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Vittoria, M5S ricompra casa ai Guarascio

Vittoria, M5S ricompra casa ai Guarascio ma ci sono dei conti che non tornano

E la Procura di Ragusa indaga sulla lobby dei pignoramenti

Di Mario Barresi |

VITTORIA. Tutto è bene quel che finisce bene. O quasi. Oggi il Movimento 5 Stelle consegnerà la casa ai familiari di Giovanni Guarascio, il muratore di Vittoria che morì dopo essersi dato fuoco per difendere quel modesto immobile di via Brescia 214, costruito con le proprie mani, per evitare lo sfratto. Un micro-debito con le banche, lievitato anno dopo anno: scattò il pignoramento e il bene venne messo all’asta. E acquistato.

Guarascio, davanti gli acquirenti, accompagnati da ufficiale giudiziario e poliziotti, si dette fuoco cospargendosi di liquido infiammabile. Era il 14 maggio 2013. Una settimana dopo l’uomo sarebbe morto al “Cannizzaro” di Catania. Oggi la vedova e i figli riavranno la casa, in una cerimonia organizzata dai deputati regionali del M5S, alla presenza dei “big” nazionali Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Ma l’atto d’acquisto è stato firmato martedì dal notaio Francesco Mazzullo di Catania, alla presenza del deputato regionale Giancarlo Cancelleri, e delle due controparti, proprio qualche giorno prima dello sfratto esecutivo fissato proprio per oggi. I grillini dell’Ars hanno contribuito per buona parte (circa 3/4) per la cifra d’acquisto, oltre 50mila euro. Che è circa il doppio di quanto Orazio Sciagura, bracciante agricolo 37enne di Scoglitti, pagò nel 2013 all’asta: 26.750 euro. Perché? La trattativa fra le controparti (rappresentate dagli avvocati Aurora Di Mattea e Carmelo Scarso), dopo un incontro decisivo lo scorso 11 gennaio, s’è conclusa con un «prezzo di mercato» comprensivo di spese legali e di sanatoria edilizia affrontate dall’acquirente.

L’INCHIESTA SULLA LOBBY DEI PIGNORAMENTI

L’immobile è stata ricomprato dai grillini il fondo delle indennità dell’Ars a cui rinunciano ogni mese. Una quota è stata messa dalla famiglia: «Una cifra consistente, proveniente dalle donazioni ricevute soprattutto dal Nord Italia da gente che ha sentito in tv la nostra storia», ricorda Antonio Guarascio, figlio della vittima, alla nostra edizione di Ragusa. Felice la sorella Martina: «Eravamo talmente emozionati che dopo l’atto non abbiamo dormito». C’è da aggiungere che la famiglia aveva ricevuto 78mila euro grazie a una raccolta fondi lanciata da Servizio Pubblico «per riacquistare la casa e far completare gli studi a Martina». Somma sul conto della famiglia, confermata dalla redazione, «ma sul come siano stati utilizzati non sappiamo nulla». Su contributi e costi, magari, la conferenza stampa di grillini e familiari (oggi alle 11) potrà essere chiarificatrice. Ma se i Forconi, sempre in trincea sul tema pignoramenti, parlano di «evento da campagna elettorale dei grillini», il punto invece è un altro.

Quante altre potenziali famiglie Guarascio ci sono in Sicilia fuori dai riflettori? Tante. In tutta l’isola sono in corso 5.743 aste giudiziarie su beni immobili (appartamenti, aziende, fabbricati, magazzini). Di questi, ben 2.126 riguardano case, di cui 1.047 a Palermo, 544 a Trapani, 233 a Ragusa, 137 a Catania, 99 ad Agrigento, 28 a Siracusa, 11 a Enna e 6 a Messina. Il M5S ricorda che «l’Ars il 22 ottobre 2014 ha votato all’unanimità un ddl voluto da noi, che mira ad allentare la stretta degli enti riscossori, mettendo al riparo la prima casa e i beni strumentali all’esercizio d’impresa». La legge–voto, trasmessa in Senato, è impantanata in commissione. L’ultimo appunto, in chiaroscuro. Nel B side della tragedia c’è un’altra vittima collaterale: l’agente di polizia Antonino Terranova. Presente, assieme a un collega, al momento in cui l’operaio diventò una torcia umana. Le fiamme raggiunsero, oltre a Giorgia Famà (moglie di Guarascio), anche il poliziotto, che fu salvato con un estintore da Armando Barone, commerciante della zona. L’agente Terranova, 30 anni, dopo una lunga degenza per le terribili ustioni riportate, è rientrato in servizio senza espletare più attività operative. Sta in ufficio. Anche la sua vita è cambiata, da quel maledetto 14 maggio 2013. Ma nessuno, nel tritracarne mediatico, si ricorda più di lui.

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