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Terremoto Sicilia Orientale, parla l’esperto: «Forte sì, ma ecco perché non ha avuto conseguenze»

Di Francesca Aglieri |

CATANIA – «E’ chiaro che non c’è un collegamento diretto fisico tra il terremoto di ieri sera e l’Etna e il perchè è molto semplice. I due oggetti geologici distano circa cento chilometri l’uno dall’altro. Quindi o uno si immagina che sotto la Sicilia Orientale ci sia un enorme bacino magmatico che da una parte causa le eruzioni dell’Etna e dall’altra muove le faglie, oppure – come ovviamente è – questa connessione non esiste”. Così Marco Neri, primo ricercatore e vulcanologo dell’Ingv.

«Non è l’Etna che produce i terremoti a Ragusa – sottolinea Neri – ma sia il vulcano che i terremoti di Ragusa hanno origine da un processo geodinamico che muove le placche tettoniche: non è che un terremoto innesca un’eruzione sull’Etna o viceversa, ma sono manifestazioni che entrambe in qualche modo trovano origine nel movimento delle placche»

«Fino ad un milione e mezzo di anni fa che sembra moltissimo, ma è molto poco dal punto di vista geologico – spiega Neri -, i Monti Iblei ospitavano tanti vulcani e l’Etna, che è molto più giovane, ancora non esisteva. Nell’ultimo milione di anni, l’attività eruttiva si è spostata verso Nord in Sicilia Orientale e si è focalizzata nella zona etnea.

«L’Etna, quindi, non è stato l’unico vulcano attivo in Sicilia Orientale – spiega ancora l’esperto – ed è chiaro che un certo grado di parentela tra le sue manifestazioni eruttive e i terremoti della zona Iblea deve pur sussistere, anche se non c’è un collegamento diretto. Sia le eruzioni del vulcano sia i terremoti che avvengono nella zona Sud-Orientale della Sicilia sono in un certo senso parenti anche se un po’ alla lontana. Sono “cugini”. Il genitore unico risiede nelle faglie che delimitano le placche tettoniche».

«In questo caso, quindi – prosegue -, lungo la stessa linea tettonica che separa la placca europea da quella africana ci sono delle zone che sono segnate dalla presenza di faglie ad esempio di fronte Siracusa o come la faglia che si è mossa ieri sera al largo della costa Ragusana e quando si muovono queste faglie generano i terremoti. Ma lo stesso limite che separa la placca europea da quella africana, più a nord consente al magna profondo circa 30 chilometri di arrivare in superficie e di formare il vulcano Etna. Questi terremoti degli Iblei e le manifestazioni dell’Etna, quindi, è come se avessero un unico genitore però generati da madri diverse senza dunque un collegamento diretto tra loro».

«Un terremoto di magnitudo 4.4 – aggiunge Neri, in merito alla scossa di ieri nel Ragusano – è abbastanza forte, però le conseguenze di questo sisma dipendono anche e soprattutto dalla profondità dell’ipocentro. Questo terremoto è avvenuto a 30 chilometri di profondità con uno spazio che è servito per attenuare un po’ la propagazione delle onde sismiche arrivando in superficie in modo meno violento – tant’è che le persone lo hanno percepito – ma senza aver creato alcun danno. Un sisma forte sì, perchè la gente lo sente, ma che non produce un danno permanente sul territorio. Se lo stesso terremoto invece di essere prodotto a 30 chilometri di profondità fosse a 10 chilometri, la situazione sarebbe un po’ diversa. Se lo stesso sisma avvenisse nella zona dell’Etna dove invece i terremoti sono spesso con ipocentri molto più superficiali ecco che il terremoto potrebbe produrre un danno assai più rilevante». 

«Il fatto che la gente abbia avvertito in più parti della Sicilia la scossa – spiega ancora Neri – dipende anche dal tipo di substrato geologico che – in questo caso – compone i monti Iblei fatti prevalentemente di rocce calcaree, molto compatte che sono assai diverse dalle rocce argillose che ad esempio affiorano al centro della Sicilia, nella zona dell’autostrada Catania-Messina, molto ricche di argilla. Le argille, in generale, sono sedimenti abbastanza plastici, mentre le rocce carbonatiche come quelle degli Iblei sono molto rigide. Ecco che quando un sisma si propaga tra rocce rigide l’onda di propagazione viaggia molto rapidamente per grandi distanze. Se invece le onde sismiche attraversano rocce argillose, come quelle del centro della Sicilia, questa trasmissione viene rallentata e l’onda sismica cambia un po’ di forma. Un sisma che avviene sugli Iblei spesso viene risentito in una grande area proprio perchè questi monti essendo rigidi trasmettono e propagano le onde sismiche in modo più efficace». 

E alla domanda, se è possibile prevedere altre scosse, risponde: «Di solito quando avviene un terremoto è generato dal movimento di una faglia che non è altro che frattura della crosta. In una faglia l’energia si accumula fino a quando supera la soglia della resistenza della roccia, la roccia si spacca e genera il terremoto. E’ molto frequente che quando questo accade il sisma non sia isolato, ma possano avvenirne altri, quelle che vengono definite scosse di assestamento. Quando c’è una scossa di una magnitudo tutto sommato discreta – come quella 4.4 – è possibile quindi che si generi uno sciame sismico, ma sfido chiunque a prevedere cosa accadrà nell’immediato futuro. La verità è che tutta la Sicilia Orientale è in una zona dove i terremoti sono frequenti. Quindi più che preoccuparci del prossimo terremoto, dovremmo preoccuparci di come sono fatte le nostre case, di quanto sicure sono affinchè possiamo focalizzare l’attenzione sulla resistenza dei luoghi in cui ci troviamo. In una sola parola case antisismiche…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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