Cronaca
Tragedia discoteca, in sala anche il figlio di Marianna Manduca
SENIGALLIA – Lui e i suoi due fratelli hanno alle spalle una storia drammatica perché quando avevano 3, 5 e 6 anni, nel 2007, la loro mamma, Marianna Manduca, venne accoltellata e uccisa in strada dal marito, a Palagonia, in Sicilia. Adottati da un cugino della donna ora vivono a Senigallia e la loro storia ha liberamente ispirato il racconto “I nostri figli”, trasmesso da Rai 1. C’era anche quel ragazzo, la scorsa notte, nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, teatro della tragedia nella quale sono morti cinque suoi coetanei e una madre.
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«A lui e all’altro mio figlio con cui era in discoteca non è successo nulla. Per fortuna sono salvi…», racconta all’Ansa Carmelo Calì, il cugino di Marianna Manduca, che con la moglie Paola Giulianelli ha adottato i tre ragazzi. Parla dei «miei due figli», senza fare distinzioni. Raccontando i momenti drammatici della notte e ricordando come a entrambi «bruciava la gola». «Per noi – sottolinea Calì – ha rischiato di essere un nuovo dramma dopo tutto quello che abbiamo vissuto. Dopo i tanti sforzi fatti da noi e da quel ragazzo, insieme ai suoi fratelli».
Marianna Manduca venne uccisa (nonostante avesse lanciato l’allarme con 12 denunce per violenze contro il coniuge) a coltellate per strada dal marito Saverio Nolfo. La nuova vita data ai bambini da Paola e Carmelo nella città dove ancora vivono, Senigallia, ha liberamente ispirato il racconto ‘I nostri figlì, il film tv di Andrea Porporati con Giorgio Pasotti e Vanessa Incontrada, trasmesso giusto due sere fa da Rai 1. Il figlio della donna uccisa era nella sala della discoteca quando si è scatenato il caos. «A un certo punto – racconta Calì – è rimasto solo e non capiva cosa fosse successo. Solo una volta fuori ha capito».
L’altro ragazzo ha invece assistito a tutto, il fuggi fuggi, il parapetto che cedeva e i corpi finiti uno sull’altro. «Lui – dice Calì – si è fatto come trascinare fuori dalla folla. Era rimasto incastrato ma per fortuna un coetaneo lo ha aiutato a rialzarsi e a uscire dal locale».
Una volta all’esterno i due adolescenti hanno subito chiamato il padre a casa. «Mi hanno detto che stavano bene – afferma l’uomo -, che non dovevo preoccuparmi perché stavano tornando con il padre di un loro amico».
«Doveva essere una festa – afferma ancora Calì – e invece è successo qualcosa di pazzesco. Ho ancora uno dei biglietti d’ingresso acquistati dai miei figli in prevendita. Riporta il numero mille e 350. Perché in una discoteca dove dovevano entrare poco più di 800 persone ne sono state fatte entrare il doppio?». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA