Vittoria, i “voucher” sotto le elezioni: due indagati, danno al Comune da 114 mila euro

Di Redazione / 26 Giugno 2020

VITTORIA L’ex dirigente dirigente del settore Affari del personale ed un ex dipendente dell’ufficio di staff del sindaco di Vittoria, entrambi in servizio nel Comune tra il 2010 e il 2017, sono stato denunciati per abuso d’ufficio dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Ragusa sulla gestione dei voucher per il lavoro occasionale. Secondo l’accusa il danno erariale per l’Ente sarebbe di circa 114.000 euro.

Le indagini hanno preso spunto dalla relazione della commissione di indagine prefettizia che ha portato nel luglio 2018 allo scioglimento del Consiglio comunale di Vittoria. Dall’inchiesta, secondo la Gdf, è emerso come «al Comune fossero attuate procedure di assegnazione di tali incarichi in totale spregio dei principi di imparzialità e di buona amministrazione».

Secondo l’accusa i voucher «hanno trovato un massiccio utilizzo negli anni in cui il Comune di Vittoria è stato interessato dalle elezioni amministrative, nel 2011 e nel 2016», i «I lavoratori beneficiari non risultavano essere stati sottoposti ad alcuna valutazione» e «al Comune non vi era traccia delle preliminari richieste di impiego». Inoltre «a fronte di 344 lavoratori ammessi al bando, nel periodo dal 2010 al 2017, sono state retribuite con i voucher solamente 57 persone, molte delle quali con un impiego reiterato negli anni».

E «17 sono stati impiegati pur non avendo presentato alcuna istanza e 3 erano stati prima esclusi poiché non in possesso dei requisiti previsti dal bando». 

«E’ stato, infine, accertato – afferma ancora la Gdf – che subito dopo la conclusione delle elezioni amministrative del giugno 2016, sono stati emanati dei mandati di pagamento nominativi nei confronti di soggetti dello staff del Sindaco al fine di procedere al successivo acquisto di voucher per un importo complessivo di circa 7.000 euro. Somme utilizzate dal dipendente denunciato per l’acquisto illegittimo di voucher telematici, incassati successivamente da sei soggetti senza che sia stato possibile risalire all’incarico o alla prestazione lavorativa svolta. Due di loro sono risultati avere stretti rapporti di parentela con persone ritenute affiliate alla criminalità organizzata».

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