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Totò Cuffaro, il “vasa vasa” ai tempi del Coronavirus e quell’appello sulle carceri

Di Redazione |

E’ stato il rappresentante di un modo di fare politica molto “fisico” fatto di contatti, ma anche di baci. “Un modo umano di fare politica”, dice all’Italpress Salvatore Cuffaro, conosciuto in Sicilia (e non solo) anche come “Totò vasa vasa”.

L’ex presidente della Regione Siciliana, che sta trascorrendo questi giorni di isolamento da coronavirus nella sua casa di Palermo, ammette di non aver perso l’occasione di ricevere amici nel suo salotto, almeno fino a qualche giorno fa, ovvero fino a prima dell’ultimo Decreto di Palazzo Chigi, quando anche lui si è adeguato alle norme contro l’epidemia. “Sono ligio alle regole”, spiega, “dalla sera stessa del Dpcm non sono più uscito e non mi vengono più a trovare gli amici che prima ricevevo a casa. Mi pare l’unica soluzione”. “Se tornassi al periodo in cui facevo politica? In questa situazione sarei il primo a privarmi di quegli aspetti di umanità. Me ne priverei coscientemente perchè credo che sia indispensabile”. Secondo Cuffaro “dopo quello che era successo in Cina, forse anche in Italia avremmo dovuto attuare provvedimenti stringenti qualche giorno prima di come è stato fatto. Ma nessuno pensava che potesse esserci questa escalation. E quindi ha fatto bene il governo a prendere una scelta radicale”. Un consiglio da medico?: “L’assunzione di vitamina c che funziona in tutte le patologie virali ed è di aiuto. Più che da medico lo dico come parere di un laureato di medicina, dal momento che sono stato radiato…”.

Ma come trascorre Cuffaro questi giorni in casa? “Il primo giorno in casa l’ho passato mettendo ordine nelle mie carte ho buttato via cinque scatoloni di documenti e fogli ormai inutili. Ho finalmente messo ordine nel mio studio e mia moglie è anche molto contenta…”, dice scherzando.

I prossimi giorni saranno dedicati alla scrittura. “Potrei finire il mio nuovo libro al quale sto lavorando”. Il titolo? “Euno, come lo schiavo di colore che per primo si ribellò ai romani: accadde in Sicilia, una settantina di anni prima della rivolta di Spartaco”.

“Euno”, racconta Cuffaro, “comandò in Sicilia per oltre venti anni prima di essere ucciso dai romani e la sua sede era al centro dell’Isola dove oggi sorge Enna che prende il suo nome nel fascismo proprio in ricordo di quello schiavo”.

“Mussolini”, aggiunge, “per ricordare l’evento fece una enorme statua di bronzo che raffigura Euno nell’atto di rompere le catene e scrisse alla base della statua martire per la libertà”. Uno schiavo di colore fatto martire per la libertà da Mussolini, che oggi potrebbe essere il riferimento di quell’area politica che vuole chiudere i porti. Ci sono molti spunti di osservazione”.

“In tutta questa situazione”, riprende però l’ex presidente della Regione Siciliana che è stato condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, “mi preme sottolineare una cosa: le carceri sono una delle parti deboli del paese, non si può pensare di abolire il colloquio con le famiglie. E’ l’unica fonte di speranza di tanti detenuti. E non si può pensare di togliere l’unica possibilità che hanno di incontrare la famiglia. Non è una cosa umana e non è neanche una cosa seria. Se c’è un problema sulla diffusione del Coronavirus in carcere lo si affronta evitando il sovraffollamento”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA