Il cielo sopra Porticello l’altra sera era bellissimo. A bordo di “Aurora”, una barca a vela di 15 metri, su consiglio di alcuni velisti palermitani, avevamo dato ancora davanti alla spiaggia di Mongerbino, a ridosso di Capo Zafferano, dove ci avevano detto che avremmo trovato riparo dal maestrale annunciato dalle previsioni del meteo marine.
La luna piena irradiava la baia a est di Palermo, una leggera brezza aveva spazzato via le nuvole che avevano accompagnato nel pomeriggio la nostra rotta dalle Eolie alla costa Nord della Sicilia e la rada era davvero uno spettacolo: sullo sfondo delle luci della terra ferma si stagliava un imponente albero maestro tutto illuminato. Era quello del Bayesian, superyacht a vela (motorsailer) con l’albero in alluminio tra i più alti del mondo, 75 metri. Sarà stato a circa due miglia dalla nostra barca, ma sembrava molto più vicino.
Con il capitano di “Aurora” avevamo consultato tutte le applicazioni più utilizzate da chi va per mare, come Windy, Lamma Meteo o Windfinder. Tutte annunciavano vento forte da Nord Ovest ma nessuna aveva previsto quello che poi è successo, nessuna parlava di possibili trombe d’aria o dei venti a oltre 60/70 nodi che l’altra notte hanno affondato il Bayesian. Le previsioni dicevano che ci sarebbe stato un Maestrale non superiore a 20 nodi e una buona probabilità di precipitazioni.
E invece nella notte si è scatenato l’inferno. Intorno alle 4 ha cominciato a piovere a dirotto e all’improvviso l’intensità del vento è aumentata a dismisura. “Aurora” tremava come se fosse l’epicentro un terremoto, il capitano è salito sul ponte della barca per controllare la situazione e si dannava per non aver dato più ancora oltre che per la scarsa affidabilità delle applicazioni meteo. Io invece pregavo. In lontananza si vedevano a malapena ancora le luci dell’albero del Bayesian, offuscate da acqua e vento. Intorno alle 4.30 quelle luci non c’erano più. Erano stranamente sparite. Ed era passata anche la burrasca.
Poche ore più tardi siamo stati svegliati dal rumore degli elicotteri, dalle onde generate da motovedette e motoscafi che battevano l’area palmo a palmo.
E lì ci siamo resi conto della tragedia, dei morti e dei dispersi a poche miglia da noi. Con il tender siamo scesi a terra e il piccolo borgo di pescatori di Porticello era letteralmente sconvolto, tra ambulanze, sirene, vigili del fuoco e sommozzatori, ma anche da giornalisti, cameraman e fotografi.
E mentre al porto il quartiere generale dei soccorsi brulicava di addetti e volontari ancora impegnati nella ricerca dei dispersi, in tanti a Porticello facevano le ipotesi più disparate sulla tragedia. Come può una barca di quelle dimensioni, costruita nel 2008 e ristrutturata nel 2020, un concentrato di tecnologia nautica, affondare così in pochi secondi? Ma l’ipotesi più accreditata è quella della tragedia imprevedibile. Se ci sono state cause tecniche o imperizia sarà l’inchiesta giudiziaria a stabilirlo.
Certo è che la fine del Bayesian lascia tanti dubbi: è possibile che l’ancora del super yacht durante la tormenta abbia arato a causa dei 70 nodi di vento, e che a un certo punto la barca si sia traversata rispetto alla direzione del Maestrale e piegandosi su un lato – anche a causa del peso del suo stesso albero – si è ingavonata di 90 gradi (sino a che l’albero non ha toccato il mare) imbarcando improvvisamente e affondando in pochi minuti.