«Vi spiego perché il Ponte sullo Stretto è il “Giubileo” per tutta la Sicilia»

Di Michele Guccione / 02 Luglio 2023

«Il Ponte sullo Stretto è importantissimo farlo, e ce lo chiede tutto il mondo, non solo Sicilia e Calabria, perché non sarà solo il ponte a campata unica più lungo al mondo. Sarà come un Giubileo. Abbatterà l’ultimo grande muro dell’Occidente e potrà anche cambiare la storia dell’Europa».

Come il grande progettista Enzo Siviero, anche la giurista catanese Ida Angela Nicotra, chiamata dal governatore Renato Schifani a rappresentare l’Isola nella società Stretto di Messina, ha una visione non solo ingegneristica, ma anche geopolitica e socio-economica di quest’opera di interesse strategico internazionale.

Ida Nicotra

Una sfida che Nicotra ha accettato con passione e che prova a spiegare con una metafora: «Sin da piccola ho immaginato il Ponte come una sorta di ariete che abbatte un muro. L’immagine è simile a quella del Santo Padre che col martello abbatteva il muro per aprire la Porta Santa nell’anno del Giubileo. Se per i cristiani questo percorso aperto simboleggia il passaggio dal peccato alla grazia, il Ponte sullo Stretto abbatterà il muro rappresentato da quel mare che isola la Sicilia costando ai suoi abitanti 6,5 miliardi l’anno: aprirà la strada a diritti uguali e pari condizioni per tutti compensando i danni dell’insularità con la continuità territoriale terrestre così come prevede da un anno la Costituzione, visti i non concorrenziali costi del trasporto marittimo e aereo. È un muro che blocca il completamento dell’Alta velocità in Sicilia e in Calabria e del corridoio scandinavo-mediterraneo: aprire questa strada consentirà il trasporto veloce di passeggeri, merci, energia, culture e turismo fra il Nord-Europa e il Nord-Africa. Il mare è quel muro che nega ai giovani la speranza, alle imprese di essere competitive, agli abitanti di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni di essere legittimamente “città gemelle” e avere una vita e uno sviluppo comuni: l’attraversamento diretto metterà in relazione università, intelligenze, competenze, professionalità, produzione e lavoro in quella che sarà la terza area metropolitana del Sud».

Ma il Ponte genera pure enormi potenzialità in grado di muovere lo sviluppo del Sud: «Il progetto non comprende solo il Ponte, ma anche le arterie stradali e ferroviarie di collegamento, che si sviluppano per 13 km in Calabria e per 28 km in Sicilia. Inoltre, l’opera prevede tre corsie e due binari per ogni senso di marcia ed è tarata per il passaggio di 200 treni al giorno. Questi treni devono potere arrivare e l’avere riattivato il progetto del Ponte sta, infatti, servendo da volano per completare e adeguare la rete viaria e ferroviaria delle due regioni. Ad esempio, il governo e Rfi stanno lavorando per completare in Sicilia gli ultimi 81 km del raddoppio ferroviario Pa-Me e per rendere ad Alta velocità l’intera linea Pa-Ct-Me. Inoltre, si sta lavorando al potenziamento della rete stradale, ai collegamenti con i porti, gli interporti, gli aeroporti e le Zes. Trasporti e logistica saranno l’anima del piano di sviluppo di quest’area come hub europeo nel Mediterraneo».

