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Turismo invernale, ipotesi proroga spostamento tra Regioni penalizza pure la Sicilia

Di Redazione |

ROMA – Dati epidemiologici in miglioramento e nuovi provvedimenti in arrivo per il turismo invernale, ma anche il rischio di una falsa partenza sulle piste di sci. Il 15 febbraio potrebbero essere riattivati gli impianti, grazie a una decisione attesa per venerdì prossimo, quando il Cts si riunirà per analizzare il nuovo protocollo proposto dai governatori. Ma per quella stessa data il Governo valuta la proroga del decreto sul divieto di spostamento tra le Regioni a prescindere dal colore, una disposizione che penalizzerebbe il settore già in crisi. Se infatti pare probabile che l’indicazione degli esperti sarà di consentirne l’apertura degli impianti nelle zone gialle, ma non in quelle arancioni – come proposto dai territori – né ovviamente in quelle rosse, il prosieguo dello stop agli spostamenti tra Regioni limiterà gli appassionati al «turismo invernale di prossimità». «Così sarebbe inutile riaprire», commentano gli operatori, tra cui l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, che annuncia assieme ad altri lavoratori dell’indotto un insolito flash mob: i sindaci delle località sciistiche d’Italia e vari esponenti locali del settore si riuniranno venerdì prossimo davanti alle chiese nei rispettivi Comuni alle 10 del mattino, aspettando un simbolico rintocco della campana per ricordare «il dramma non solo economico che attanaglia la montagna».

Al momento, con l’Italia quasi tutta gialla, le uniche regioni e province ancora in fascia arancione che rischiano di essere penalizzate su questo fronte sono Bolzano e la Sicilia, dove ogni anno, prima della pandemia, l’Etna ha sempre attirato turisti anche in questo periodo. Aldilà dei colori, dal Comitato Tecnico Scientifico potrebbe arrivare anche la sollecitazione a misure idonee per la gestione dei flussi degli sciatori soprattutto per i comprensori più grandi, quelli che si estendono tra diverse regioni o province autonome, che nel protocollo non sono indicate. Non ci sarebbe comunque in vista alcun allentamento sul versante degli spostamenti, almeno fino allo scadere del Dpcm previsto per il 5 marzo. Tutto resta condizionato all’andamento dei contagi, ma pesa anche l’incognita del Piano vaccini, di cui nelle prossime ore si avrà l’ennesimo aggiornamento. «Con il progredire della campagna vaccinale devono riaprire i ristoranti anche la sera, occorre far tornare le persone progressivamente alle proprie attività e a una nuova normalità, pronti a fare un passo indietro se dovesse arrivare una variante aggressiva o una nuova recrudescenza del virus», commenta il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. In attesa del report settimanale dell’Iss di venerdì prossimo, i dati sembrano confortanti: sono stati 9.660 i nuovi test positivi al Covid registrati in Italia e 499 le vittime, con un calo del tasso di positività che scende al 3,9%. Diminuiscono anche i posti occupati in terapia intensiva: in tutto 2.214 e 38 in meno rispetto al bollettino precedente. Tutte le Regioni restano sotto la soglia dei mille nuovi contagi nelle ultime 24 ore. La Sicilia ha comunicato il maggior numero di test positivi: 984, seguita da Campania (919) e Lombardia (912). Otto regioni continuano a non comunicare il dettaglio dei test antigenici rapidi positivi. Si tratta di Sicilia, Liguria, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta.

Scende a 71 il numero dei casi in Sardegna, dove il tasso di positività è al 2%. Un numero simile di nuovi contagi non si registrava dalla fine dello scorso agosto. Ma la Regione, secondo la sentenza del Tar, resta arancione: il Tribunale amministrativo della Sardegna ha respinto il ricorso presentato dai legali della Giunta contro l’ordinanza firmata lo scorso 22 gennaio dal ministro della Salute Roberto Speranza che aveva riclassificato l’Isola, costretta a misure più restrittive. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA