Tornano a casa i gemellini da record. Festa a S.Agata Li battiati

Di Pierangela Cannone / 09 Giugno 2016

Sant’Agata Li Battiati (Catania) – Professione? Super genitori! Scampato il pericolo dei primi mesi di vita dei loro bambini, Maria Antonietta Capobianco con il marito Andrea sono pronti a festeggiare il loro giorno più bello. Non quello delle nozze, avvenute quattro anni fa, bensì la forza della vita: i loro gemellini Vittoria, Costanza, Marcantonio e Geremia sono ufficialmente fuori pericolo e adesso possono crescere sani e belli nella loro casa di Sant’Agata Li Battiati.


Facciamo un passo indietro a quando, il 4 dicembre scorso al “Gaslini” di Genova, vedono la luce queste due coppie di gemelli nati alla 31esima settimana di gestazione da due embrioni impiantati a Catania con fecondazione assistita. L’eccezionalità dell’evento è tale da renderlo unico in Europa: i due embrioni impiantati nell’utero di Maria Antonietta si sono entrambi divisi con la creazione di due set di gemelli monozigoti identici, una coppia di femminucce e una di maschietti. Le possibilità di sopravvivenza di tutti i feti era bassa, ma la vita si è imposta sulla scienza. E così, i piccoli guerrieri il 23 febbraio scorso sono stati dimessi dal “Gaslini”, proprio nel giorno del compleanno di papà Andrea. Da poche settimane in Sicilia, domenica festeggeranno il ritorno a casa con parenti e amici.


Ma quali sono “i numeri” dei quattro gemelli da record? E com’è cambiata la vita dei coniugi? Siamo andati a trovarli nella loro abitazione e, sebbene fosse un giorno qualunque, per i Capobianco è sempre un giorno di straordinaria follia in compagnia di nonni, zii, cugini e amici. La porta di casa è un apri e chiudi continuo e tra ninne nanne e carillon, biberon e pannolini, tutine e bavette il tempo dei saluti è brevissimo. C’è sempre qualcosa da fare, una cantilena da bisbigliare. Ma poi arriva anche il silenzio. I bimbi dormono e per mamma Maria Antonietta ecco che il mondo ricompare e trova il tempo per concedersi ad altro rispetto ai gemelli: «Li abbiamo voluti, li abbiamo voluti tantissimo – dice – e sono stati un miracolo. Erano tre anni che io e Andrea provavamo ad avere un figlio e abbiamo pregato la Madonna di Medjugorje di farci la grazia. Poi, con un piccolo aiuto della scienza, sono arrivati loro. Le difficoltà sono state parecchie e continuano a esserci dal punto di vista economico e umano, ma la gioia di vedere i nostri figli in salute, supera ogni cosa. Tre litri e mezzo di latte al giorno sommati a novecento pannolini al mese sono solo alcune delle voci in uscita dal budget familiare. A questi, si aggiungo i costi delle vitamine, di creme, giochini e tutto l’entourage del caso. Moltiplicato per quattro!».


Maria Antonietta che è molto fatalista, quando si parla dei loro piccoli però diventa precisa e rigorosa, tant’è che utilizza un’agenda per disciplinare gli orari, le pappe, le dosi e il peso dei neonati: «Bisogna essere fortunati che non piangano tutti insieme quando hanno fame – prosegue -, altrimenti ci vuole molta organizzazione. Occorre essere una squadra per evitare, ad esempio, di confondere i biberon o dare la quantità di latte sbagliata al bambino sbagliato. Per fortuna non siamo mai soli. La vita di coppia inevitabilmente cambia con un figlio, figuriamoci con quattro. Durante il giorno io e Andrea vestiamo i panni di una mamma sognatrice e di un papà premuroso. La sera, per fortuna, torniamo marito e moglie e, sicuri che i bimbi dormono sereni grazie all’aiuto di zii e nonne, riusciamo a concederci ancora la nostra libertà».


Sono proprio i familiari dei coniugi Capobianco il capitale umano sul quale sanno di potere contare. Dalle prime luci dell’alba, infatti, tutti si danno turni per non lasciare soli i neogenitori: «La nostra sveglia – conclude Maria Antonietta – suona alle 5 del mattino per la poppata. Dopo un’ora arriva già qualcuno ad aiutarci e la giornata comincia scandita da ritmi ormai abitudinari. Alla successiva poppata delle 8,30 segue il momento dei cartoni animati, divertente per loro rilassante per noi. È in questo lasso di tempo che ci dedichiamo alla casa. Poi è il turno di bagnetti, cambi, pesate, giochi e pappe. A volte dimentichiamo anche di pranzare. Così fino alle 20,30, quando i gemellini crollano dopo una giornata intensa. La porta di casa si chiude e noi ritroviamo noi stessi e riconquistiamo i nostri spazi. Un quinto figlio è già nei nostri programmi. Per ora, però, ci concentriamo a festeggiare e crescere quelli che abbiamo».
 

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