“Giovanni Paolo II, durante la sua visita del 1994, ha guardato Catania negli occhi, ha saputo vedere le sue sofferenze e le sue grandi capacità di crescita. Quel processo avviato 30 anni fa non è terminato, nuove sfide ci attendono”. Così l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, ha concluso al Museo diocesano il convegno “Catania, alzati! A trent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II”, che domenica 3 novembre ha visto la partecipazione del rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, del coordinatore del “Cantiere per Catania” Claudio Sammartino (già prefetto), del parroco monsignor Antonino Legname, del direttore dell’Ufficio di Pastorale scolastica, Marco Pappalardo, e della docente universitaria Arianna Rotondo, che ha moderato l’incontro.
Come introduzione al dibattito è stato presentato un video (montato da Nuccio Condorelli e Silvio Costantino) sulla visita del papa santo a Catania, con immagini relative a momenti pubblici e privati. “Queste immagini – è stato detto durante la presentazione del video – ci testimoniano che un santo è anzitutto un uomo vero, una persona che sa vivere la propria umanità in modo pieno. E, in secondo luogo, ci offre una chiave di lettura originale per leggere il divario fra Nord e Sud del Paese e su come intervenire sul problema”.
“Se la Città e il territorio in questi anni hanno ‘tenuto’, nonostante le severe crisi e le significative, ricorrenti criticità sociali, occupazionali ed economiche – ha detto l’ex prefetto Claudio Sammartino – ciò si deve all’impegno di chi, con discrezione e realismo, si è ‘sporcato le mani’ nel contribuire ad affrontare e, se possibile, a risolvere i problemi e, talora, i drammi personali e familiari di tanti catanesi, cioè ad occuparsi non del proprio bene ma di quello di altri”. “Oggi sono maturi i tempi – ha continuato Sammartino – per cui non ci si può limitare solo a curare gli effetti derivanti da ingiustizia, povertà, insufficiente sviluppo, dai divari territoriali ed altro; è arrivato il tempo di cercare di affrontare le cause dei problemi della nostra società non solo di mitigarne o contenerne gli effetti”.
Dal canto suo, il rettore Priolo ha commentato il messaggio di papa Wojtyla al mondo della cultura, sottolineandone l’attualità. “Molti passi da allora sono stati compiuti – ha sottolineato il rettore – anche se si affacciano nuove emergenze: come l’alta percentuale di dispersione scolastica in età dell’obbligo e la bassa percentuale di laureati (quasi la metà rispetto alla media europea). In questa nuova sfida – ha aggiunto il rettore Priolo – si è finalmente creata una sinergia fra le istituzioni e le forze vive della società che lascia ben sperare”.
Il parroco, monsignor Antonino Legname, ha ripreso invece i temi legati al recepimento della visita di Giovanni Paolo II in ambito ecclesiale, sottolineando come Wojtyla avesse sottolineato le dimensioni della preghiera, della santità, della carità e della missione. Non a caso durante la visita del 1994, il Papa beatificò a Catania suor Maddalena Morano, Figlia di Maria Ausiliatrice, che aveva fondato in Sicilia scuole, oratori e case religiose.
Infine, il professor Marco Pappalardo ha sviluppato il tema dell’appello del Papa ai giovani, allora riuniti allo stadio di Cibali. “Giovani di Catania, sappiate scoprire che il vostro destino – disse in quella occasione papa Wojtyla – è una vocazione, e che questa vocazione ha un nome ed un volto: Gesù”. Pappalardo ha provato a declinare quel messaggio per i giovani di oggi, alle prese con nuovi problemi, ma con la stessa domanda nel cuore.