Se ci limitassimo a leggere i dati, sorgerebbero spontanei alcuni dubbi.
In Sicilia – cifra aggiornata al 2017 – ci sono oltre diecimila disabili gravissimi. Primo dubbio: visto che nel 2013 erano 1.598, come mai i casi sono decuplicati in quattro anni? Secondo dubbio: perché sono così numerosi in termini assoluti (+670% rispetto alla Campania), ma anche nell’incidenza (0,21%, a fronte dello 0,02% in Campania) sulla popolazione?
All’indomani degli scandali tv (Gianluca Miccichè, sbugiardato da Le Iene come un “furbetto dell’assessoratino”) e mediatici (lo scontro titanico fra Rosario Crocetta e Pif in diretta Facebook planetaria), l’ex governatore parlò di 3.682 i cittadini con disabilità totale. Dopo un censimento delle Asp, il numero scese a 2.808. Poi, incrociando i dati con i Comuni, si scoprì che nel frattempo alcuni erano morti. Dato finale: 2.140 disabili gravissimi nell’Isola.
Oggi sono più di 10.753 quelli certificati in Sicilia. Le domande, in verità, erano il triplo: 31.812 le autocertificazioni di “disabili gravissimi” alle Asp siciliane.
Basterebbero questi numeri – che, per definizione, sono oggettivi – per sollevare un polverone. Magari soffiando sull’autolesionismo piagnone, con la tesi che in Sicilia – dopo forestali, Pip e affini – c’è un “assegno” da 1.500 euro per un altro esercito di assistiti.
E invece no. Perché siamo andati oltre i numeri. Così come, dal lato opposto, si dovrebbe oltrepassare la tentazione della gogna social per chiunque provi ad argomentare tesi di non stretta osservanza populista. Abbiamo parlato con tutti: le istituzioni, i tecnici degli assessorati; i disabili stessi, ovviamente. Il risultato? Primo: i dati delle altre regioni sono più bassi anche per i loro ritardi nel censimento. Secondo: il boom siciliano degli ultimi anni dipende in parte da un’innovazione culturale; molte famiglie non vivono più come una vergogna la disabilità, dunque c’è più consapevolezza dei propri diritti. Terzo: l’assegno mensile siciliano è in linea con le somme che altrove si mettono a disposizione dei disabili, anche se in alcune regioni ci sono opzioni più moderne ed efficaci del nostro “ti do i soldi, pensaci tu”. Quarto: i controlli sull’effettivo grado di disabilità, assicurano le autorità, sono «rigorosi». Quinto: i fondi che la Regione ha stanziato per il 2018 sono quasi pari a quanto lo Stato ha dato alla Sicilia nel quadriennio precedente.
Ed è quest’ultimo il numero che non quadra. Le associazioni chiedono di passare dagli attuali 450 milioni a un plafond nazionale di tre miliardi. Il che, nel tourbillon delle fantasmagoriche promesse di lotta e di governo, sarebbe la soluzione definitiva. È necessario un Pif-effect anche Palazzo Chigi, oppure ci si può arrivare con sobria autocoscienza?
Twitter: @MarioBarresi