Tutto questo, però, va realizzato, e sembra una montagna enorme da scalare di fronte alla breve scadenza fissata dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, “padre” di questa storica svolta: progetto esecutivo e avvio cantieri entro l’estate del 2024. Alla Stretto di Messina ne sono consapevoli e lavorano “pancia a terra” per raggiungere gli obiettivi con «razionale ottimismo» e una precisa tabella di marcia, come spiega la consigliera d’amministrazione: «Siamo già ad un punto abbastanza avanzato. Noi abbiamo avviato il lavoro tecnico e la Commissione Ue sta facendo le valutazioni per confermare l’inserimento nel corridoio Ten-T di quest’opera che si innesta con la strategia avviata dal “Pnrr” e dagli altri strumenti finalizzati a colmare il divario Nord-Sud. Partendo dal progetto esecutivo del 2011 che aveva già ottenuto tutte le autorizzazioni, servono dati aggiornati che, rispetto a quelli della commissione De Micheli-Giovannini, non tengano conto solo degli attuali attraversamenti – che, quanto al pendolarismo, sono molto limitati dai traghetti – , ma che calcolino lo sviluppo reale del futuro attraversamento diretto di passeggeri e merci. La tabella di marcia la dà la legge 58 del 2023 (il dl “Ponte”: la Valutazione di impatto ambientale va esaminata entro 90 giorni ed entro 90 giorni va completata la Conferenza dei servizi. Cioè, 180 giorni».

«La Stretto di Messina – prosegue Nicotra – si sta attrezzando per gestire questa sfida. Partiva da un liquidatore e un dipendente, oggi ha un Cda e 21 professionisti che passeranno a breve a 60, fino a 150 entro l’avvio dei cantieri. Le tappe dei prossimi tre mesi prevedono la nomina da parte del Mit del comitato scientifico di 9 esperti che daranno i pareri tecnici; la redazione della Via, anche se gli studi indicano il Ponte come un’opera “green” in grado di abbattere le emissioni di CO2; il decreto di nomina del responsabile della trasparenza e anticorruzione; la conferma dell’attuale o la nomina di un nuovo monitore ambientale; la stesura del piano economico-finanziario; la relazione del progettista che dovrà essere consegnata entro settembre».

Una tabella di marcia molto serrata, che denota un serio approccio, tecnico e non demagogico, perché l’Europa e il mondo ci guardano. Nella sua recente visita a Roma, la Commissaria Ue ai Trasporti, Adina-Ioana Vălean, ha chiesto dati affinchè l’Europa possa valutare se cofinanziare o meno l’opera, e ha auspicato il sostegno dell’Italia per convincere gli altri Stati membri della bontà del progetto, nell’ambito di un fabbisogno finanziario per tutte le grandi infrastrutture strategiche del Vecchio Continente che il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha stimato in 500 miliardi l’anno fino al 2030. Ida Nicotra è fiduciosa: «La costruzione di queste grandi opere richiede tempo e piani finanziari pluriennali. La copertura per il Ponte potrà essere trovata lungo tutto l’arco di medio-lungo periodo di 8-10 anni di cantiere. Si tratta di “debito buono” che sarà ben visto, dato l’importante solco che gli Stati membri hanno tracciato con la prima esperienza del “Next Generation EU” che ha distribuito contributi e prestiti, in parte con debito comune sul mercato, per realizzare opere che fanno crescere la collettività. Il Ponte avrà un notevole impatto sull’occupazione, sull’attrazione di investimenti privati, sul turismo. Quindi, rispettando le leggi, le procedure, i tempi e la valutazione di impatto ambientale, avvalendoci della collaborazione offerta dalle Regioni, dagli Enti locali e dalle Università, e presentando solidi piani economico-finanziari, i fondi potranno essere reperiti in parte nei bilanci pubblici e in parte sul mercato tramite investitori istituzionali e privati. Ma quest’opera – conclude Ida Angela Nicotra – alla fine sarà fatta. Lo dobbiamo ai nostri giovani, la vogliono tutti i siciliani e i calabresi. E se nel 2012 non fosse stato interrotto l’iter dal governo Monti, oggi il Ponte non sarebbe ancora una leggenda inseguita da oltre 50 anni, ma sarebbe già una realtà».

la svolta. «L’opera consentirà il trasporto veloce
di persone e merci
fra il Nord-Europa
e il Nord-Africa»

la tabella di marcia. «Entro settembre la relazione del progettista, in 180 giorni Via e Conferenza dei servizi»

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Pubblicato da:
Fabio Russello
Tag: ponte sullo stretto