ROMA – Una trasmissione «con tesi preconfezionate mosse da evidente pregiudizio, senza alcun contraddittorio, e palesemente diffamatorie. Ci si riserva, quindi, ogni iniziativa giudiziaria del caso». È la presa di posizione di Franco Coppi e Niccolò Ghedini, legali di Silvio Berlusconi, a proposito della puntata di ieri di Report, il programma curato e condotto da Sigfrido Ranucci su Rai3, dedicata alla trattativa Stato-mafie e alle stragi del 1992 e 1993, tra l’altro seguitissima avendo raccolto davanti al video 2.957.000 spettatori pari ad uno share dell’11.5%.
«Nel corso della trasmissione Report andata in onda ieri su Rai3 – scrivono Coppi e Ghedini in una nota – sono state riportate come se fossero acclarate e veritiere affermazioni e indicazioni destituite di ogni fondamento e in molti casi palesemente inverosimili riguardanti il presidente Berlusconi».
«Non si è minimamente dato conto – discono ancora i due legali – che per quanto attiene la posizione del presidente Berlusconi mai nessuna sentenza lo ha ritenuto in alcun modo coinvolto nelle vicende de quibus, essendo anzi risultato che sia lui sia le sue società sono state vittime della mafia e le molteplici archiviazioni sono un dato oggettivo e incontrovertibile».
«Altresì – continuano gli avvocati – non si è dato conto che anche le asserite novità, che non lo erano affatto, provenivano da soggetti già valutati come totalmente inattendibili in sentenze definitive. Inoltre non si è dato minimamente rilievo se non con un accenno, alle puntuali argomentazioni che si erano fatte pervenire proprio alla redazione di Report in data 30/12/2020 in risposta a loro precise domande in relazione agli argomenti trattati, in particolare per ciò che attiene alla riconosciuta trasparenza dei flussi finanziari della aziende create dal presidente Berlusconi».
«Incredibilmente, poi, non si è in alcun modo evidenziata tutta la attività legislativa di contrasto al fenomeno mafioso posta in essere dai governi presieduti dall’on. Berlusconi, che ha certamente comportato una reazione ritorsiva nei suoi confronti», concludono.
«Una trasmissione dunque – secondo Coppi e Ghedini – con tesi preconfezionate mosse da evidente pregiudizio, senza alcun contraddittorio, e palesemente diffamatorie.Ci si riserva, quindi, ogni iniziativa giudiziaria del caso».