezza– affermato il procuratore di Patti in una nota – come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi». Secondo la ricostruzione del magistrato, dopo analisi e accertamenti a 360 gradi, «l'intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento ed alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo luogo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti». Le indagini hanno dimostrato, secondo la Procura, che la donna, «subito dopo l'incidente in galleria, una volta uscita dall'autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostradale, non rispondendo ai ricchi delle persone che stanno pure cercando». «Tutte le indagini tecniche svolte (indagini cinematiche, medico – legali, genetiche, veterinarie, etc.) – aggiunge il procuratore – hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell'alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario».

«Aspettiamo di studiare ed analizzare tutto il fascicolo. Sicuramente non è 'omicidio-suicidiò. Madre e figlio sono precipitati in un invaso profondo circa 5 metri con acqua sul fondo e lì hanno trovato la morte». Così, sulla tragedia di Caronia, il criminologo Carmelo Lavorino, perito della famiglia Mondello, dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Patti.» Una combinazione criminale – aggiunge -dopo qualche ora ha estratto i corpi e li ha traslati, la madre sotto il traliccio, sperando che gli Inquirenti cadessero nella trappola. Critichiamo profondamente il lavoro degli inquirenti e dei loro consulenti".

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: caronia gioele procura viviana