Università rumena di Enna: tra abuso, truffa e danni vicenda giudiziaria ancora aperta

Di Tiziana Tavella / 19 Dicembre 2016

ENNA – Se la tempesta scatenata appena un anno fa dal Miur sembrerebbe aver trovato tregua, rimane ancora da definire la complessa vicenda penale legata all’approdo delle due facoltà di area medica romene in Italia. Dopo il deposito in procura della traduzione dei documenti richiesti nel corso dell’indagine per rogatoria internazionale al governo Romeno si attendono le conclusioni del procuratore capo Massimo Palmeri e dei sostituti Francesco Lo Gerfo e Giovanni Romano che coordinano le indagini condotta dal comando provinciale della Guardia di Finanza. Due le strade che potrà percorrere a breve termine la procura: decidere se arrivare alla fase di chiusura di indagine o procedere ad ulteriori atti istruttori.

 

I reati contestati a vario titolo a Mirello Crisafulli, patron della “Proserpina” e ad altri 4 indagati, tra vertici ed ex vertici dell’Asp ed anche ad un socio del “fondo” vanno dall’occupazione di edificio pubblico per la concessione di un’ala dell’Umberto I, all’abuso di ufficio, alla truffa aggravata ipotizzata sia ai danni degli studenti che di alcuni enti che sarebbero venuti in contatto con la “creatura” dell’ex senatore democratico ennese. A gennaio scorso, per decadenza delle esigenze cautelari è stato disposto il dissequestro dei locali dell’ospedale Umberto I di Enna dove dal 12 ottobre all’11 novembre scorso, si erano tenuti i corsi intensivi di romeno.

 

Il sequestro dei locali non ha comunque interrotto il percorso didattico dei due corsi di laurea in medicina ed in professioni sanitarie, per il celere trasferimento nella sede, ormai definitiva di via Libero Grassi, che ospitava sino a poco tempo fa l’ufficio di collocamento e che forse per un curioso scherzo del destino, si trova a poca distanza proprio dall’ospedale di Enna. L’Asp, lo scorso anno, aveva, inoltre, presentato un pesante conto alla Proserpina per i locali. Quasi 100 mila euro. Una prima richiesta ammontava a circa 17 mila euro, per i locali al quarto piano dell’Umberto I concessi in forza di un accordo sottoscritto con l’Asp, successivamente annullato dalla Regione, per ospitare le attività della facoltà di medicina e di professioni sanitarie della Dunarea de Jos di Galati in Romania avviata in estensione didattica. In forza dell’accordo, si ricorda, erano stati consegnati 28 locali, di cui 16 al quarto piano e 12 al piano 0.

 

Il secondo atto stragiudiziale “di diffida e messa in mora per gli oneri per i servizi fruiti dei locali dell’ospedale Umberto I “a titolo di “corrispettivo per il godimento dei beni e di refusione delle spese vive sostenute ammonta a 78.618,63 euro,” come da conteggi degli uffici deputati al controllo dei costi relativamente l’utilizzo del piano terra”. Anche questa parte, oggetto di contenzioso, non sarebbe ancora approdata ad una definizione.

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Redazione
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