Troppe croci sulle strade siciliane: «Oggi si è perso il senso del rischio»

Di Redazione / 20 Gennaio 2019

CATANIA – Quella che si chiude oggi è stata una settimana di sangue sulle strade siciliane, un vera e propria strage, un bollettino di guerra.  Dodici morti in meno di 12 giorni andando un po’ più a ritroso, senza contare lo spaventoso incidente stradale del 10 gennaio scorso in viale Sanzio nel centro di Catania che ha fatto 4 feriti di cui uno ancora in prognosi riservata. Il giorno prima aveva perso la vita Federica Guccione, 30 anni, di Mazzarrone, con la sua auto che si era schiantata contro un albero. Giovedì è morto a Caronia il 15enne Mattia Calcavecchia, finito con il suo scooter su una ringhiera. Lunedì 14 sono morti in via Palermo a Catania i cugini Santo Rapisarda e Andrea Zappalà, rispettivamente classe 2002 e classe 2000, molto conosciuti negli ambienti sportivi perché erano due lottatori, due straordinari talenti che stavano dando la scalata ai vertici assoluti. Il giorno successivo ha perso la vita in un curvone tra Ficarazzi e Aci Castello il 20enne Giancaluca Pesce. E nello stesso giorno si è verificato il tragico incidente stradale sulla A18 in cui sono morti il poliziotto Angelo Spadaro, 55enne di S. Teresa di Riva, Salvatore Caschetto, autotrasportatore 42enne di Rosolini e all’81enne calabrese Rosa Biviera. Mercoledì 16 un’altra croce, quella di Vito Mangiapane, 63 anni, morto sulla Palermo Agrigento nei pressi di Comitini in un scontro che ha visto anche tre feriti. Venerdì 18 gennaio è spirato Mirko Leone, 25enne di Aci Bonaccorsi, schiantatosi contro un palo nei pressi di Misterbianco mentre andava a lavoro. Oggi altri due tragici eventi, uno che ha visto nel Trapanese la morte di un 23 enne di Contessa Entellina, Antonio Vilardi, e il gravissimo incidente sulla ex SS115 in cui sono morti Cristian Minardo di 22 anni, la fidanzata Aurora Serrentino di 17 anni e la zia della giovane Rita Barone di 54 anni. I tre viaggiano nella stessa autovettura e nell’incidente è stato coinvolto anche un altro 22enne rimasto ferito gravemente e che lotta contro la morte nel centro politraumi di Catania. 

Un elenco triste, tristissimo, una strage che bisognerebbe fermare, pensando e ricordando  che un’auto o una moto sono “armi” nelle tue mani che possono essere usate contro di te o contro gli altri. Ma può bastare?

«Nell’incidente stradale, purtroppo, un pizzico di fatalità esiste – spiega la Dirigente della sezione della Polizia Stradale di Catania, Pina Pirrello -. L’incidente difficilmente si può prevedere, a volte, possiamo osservare tutte le regole, ma c’è quello distratto accanto a noi che non le rispetta e noi restiamo comunque coinvolti».

Dodici morti in meno di dodici giorni, soprattutto giovanissimi, che succede?

«Quando ci mettiamo in macchina pensiamo di essere protetti dall’abitacolo, andiamo veloci, non rispettiamo le regole, sappiamo che i controlli non esistono o, meglio, che il controllo è come vincere la lotteria. Noi siamo pochi, gli utenti sono sempre di più, non riusciamo a controllarli tutti e, mi creda, facciamo quello che possiamo e facciamo miracoli. I ragazzi, poi, si credono invulnerabili e questo è un elemento ulteriore di pericolo. Non si capisce che un errore sulla strada può essere la causa di morte nostra o di altre persone».

L’uso del cellulare alla guida è tra le cause più rilevanti. Non ho mai visto qualche automobilista multato per questo…

«Noi di verbali per questo motivo ne facciamo. L’hanno scorso ne abbiamo fatto 700, ma sono solo una parte microscopica del problema. Io personalmente ho visto una signora che parlava al telefono con due bambini su uno scooter e tutti e tre senza casco. Capisce? Si è perso il senso del rischio».

Anche perché non ci sono controlli e neppure telecamere…

«Il problema è che la legge italiana in certi casi è farraginosa e rende quasi impossibile sradicare il problema della guida con il cellulare. Il verbale si può elevare solo se ti vedo, io, poliziotto, ti devo fermare mentre stai parlando al telefono, altrimenti al primo ricorso davanti al giudice di pace viene annullato. Non tutte le infrazioni rilevate dalle telecamere si possono contestare, perché tutte quelle per le quali è possibile farlo, sono previste dalla legge, per cui, se non è previsto, non te lo posso contestare».

I controlli non bastano, le telecamere nemmeno, la legge non aiuta, come se ne esce?

«Noi non perdiamo le speranze, altrimenti avremmo fallito, continuare a lavorare, a verbalizzare ad “educare” gli utenti della strada. Purtroppo, l’utente si educa soltanto con il verbale, diciamo la verità».

Il vostro “territorio” di competenza è la tangenziale di Catania, che ormai scoppia…

«La polizia stradale di Catania come viabilità extraurbana ha, infatti, solo la tangenziale, solo venticinque chilometri, ma sono venticinque chilometri d’inferno. Per il volume di traffico che c’è, sarebbe necessaria una terza corsia che è stata chiesta. Poi, con i colleghi di Caltagirone controlliamo la famigerata 417 (la Catania-Gela ndr) e con Randazzo l’Etna, ma anche lì… pretendiamo di avere il turismo senza avere né strutture né uomini».

Auspicare più verbali significa a cascata, più persone, più mezzi…

«Cosa le devo dire? Ognuno deve combattere con le armi che ha e non con quelle che vorrebbe. Quello che possiamo fare è continuare il nostro lavoro con impegno. Purtroppo, rispetto alle emergenze che ci sono, il minimo potenziamento che il ministero dell’Interno ha previsto è per l’ordine pubblico. La Stradale è “stazionaria” come dotazione di uomini e mezzi. Sono scelte politiche».

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